Bernie: una cronaca che scompone il verosimile a colpi di black humor

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Articolo a cura di...

~ CLAUDIA LAZZARI

Originale in tematica e struttura, surreale ma in maniera opaca, data la verosimiglianza alla realtà (e non di certo perché narra una storia vera), Bernie ci mostra - ancora una volta - come Richard Linklater sia una delle boccate d’aria fresca del cinema d’oggi. 

Siamo a Carthage, in Texas. Una regione brillantemente narrata dal regista, che le appartiene. Una cittadina provinciale, il cui centro è rappresentato dalla Chiesa e dalle sue attività. 

É Bernie non è solo un becchino e imbalsamatore provetto, ma è diplomato in scienze mortuarie e offre i suoi servizi alla comunità non solo rendendo dignità a un mestiere: rende giustizia ad ogni singolo morto, esteticamente e moralmente, scrivendo omaggi da leggere durante i riti funebri che esaltano in maniera poetica anche la persona più semplice o disadattata del posto; è un cittadino sempre presente, pronto ad aiutare tutti, a far compagnia a vedove e vedovi; regista degli spettacoli della cittadina, tenore del coro della comunità, vicino impeccabile. 

Tutti lo amano. Al punto che, quando uccide la vedova Marjorie Nugent, nonostante la sua confessione e la sua collaborazione al momento della scoperta del cadavere, nessuno riesce a condannarlo. O lo credono innocente o gli perdonano il fatto, come fosse un errore qualsiasi.

Bernie aveva intrecciato una relazione ambigua con la signora Nugent, donna ricca e odiata di Carthage, alla morte di suo marito. La gentilezza di Bernie verso l’ennesima persona colpita da un lutto, seguita da un rapporto di amicizia e stima e, infine, la gelosia ossessiva della signora Nugent, che rende quel rapporto - già passibile di interpretazioni stereotipate - una tossica prigione.

La storia è narrata attraverso cittadini, interpretati da attori e da gente comune di Carthage, come fosse uno dei programmi di Discovery sugli omicidi più efferati delle comunità americane. E il racconto è un quadro preciso e perfetto del provincialismo e delle contraddizioni umane, del funzionamento sociale delle piccole realtà, dell’ipocrisia e dell’incidenza del vox populi nel macrocampo mediatico dell’opinione pubblica.

Una black comedy che si spalma sulle contraddizioni: la morte come “riparazione” della vita; la gentilezza come contrario di colpevolezza; il male espresso dal bene e il bene espresso dal male.

Il buon carattere ci rende belli, anche quando siamo capaci delle peggiori nefandezze. La presentabilità ci rende giusti. E la morte ci rende diversi. 

Straordinari Jack Black, nel ruolo di Bernie, Shirley McLane nel ruolo di Marjorie e Matthew McConaughey nel ruolo di sceriffo che tenta, inutilmente, di nascondere il suo essere rozzo. 

Nonostante la storia e le intenzioni sopra le righe, sono personaggi scritti e interpretati con un equilibrio invidiabile

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