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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo iniziale di Ted è una vera e propria dichiarazione d’intenti, una cornice narrativa che mescola il tono fiabesco con l’umorismo cinico e irriverente di Seth MacFarlane.
Il film si apre con una voce fuori campo narrata da Patrick Stewart, scelta che già di per sé è ironica: la sua voce elegante e impostata viene usata per raccontare una favola... ma una favola completamente deformata. Il tono è da racconto natalizio, alla Canto di Natale di Dickens, ma basta arrivare alla battuta su Boston e i bambini ebrei per capire che questa non sarà la solita storia.
Siamo nel regno del paradosso: una narrazione che imita la struttura delle fiabe, ma la inquina con un umorismo politicamente scorretto e senza filtri. Eppure, dentro questa provocazione c’è un cuore tematico molto chiaro.
MINUTAGGIO: 00:20-7:00
RUOLO: Il Narratore
ATTORE: Patrick Stewart
DOVE: Netflix
INGLESE
It has been said that magic vanished from our world a long time ago. And that humanity can no longer fulfill its desires through the power of wishes. To those who have lost the wondrous vision of childhood eyes, submitted here is the story of a little boy, and a magical Christmas wish that changed his life forever. It began in 1985, in a town just outside Boston. It was Christmas Eve, and all the children were in high spirits. That special time of year when Boston children gather together and beat up the Jewish kids. But there was one child who wasn't in such good spirits. Little John Bennett. That one boy in every neighborhood who just has a tough time making friends. John longed with all his heart for that one true friend that he could call his own. And he knew that if he ever found that friend, he would never let him go. Well, as it does every year, Christmas morning finally came. All the children were opening their gifts with holiday glee. And for little John Bennett, Christmas Day brought a very special new arrival. John became instantly attached to Teddy. There was something about that bear that made him feel as if he finally had a friend with whom he could share his deepest secrets. Now, if there's one thing you can be sure of... it's that nothing is more powerful than a young boy's wish. Except an Apache helicopter. An Apache helicopter has machine guns and missiles. It is an unbelievably impressive complement of weaponry. An absolute death machine. Well, as it turned out, John picked the perfect night to make a wish. John was just about the happiest boy in the world. And he couldn't wait to tell everyone the good news. Well, it wasn't long before the story of John's little miracle was sweeping the nation. Before long, Teddy had become a huge celebrity in his own right. But through all the fame, Teddy never forgot his very best friend, John. And that was a promise that neither one of them ever forgot. So where are John and Teddy today? Well, let me put it this way: no matter how big a splash you make in this world, whether you're Corey Feldman, Frankie Muniz, Justin Bieber, or a talking teddy bear, eventually nobody gives a shit.
ITALIANO
E’ stato detto che la magia è sparita dal nostro mondo tanto tempo fa. E che l’umanità non possa più realizzare i propri sogni attraverso il potere dei desideri. Per chi ha perso la visione incantevole degli occhi dell’infanzia, ecco qui la storia di un bambino e un magico desiderio di Natale che cambiò la sua vita per sempre. Tutto iniziò nel 1985 in una cittadina appena fuori Boston. Era la cittadina di Natale, e tutti i bambini erano eccitati. Era il momento speciale dell’anno. Quando i bambini di Boston si riuniscono e picchiano i bambini Ebrei. Ma c’era un bambino che non era così eccitato: il piccolo John Bennett. Il solito ragazzino di ogni quartiere che ha difficoltà a fare amicizia. Jon desiderava con tutto il cuore qualcuno da poter considerare il suo vero amico. E sapeva che semmai lui avesse trovato quell’amico non lo avrebbe mai lasciato andar via. Bene, come tutti gli anni finalmente arrivò la mattina di Natale. Tutti i bambini aprivano i regali gioiosamente. E per il piccolo John Bennett il giorno di Natale portò qualcosa di molto speciale. John si affezionò immediatamente a Teddy. C’era qualcosa di particolare in quell’orsetto, che dava a Joh la sensazione di avere finalmente un amico con cui condividere i suoi segreti più profondi. Ora, se c’e qualcosa di cui si può essere certi che non c’è nulla di più potente di un desiderio di un bambino. A parte un elicottero Apache. Un elicottero Apache è dotato di cannone automatico e missili, è un insieme di armamenti incredibilmente straordinari, un’assoluta macchina della morte! Comunque sia, John aveva scelto la notte perfetta per esprimere un desiderio. John era adesso il bambino più felice al mondo, e non vedeva l’ora di dare a tutti la buona notizia. Bene, non ci volle molto prima che la storia del piccolo miracolo di John si diffondesse per la Nazione. In poco tempo, Teddy era diventato molto celebre grazie alla sua particolarità. Ma nonostante tuta la fama, Teddy non si era dimenticato del suo amico John. E quella fu una promessa che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato. Allora, dove sono John e Teddy oggi? Beh, mettiamola così, per quanto tu possa fare colpo in questo mondo, che tu sia una star televisiva, un enfant prodige, Justin Bieber o un orsacchiotto parlante, in fondo a nessuno gliene frega un cazzo
Ted (2012), diretto da Seth MacFarlane, il creatore dei Griffin (Family Guy), che qui firma anche la sceneggiatura e dà la voce al protagonista animato. È una commedia irriverente che gioca fin dall’inizio con l’idea del “e se un desiderio da bambino diventasse realtà… ma poi crescesse con te?”. Ecco, da qui parte tutta la struttura narrativa del film. Boston, anni ’80. John Bennett è un bambino solitario, bullizzato, senza amici. Durante una notte di Natale, riceve in regalo un orsetto di peluche. Lo chiama Ted. Quella sera, desidera che Ted prenda vita e diventi il suo migliore amico. E – cosa che in qualunque altro film sarebbe la premessa di un’avventura magica per bambini – il desiderio si avvera.
