Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
"Basic Instinct", diretto da Paul Verhoeven e scritto da Joe Eszterhas, è un thriller erotico del 1992 che gira attorno a una tensione continua tra desiderio e pericolo, tra seduzione e distruzione. È il classico esempio di film che mette in scena una battaglia psicologica più che fisica, e lo fa attraverso due personaggi centrali che si sfidano in un gioco mentale senza regole. Il film si apre con un omicidio brutale: un ex rockstar, Johnny Boz, viene pugnalato ripetutamente durante un rapporto sessuale. È una sequenza iniziale volutamente disturbante, sensuale e violenta allo stesso tempo, che imposta il tono dell’intero film. La scena ci introduce a uno dei motivi centrali della narrazione: la fusione tra erotismo e pericolo.
A indagare sull’omicidio viene chiamato il detective Nick Curran (Michael Douglas), un poliziotto con una storia di dipendenza da alcol e un comportamento impulsivo che lo ha già messo nei guai in passato. Il suo passato non è lì solo per colorare il personaggio: diventa una leva narrativa usata in modo chirurgico per raccontare quanto possa essere fragile il suo autocontrollo. Entra in scena Catherine Tramell (Sharon Stone), la scrittrice di romanzi gialli che aveva una relazione con la vittima. Da subito è evidente che Catherine non è una sospettata qualsiasi.
È brillante, sfuggente, affascinante, e perfettamente consapevole del suo potere su chi la osserva. Ma soprattutto, ha scritto un libro in cui un personaggio uccide esattamente nel modo in cui è stato ucciso Johnny Boz.
Nick, pur conoscendo l’evidente legame tra la donna e l’omicidio, si ritrova risucchiato in una spirale ossessiva verso Catherine. Non riesce a tenerla a distanza: si lascia sedurre, coinvolgere, manipolare. Il loro rapporto diventa centrale al film – non tanto per la parte sessuale (che pure è esplicita e ha fatto molto discutere), quanto per la dinamica di potere. Catherine controlla la situazione, conosce le debolezze di Nick e le usa con una precisione chirurgica. Nel frattempo, attorno a loro si muovono una serie di personaggi secondari che complicano la trama: Beth (Jeanne Tripplehorn), la psicologa del dipartimento e ex amante di Nick, con un passato non del tutto limpido; Gus, il collega e amico di Nick, che rappresenta una sorta di voce della ragione; Hazel, l’amica e amante di Catherine, che apre un ulteriore fronte sulle ambiguità del personaggio.
Il film gioca costantemente sull’ambiguità: Catherine è colpevole o innocente? Sta manipolando Nick o è sinceramente attratta da lui? E lui è un poliziotto che cerca la verità o un uomo che si sta lentamente autodistruggendo? La struttura narrativa costruisce continuamente tensione, e porta a un finale volutamente ambiguo. Dopo una serie di colpi di scena e false piste, Nick e Catherine sembrano aver trovato una sorta di equilibrio. Ma proprio negli ultimi secondi del film, la macchina da presa ci mostra sotto il letto un rompighiaccio – l’arma del delitto iniziale – lasciandoci con il dubbio: Catherine ha davvero ucciso, oppure no?
Catherine: Sharon Stone
Detective Nick: Michael Douglas
Catherine: Dovresti rendere questo posto un pò più caldo. Non vorrai che rispecchi la tua personalità.
Nick: Comunque non riuscirei a bluffare, ti va? Ho solo quello.
Catherine: Si.
Nick: Ghiaccio?
Catherine: Si, ottimo.
Nick mostra un coltello per gioco.
Nick: Ti aspettavo. (Comincia a tagliare). Maxi Market, un dollaro e novantacinque.
Catherine: Perché non lasci fare a me? Ti piace guardarmi mentre lo faccio,,vero? (Taglia il ghiaccio) Mi dai una sigaretta? Te l’avevo detto che avresti ricominciato. Me l’accendi, per favore?
Nick accende la sigaretta.
Catherine: Grazie.
Nick: Quanto hai dato a Nielsen per il mio fascicolo?
Catherine: E’ il poliziotto che hai giustiziato, giustiziere?
Nick: Non chiamarmi giustiziere Catherine.
Catherine: D’accordo. Che ne dici se ti chiamo Nicky?
Nick: Mia moglie mi chiamava Nicky.
Catherine: Si, lo so. Mi piace. Salute. I miei amici mi chiamano Kathrine?
Nick: Manny Vasquez come ti chiamava?
Catherine: Puttana, soprattutto. Ma lo diceva in gesto affettuoso. Hai un pò di coca? Adoro la coca col jack daniels.
Nick: Ho una pepsi nel frigo.
Catherine: Beh, non è esattamente la stessa cosa, non trovi?
Nick: No, non lo è. Allora, dove vuoi arrivare? Che cosa vuoi da me?
Catherine: Di: “Che cosa vuoi da me, Catherine"?
Nick: Che cosa cazzo vuoi da me Katherine?
Catherine: Ti ho portato una cosa.
E’ un libro.
Catherine: Non mi dici neanche grazie?
Nick: Di che si tratta?
Catherine: Di un ragazzo che ammazza i suoi genitori. Hanno un aereo. Lo fa sembrare un incidente.
Nick: E perché lo fa?
