Goodbye June – Recensione del film: dolore, famiglia e rinascita

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Analisi a cura di...

~ ANGELICA ATTANASI

La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.

~ Henry Scott Holland

Cosa definisce un film come un bel film?

La regia? La fotografia? La storia? Tutto ed il suo contrario.

La percezione che ognuno di noi ha della bellezza e della profondità di una storia definisce quanto quella storia ci appartenga.

Goodbye June appartiene ad ognuno di noi così profondamente che le reazioni che susciterà potranno essere anche di rifiuto, perché non è facile ammettere che la dolcezza e la paura ci appartengano così profondamente.

Kate Winslet ha confezionato, con sapiente e profonda armonia, una storia che non ha tempo, né luogo né lingua: una storia universale che, ruotando attorno a una perdita, dà vita alla rinascita.

Una famiglia come tante, una storia come tante, ma che racconta quella che non è una storia come tante, perché è una storia attraverso la quale molti, se non tutti, siamo passati o siamo destinati a passare.

La perdita di un genitore è un passaggio, ahimè, obbligatorio: che avvenga quando siamo grandi o quando siamo piccoli, ci coglie sempre impreparati, sebbene sia nell’ordine naturale delle cose.

Descriverla con delicatezza è una capacità che hanno in pochi: nessuna drammatizzazione inutile, ma un semplice dipanarsi di storie che trovano una loro naturale quadratura di fronte all’inevitabile finale.

Il cast di questo film ha dato vita a un quadro che definire poetico è riduttivo; la percezione che nulla sia scritto su un copione, ma sgorghi spontaneo dalle loro labbra, permea ogni scena.

Che dire di Helen Mirren, che ha indossato i panni dolorosi e scomodi di June senza scadere mai nel drammatizzare, mantenendo lo spirito e la solidità di una madre sino alla fine, sciogliendo i nodi dei rapporti tra due delle sue figlie che il tempo e le incomprensioni avevano allontanato.

Accoglie e protegge nonostante tutto, nonostante i limiti della fine imminente; riesce, dove una vita le pone limiti, a lasciare ancora il segno e a tenere insieme la sua famiglia.

Kate Winslet, Toni Collette e Andrea Riseborough danno vita a tre donne diverse tra loro, ma che rispecchiano inevitabilmente una sfaccettatura della madre, perché per quanto possano sembrare diversi da noi, i nostri figli portano dentro di sé una scheggia di noi e attorno a quella costruiscono la propria personalità.

Le due figure maschili, Timothy Spall (marito) e Johnny Flynn (figlio), sono la controparte di un mondo al femminile, mostrando una fragilità tenera e spaesata di fronte a un dolore che faticano ad esprimere.

Ultima, ma non ultima, la figura dell’infermiere Fisayo Akinade, personalmente molto amata, forse perché prima di essere una scrittrice sono stata una di loro e di scene e storie come quelle raccontate dal film, credetemi, ne ho vissute molte… sono stata spesso nella stessa situazione e ho toccato con mano il dolore e la rassegnazione.

Quindi, ripetendomi la domanda iniziale… cosa definisce un film come un bel film? Io posso solo dire: la verità che sviscera le paure e ricostruisce la speranza.

Perché non esiste la perdita se non si è amato fino in fondo e, se si ama veramente, non esiste la perdita.

Buon viaggio, lasciatevi guidare attraverso i sentimenti e abbiate il coraggio di perdervi.

Ciao, cara piccola creatura. Spero che un giorno tu legga questa lettera, e che sia come avermi conosciuta. io non avrei desiderato altro che vederti. Sei bellissimo. So che lo sei. Scommetto che somigli a tua madre. E’ una persona molto speciale, sai? Non le è mai importato di cosa pensassero gli altri, ed è una cosa che ho sempre ammirato di lei. Ma ti prego, dille che la nonna le ha detto che non deve più vestirsi di giallo. Ti ascolterà. Vorrei poterci essere quando nascerai. Ma avrai una magnifica famiglia ad accoglierti. Le tue zie, Molly e Julia e tuo zio Connor non ti lasceranno mai solo, e ti ameranno, sempre e comunque, come me. Tantissimo. Non vedo l’ora che tu possa conoscere questo magnifico mondo. Ci sono tante cose belle ad aspettarsi. Crea tanti ricordi, ti aiuteranno a vivere per sempre. Proprio come me. Oh, certo, ricordati di essere sciocco. Non prendere le cose troppo sul serio, è importante saper ridere, tuo nonno ti insegnerà come fare. Per favore, di a mamma che mi manca. E che sono orgogliosa di lei. E…

June (Clicca qui per leggere il monologo integrale e una sua analisi)

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