Ted prende davvero vita. Parla, cammina, pensa, ride. Ed è subito una celebrità: ospitate in tv, foto con star, una fama che però, col tempo, svanisce. E così passano gli anni: John cresce, Ted pure. Ma invece di diventare adulti maturi, restano due “bambinoni” in un mondo che va avanti.
Il film riparte quando John (interpretato da Mark Wahlberg) ha ormai 35 anni, lavora in un autonoleggio e convive con la sua ragazza storica, Lori (Mila Kunis). Ted è ancora il suo migliore amico, vive con loro, fuma erba, guarda Flash Gordon, dice oscenità e si comporta come un eterno adolescente. Lori, paziente ma esausta, pone un aut aut: o la relazione si evolve, oppure è finita.
Ed è qui che entra in gioco il vero nodo narrativo: il conflitto tra l’immaturità e l’evoluzione personale. Ted, da simbolo d’infanzia e innocenza, diventa metafora della stagnazione emotiva. John è intrappolato in una dipendenza affettiva verso un passato che non riesce a lasciar andare.
John decide di chiedere a Ted di andare a vivere da solo, e il pupazzo inizia una sua vita indipendente, tra lavori discutibili e serate folli. Ma il legame con John resta forte. E qui il film diventa anche una strana "love story" tra amici: Ted e John litigano, si allontanano, si cercano. È una classica struttura da "buddy movie", ma con un orso di peluche parlante al posto del solito partner disfunzionale.
Nel frattempo, si apre una sotto-trama grottesca con un uomo disturbato, Donny (Giovanni Ribisi), che vuole rapire Ted per regalarlo al figlio. È l’elemento più dark e surreale del film, che serve da climax narrativo e porta alla sequenza finale nel parco divertimenti.
Ted viene catturato, smembrato, e solo dopo una notte simbolicamente catartica viene riparato da Lori, come segno di accettazione del passato di John e del loro legame. Alla fine, i tre trovano un nuovo equilibrio. Ted resta parte della vita di John, ma ora con nuove regole. C’è stata una crescita – imperfetta, parziale, ma presente.
"È stato detto che la magia è sparita dal nostro mondo..."
L’apertura è volutamente classica: introduce il tema della disillusione, la perdita dell’infanzia. È il classico incipit da fiaba moderna, ma subito dopo arriva il primo scossone: il racconto si ambienta nel 1985 a Boston, e il Natale diventa sfondo per una battuta brutale sui bambini ebrei. Non è solo provocazione gratuita: è un modo per dire che in questo mondo, anche la magia è filtrata da sarcasmo e realtà crudele. John è il personaggio chiave del monologo, e viene descritto con pochi tratti: solo, senza amici, con un desiderio fortissimo di connessione. È lo stereotipo del ragazzino "invisibile", e l’orsacchiotto diventa immediatamente un simbolo del bisogno emotivo. Il monologo lo costruisce con dolcezza, ma è sempre in bilico tra la commozione e la satira.
C’è un momento chiave: "se c’è qualcosa di cui si può essere certi è che non c’è nulla di più potente del desiderio di un bambino. A parte un elicottero Apache". Qui MacFarlane rompe definitivamente la sospensione dell’incredulità. La magia, in questo mondo, esiste, ma viene comunque ridicolizzata da un’immagine grottesca e bellica. È un modo per distruggere la retorica, ma anche per sottolineare quanto sia fragile, e prezioso, il desiderio infantile in un mondo violento e insensibile. La seconda parte del monologo racconta l’ascesa e la caduta della fama di Ted. Inizia come "il miracolo del secolo", poi finisce nel dimenticatoio. È una critica feroce all’industria dell’intrattenimento e alla cultura pop: non importa quanto tu sia eccezionale – che tu sia Justin Bieber o un orsetto parlante – la gente si stufa di te. E qui il tono si fa amaramente cinico.
Il colpo finale è secco, disilluso. Dopo aver parlato di desideri, amicizia, miracoli e promesse, la voce narrante chiude il cerchio con una frase che smonta tutto: "in fondo a nessuno gliene frega un cazzo". È una risata amara, che riflette perfettamente lo spirito di Ted: puoi anche vivere un miracolo, ma alla fine il mondo non si cura di nessuno. E proprio per questo, i legami che crei (come quello tra John e Ted) diventano l’unica cosa che conta davvero.
Questo monologo è il manifesto di Ted. È la storia di un miracolo natalizio raccontata con lo spirito di uno che ha smesso di credere nei miracoli, ma che in fondo non riesce a smettere del tutto. È narrativamente sofisticato: costruisce un mondo emotivo e lo distrugge con battute feroci, ma lo fa per far emergere ciò che davvero rimane in piedi.
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