Catherine: Per vedere se riesce a farla franca.
Nick: E quando lo hai scritto?
Catherine: Vuoi sapere se l’ho scritto prima che i miei morissero?
Nick: No. L’ho scritto parecchi anni dopo. Non smetterai di pedinarmi solo perché sei stato sospeso, vero?
Catherine: Assolutamente no.
Nick: Bene, mi mancheresti. potresti cacciarti nei vuoi, non sei più un vero poliziotto.
Catherine: Correrò il rischio.
Nick: Perché vuoi rischiare?
Catherine: Per vedere se riesco a farla franca.
Catherine ridacchia e se ne va.
Nick: Come va col nuovo libro?
Catherine: (Mentre va via) Praticamente si sta scrivendo da solo. Ah, uscirò verso mezzanotte, nel caso decidessi di seguirmi. Sarò al Club di Johnny Boss.
Nick: Ci vediamo là.
Questo dialogo tra Nick e Catherine è uno dei momenti chiave in Basic Instinct per capire il tipo di rapporto che li lega. Qui siamo davanti a una conversazione che sembra casuale, ma in realtà è costruita come una partita di ping-pong tra potere, desiderio, controllo e provocazione. Ogni battuta ha un doppio strato, e il sottotesto è la vera forza della scena. Catherine continua a giocare, Nick cerca di resistere. Ma il punto è che Catherine scrive il copione anche della loro interazione. E Nick recita, spesso senza accorgersene.
“Dovresti rendere questo posto un po’ più caldo. Non vorrai che rispecchi la tua personalità.”
La prima battuta di Catherine è già una stoccata. Un commento sull’ambiente che diventa un commento su Nick stesso: freddo, controllato, impersonale. È la sua maniera di destabilizzarlo. Catherine, ogni volta che entra in una scena, ne prende possesso – e lo fa con la parola.
Nick mostra il coltello “per gioco”, ma lo fa con una frase che suona già come un’accusa: “Ti aspettavo. Maxi Market, un dollaro e novantacinque.” Sta dicendo: so che sei tu, so che sei in controllo. Ma il gesto viene subito inglobato nel gioco seduttivo. Catherine prende il coltello, taglia il ghiaccio, e mentre lo fa lo guarda. È un gesto carico di allusioni sessuali e violente. Non è un coltello qualunque, e non è ghiaccio qualunque: sono gli strumenti dell’omicidio iniziale. La scena diventa una replica “domestica” dell’omicidio. Solo che qui è tutta mentale.
E poi chiede una sigaretta. Nick la accende per lei. In quel gesto c’è la resa. L’ha già fatta entrare nel suo spazio, le ha dato un coltello, ora le dà fuoco. Catherine comanda il ritmo, lo spazio, il simbolismo. Nick, pur cercando di guidare l'interrogatorio informale, si muove sempre in ritardo.
“Non chiamarmi giustiziere, Katherine.” – “D’accordo. Che ne dici se ti chiamo Nicky?”
Questa è una delle parti più sottili. Catherine non cerca solo di provocarlo: cerca di entrare sotto la pelle. Sceglie di chiamarlo con il nome che usava la moglie morta. È un modo per dire: so tutto di te. Ti conosco più di quanto tu possa sopportare. E Nick reagisce. Non come un detective, ma come un uomo toccato nel personale. È uno dei rari momenti in cui il controllo gli sfugge.
“Hai un po’ di coca? Adoro la coca col Jack Daniels.”
Qui siamo nel cuore della loro dinamica: Catherine mette alla prova i limiti di Nick. Gli chiede una cosa illegale e provocatoria, sapendo che lui è sospeso, che è già compromesso. Nick risponde con sarcasmo, ma il gioco è ancora suo.
“Ti ho portato una cosa.” – “È un libro.”
Quando Catherine tira fuori il libro, la scena cambia tono. Diventa metanarrativa. Lei sta letteralmente portando una storia che rispecchia la sua stessa vita. Racconta di un ragazzo che uccide i genitori e lo fa sembrare un incidente. Nick chiede perché. “Per vedere se riesce a farla franca.” Ed è lì che tutto si allinea. Questa è la filosofia di Catherine. Non lo fa per vendetta, non per trauma, non per rabbia. Lo fa per gioco. Per dimostrare di poter dominare il sistema. Di poter scrivere la storia, viverla, e restare impunita. È una dichiarazione d’intenti che suona quasi come un manifesto.
Nick, nel chiedere “Dove vuoi arrivare?”, si sta rendendo conto che Catherine ha sempre un passo avanti. Lei risponde con un invito al teatro della notte: il Club di Johnny Boz, lo stesso uomo ucciso all’inizio. È come se Catherine lo stesse portando a fare un altro giro del suo romanzo. E lui ci va. Di nuovo.
“Praticamente si sta scrivendo da solo.” La battuta finale è perfetta. Catherine dice che il suo nuovo libro “si sta scrivendo da solo”, ma noi capiamo che è un altro modo per dire: Sto solo guardando come reagisci, e tutto si sviluppa da sé. Non ho nemmeno bisogno di forzare le cose. È un gioco, sì. Ma è un gioco in cui lei è autrice, regista e attrice principale. Nick è un personaggio che lei sta plasmando. E lui, pur sapendolo, non riesce a tirarsi indietro.
Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica
Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.