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~ LA REDAZIONE DI RC
Il cinema è una macchina del tempo. Ogni film è una finestra su un’epoca, un riflesso delle idee, delle tecnologie e delle sensibilità artistiche che lo hanno generato. Guardando i film che hanno segnato la storia del cinema, possiamo osservare non solo l’evoluzione del linguaggio cinematografico, ma anche i cambiamenti culturali, sociali e tecnologici che hanno trasformato il modo in cui raccontiamo e viviamo le storie.
Ci sono film che hanno introdotto innovazioni tecniche rivoluzionarie, altri che hanno ridefinito il concetto stesso di narrazione. Alcuni hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, altri hanno cambiato per sempre il modo in cui pensiamo al cinema. Ogni grande film è il risultato di un momento storico preciso, di scelte artistiche coraggiose e di attori, registi e sceneggiatori che hanno saputo trasformare il loro tempo in immagini indimenticabili.
Questa rubrica esplora quei film che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato un segno nella storia del cinema. Opere che hanno cambiato il modo in cui il pubblico guarda il grande schermo, influenzato generazioni di cineasti e ridefinito i confini di ciò che il cinema può essere.
Il film di oggi è...
Nel 1950, Joseph L. Mankiewicz dirige un film che ancora oggi è considerato uno dei vertici della sceneggiatura cinematografica americana. Eva contro Eva (All About Eve) è un film costruito intorno al teatro, ma non parla solo di palcoscenici, quinte e applausi. Parla di potere e identità, di talento e manipolazione, di giovinezza e decadenza, e lo fa con una precisione chirurgica, affidandosi a una struttura dialogica densa, affilata, ironica.
È anche un film profondamente femminile, in un’epoca in cui i grandi ruoli drammatici erano ancora pensati quasi esclusivamente per uomini. Eppure qui, Bette Davis e Anne Baxter occupano il centro assoluto della scena: due attrici, due generazioni, due volti della stessa ambizione.
Con Eva contro Eva, Hollywood guarda sé stessa attraverso lo specchio del teatro, e mette in scena il mito della star, il fascino della performance, e la fragilità che si nasconde dietro il trucco e le luci. È un film che racconta la carriera come lotta, l’arte come travestimento, e il successo come una maschera che prima o poi qualcuno ti strapperà via.
Il film si apre con una scena di premiazione: Eve Harrington (Anne Baxter) riceve il prestigioso premio teatrale Sarah Siddons, davanti a un pubblico elegante e compiaciuto. Ma il narratore, il critico teatrale Addison DeWitt (George Sanders), comincia a raccontare la “vera” storia di quella giovane donna, svelando il lato oscuro del suo successo fulmineo.
Pochi mesi prima, Eve era una fan sconosciuta, timida e devota, che aspettava ogni sera fuori dal teatro per vedere Margo Channing (Bette Davis), la più grande attrice del palcoscenico newyorkese. Intenerita dalla sua ammirazione, Margo la prende sotto la sua ala, la accoglie nel proprio entourage, le affida piccoli incarichi.
Ma Eve è tutt’altro che ingenua. Con calcolo e determinazione, si insinua sempre più nella vita di Margo, guadagnandosi la fiducia del regista Bill Sampson (Gary Merrill), del drammaturgo Lloyd Richards (Hugh Marlowe), della moglie Karen (Celeste Holm).
Lentamente, Eve diventa la nuova stella, approfittando delle insicurezze di Margo, della sua età che avanza, del suo temperamento difficile.
Il colpo di scena arriva quando Addison scopre la vera identità di Eve: non è una giovane devota, ma una manipolatrice astuta, pronta a tutto per ottenere il successo. Eppure, quando finalmente Eve è al vertice, il film chiude con una sequenza perfetta: un’altra ragazza, giovane e ambiziosa, appare alla sua porta, pronta a ricalcarne i passi. È il cerchio dell’ambizione, destinato a ripetersi.
Il personaggio interpretato da Bette Davis è uno dei ritratti femminili più complessi del cinema classico. Margo è un’attrice di teatro brillante, carismatica, sarcastica, consapevole del proprio potere. Ma è anche terrorizzata dall’idea di invecchiare, di perdere fascino, di non essere più "giusta" per i ruoli da protagonista.
La sua battaglia non è solo contro Eve, ma contro il tempo, contro il sistema che rifiuta le donne oltre una certa età, contro il sospetto che il suo talento non basti più.
