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David di Donatello: abbiamo un problema? In questi giorni, a seguito della comunicazione delle nomination per i David di Donatello, ha circolato sui social seppur brevemente una storia che di fatto riportava alcune delle considerazioni pubblicate su Facebook dal giurato dei David di Donatello Mauro Uzzeo . Prima di entrare nel merito, facciamo un passo indietro.
Le nomination
Prima di capire che cosa viene contestato, facciamo un excursus su quali sono i film in lizza per i premi che saranno consegnati il 3 Maggio per ciascuna categoria.
MIGLIOR FILM
MIGLIOR ATTORE
MIGLIOR ATTRICE
MIGLIOR REGIA
MIGLIOR ESORDIO ALLA REGIA
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
MIGLIOR DOCUMENTARIO
Per vedere le altre categorie rimandiamo al sito ufficiale dei David di Donatello.
Per dirla in poche parole la polemica mette in discussione le nomination, una cosa abbastanza frequente in tutti premi. In particolare, Uzzeo, giurato del David di Donatello da 14 anni, ha segnalato attraverso un lungo post su Facebook che “quest’anno, nella piattaforma dei film italiani che potevano essere candidati ai David di Donatello, c’erano 188 film prodotti nell’ultimo anno. Di questi, ben 61 erano opere prime, ossia esordi alla regia”. La nota dolente è che nonostante le produzioni non manchino, solo 21 opere su 188 hanno avuto la fortuna di ottenere candidature ai David. Non solo, delle 105 candidature disponibili ben 65 se le spartiscono soltanto 5 film. In ultimo, ma non per importanza, i candidati nella categoria “esordio alla regia” sono nomi che figurano già trai massimi esponenti del cinema italiano, che chiaramente hanno potuto produrre con budget importanti, a differenza di molti altri.
Quindi?
Anche solo nella community di Recitazione Cinematografica la posizione di Uzzeo divide. C’è chi la sposa completamente perché vorrebbe che i riconoscimenti fossero un trampolino di lancio e chi invece li vede più come una consacrazione. La qualità di tutte le opere candidate è indubbia e incontestabile e i premi restano pur sempre un riferimento per capire dove sta andando il settore e chi maggiormente lo rappresenta. Quelli candidati, sono film che hanno riempito le sale e in alcuni casi acceso dibattiti su temi importanti, non è forse anche questo lo scopo dell’arte? Che si debba poi anche pensare a cambiare il sistema per creare più opportunità è un tema sicuramente esistente che passi dal David o meno.
Ci permettiamo di riproporre il testo integrale l'appello del giurato Uzzeo, nella speranza di contribuire alla diffusione.
DAVID DI DONATELLO: ABBIAMO UN PROBLEMA.
Sono giurato del David di Donatello da 14 anni e sono molto orgoglioso di esserlo. Amo il premio e quel che rappresenta.
Amo la sua crescita nel tempo e l’importanza che ha all’interno dell’industria cinematografica italiana. Per questo, mi affatica e mi intristisce scrivere queste righe, ma credo sia giusto lanciare un segnale di allarme.
Colleghe giurate, colleghi giurati, bisogna iniziare a remare presto nella direzione opposta a quella attuale, affinché qualcosa di così prezioso non si trasformi nella compiaciuta celebrazione di chi ha già vinto, ma sia invece rappresentativa degli sforzi che chi fa cinema in Italia compie ogni giorno.
Segnalo un dato importante, per chi, queste cose, non può saperle: quest’anno, nella piattaforma dei film italiani che potevano essere candidati ai David di Donatello, c’erano 188 film. Lo ripeto, perché è un numero impressionante: CENTOOTTANTOTTO FILM prodotti nell’ultimo anno.
Di questi, ben 61 erano opere prime, ossia esordi alla regia.
Ora, andando a vedere le nomination annunciate oggi emerge qualcosa di eclatante: per quanto in Italia si produca tanto, tantissimo cinema, solo 21 opere su 188 hanno avuto la fortuna di ottenere candidature ai David.