Bette Davis – attrice che aveva vissuto sulla propria pelle l’ambivalenza di Hollywood verso le donne mature – interpreta Margo con una profondità che va oltre la recitazione. I suoi monologhi, il suo sguardo, il suo modo di fumare, tutto parla di una donna brillante che sa di essere sulla soglia del declino, e lo affronta con un misto di orgoglio e disperazione.
“Fasten your seatbelts. It’s going to be a bumpy night.”
(“Allacciate le cinture. Sarà una notte agitata.”)
È la battuta più famosa del film. Ed è anche una dichiarazione di guerra, la consapevolezza che lo spettacolo – della vita come del teatro – non sarà mai comodo per chi rifiuta di arrendersi.
Eve Harrington: l’ambizione con il volto dell’innocenza
Eve è l’antagonista, ma non è un “cattivo” tradizionale. È un personaggio enigmatico, che si mostra sempre nella forma che gli altri vogliono vedere. Con Margo è devota, con Karen è vulnerabile, con Bill è seduttiva, con Addison è glaciale.
La sua forza è tutta nell’adattamento mimetico, nella capacità di entrare nei desideri degli altri per conquistarli. È una figura che anticipa il culto dell’apparenza e della performance, e in questo è straordinariamente moderna.
Il film non la condanna apertamente: la mostra per quello che è. Ambiziosa, cinica, ma anche sola, incastrata in un sistema che esige competizione costante. Nella sequenza finale, quando una ragazza ripete con lei gli stessi gesti che lei aveva fatto con Margo, Eve capisce che anche il suo tempo è contato. È l’eterno ritorno del desiderio: oggi sei la protagonista, domani l’ostacolo.
Un film sul teatro... ma che parla di cinema
Anche se ambientato nel mondo del teatro, Eva contro Eva è una riflessione tagliente sull’identità nell’ambiente dello spettacolo, e quindi sul cinema stesso. L’idea che l’arte sia performance, che il talento debba combattere con l’immagine, che le donne siano giudicate prima di tutto per l’età e l’aspetto, è perfettamente applicabile a Hollywood – e forse ancora di più oggi che nel 1950.
Ogni personaggio è, a suo modo, un attore: Addison DeWitt, il critico che costruisce i successi con la penna affilata; Karen, la moglie che recita il ruolo di donna di supporto; Bill, il regista innamorato che fatica a gestire il talento che lo circonda.
Tutti recitano, tutti manipolano. E il palcoscenico è solo una metafora del vivere, dove ogni rapporto è potenzialmente una strategia, ogni parola una battuta, ogni gesto una messa in scena.
Joseph L. Mankiewicz firma anche la sceneggiatura, e qui siamo di fronte a una delle più acclamate della storia del cinema. Il film è praticamente fatto di dialoghi: taglienti, brillanti, cinici, raffinati. Ogni battuta svela carattere, posizione, intenzione.
Il ritmo è serrato ma mai affrettato. La costruzione narrativa – con flashback multipli, voci fuori campo, salti temporali – è sofisticata ma limpida. Il film si muove tra ironia e tragedia con una leggerezza che oggi si ritrova raramente.
Eppure non è un film “freddo”. È pieno di emozioni trattenute, di rancori non detti, di amarezze che restano negli sguardi. Tutto è levigato, ma sotto la superficie si sente la violenza sottile del mondo che racconta.
Riconoscimenti e impatto
Eva contro Eva vinse 6 premi Oscar, tra cui miglior film, regia e sceneggiatura. È ancora oggi uno dei film con il maggior numero di nomination nella storia dell’Academy: ben 14, record condiviso solo con Titanic e La La Land.
È stato celebrato da registi, attori, scrittori. Ha influenzato film e serie televisive che trattano l’ambizione femminile, il doppio volto dello spettacolo, la rivalità tra donne. Il personaggio di Eve è l’archetipo di molte figure contemporanee: da Showgirls a Black Swan, da Feud a Tar.
Eva contro Eva è un film che non ha perso nulla della sua modernità. Parla di un mondo di lustrini e sipari, ma in realtà scava nell’identità, nel desiderio di riconoscimento, nella paura di scomparire. Ogni personaggio è mosso da una fame che non si spegne mai: di amore, di potere, di eternità.
È un film elegante ma feroce, comico ma spietato, che ci ricorda che dietro ogni successo c’è una storia, e dietro ogni volto c’è una maschera. E che nel teatro del mondo, come dice Addison DeWitt, “nessuno ha davvero una personalità: abbiamo ruoli da giocare”.
Ed è proprio per questo che Eva contro Eva continua a parlare a chiunque abbia sognato un applauso, e abbia scoperto che il prezzo della luce, spesso, è l’ombra degli altri.
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