Attenzione, però, di queste 21 opere, una, "C’è ancora domani" ha ottenuto da sola ben 19 candidature sulle 24 totali, "Io Capitano" ne ha ottenute 15, "La Chimera" 13, "Rapito" 11, "Comandante" 10, "Il sol dell’Avvenire", 7.
Degli altri, un paio ne hanno prese 5 ("Adagio" e "Palazzina Laf"), uno 4 ("L’ultima notte di Amore") e TUTTI GLI ALTRI soltanto due candidature o, per la maggior parte (ben 8 opere su 21) soltanto una.
Delle 105 candidature disponibili, quindi, 65 (ben oltre la metà) se le spartiscono soltanto 5 film, quelli di Paola Cortellesi, Matteo Garrone, Alice Rohrwacher, Marco Bellocchio e Nanni Moretti. Film bellissimi, importanti, in alcuni casi meravigliosi, ma anche opere di autori che già incarnano da anni l'immagine stessa del cinema italiano.
Perché, mi chiedo, tutta questa PIGRIZIA, colleghe e colleghi giurati?
Perché questa mancanza di apertura, di curiosità, di promozione, verso la totalità del nostro cinema?
Vi porto qui un esempio che mai come quest’anno è esemplificativo di quanto possa essere sbagliato il sistema di votazione che attuiamo: la candidatura per il Miglior Esordio alla Regia.
Lo sappiamo bene, esordire alla regia è un sogno per molti autori e produrre un esordio è un evidente rischio per molti investitori, distributori, esercenti. La candidatura ai David rappresenta un momento fondamentale per questa categoria perché permette di dare voce a talenti che ancora, quella voce, non possono averla. Perché permette di ripagare di sforzi quasi suicidi in termini di rientro economico e personale.
Che senso ha quindi permettere a volti giganteschi del nostro cinema, che già hanno tutto il risalto e il riconoscimento che vogliono, di “militarizzare” anche questa categoria?
Leggere i nomi di Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Giuseppe Fiorello - autori, lo ripeto, di film bellissimi - è doloroso, perché sono nomi che già rappresentano l’establishment, che sono già tra i massimi esponenti dell’industria audiovisiva italiana.
Sono nomi che hanno realizzato esordi cinematografici di lusso, prodotti con budget altissimi e trovarli in quella categoria è un vero e proprio schiaffo in faccia a tutti gli altri esordienti che si sono trovati a gareggiare in uno scontro assolutamente impari che li ha automaticamente esclusi dalla competizione.
Il film campione d’incassi in Italia, prodotto dalla più importante casa di produzione italiana, con quella che è probabilmente la più famosa attrice italiana, distribuito in migliaia di copie, merita tutti i premi del mondo, ma non può e non deve partecipare nello stesso campionato di chi si affaccia con tanto coraggio per la prima volta nel mondo del cinema.
E questo è solo un esempio, ma potremmo allargare il discorso anche alle altre categorie.
Non è possibile che su una proposta così ampia di quasi 200 titoli, venga dato il giusto risalto a malapena a una decina di questi. I Premi David di Donatello devono rappresentare le varie facce della nostra industria. Deve premiare e dare rilevanza a chi, giorno dopo giorno, lotta per continuare a fare il mestiere più bello del mondo, scontrandosi con un sistema che 9 volte su 10 non genera altro che sconforto.
Colleghe giurate, colleghi giurati, sforziamoci di cambiare noi per primi le cose. Apriamo gli occhi. Guardiamoci intorno. Guardiamo bene cosa viene prodotto ogni anno e non sediamoci solo su quei dieci film che sono già stati sotto gli occhi di tutti.
Il David di Donatello merita un nostro sforzo maggiore e lo meritano anche tutte quelle autrici e quegli autori cui tarpiamo le ali per continuare a dar voce a chi già è circondato di megafoni.
Oppure è arrivato il momento di cambiare le regole dei David (è effettivamente, umanamente, impossibile che un giurato abbia il tempo di vedere tutti e 188 i film presenti sulla piattaforma) affinché possa davvero rappresentare un riflesso reale della vastità del nostro cinema e dei nostri talenti.
Siamo in grado di farlo, Signori del David?
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