\"Non\" iniziare - confronti per Attori sul blocco creativo

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Non giudicare un libro dalla copertina.


~BELLE

VOGLIO AVVENTURE IN LUOGHI SCONOSCIUTI!


Carissimi amici del mondo della recitazione e del cinema, sono Belle. Oggi ho il piacere di introdurre un articolo molto speciale nella nostra "Biblioteca di Belle". Questo scritto, a firma di Elena Romagnoli, membro della nostra comunità, esplora un tema cruciale per ogni artista: l'arte e la sfida di iniziare. La lettura di questo pezzo sarà come viaggiare attraverso un bosco incantato di parole e idee, un'avventura che spero vi ispiri tanto quanto ha ispirato me. Senza ulteriori indugi, vi lascio alle parole sagge e riflessive di Elena.


IL "NON INIZIARE": UN ARTICOLO SUL BLOCCO CREATIVO A CURA DI ELENA ROMAGNOLI


Iniziare qualcosa può essere molto difficile. Iniziare uno sport, iniziare a suonare uno strumento musicale, o a cantare; iniziare ad andare in palestra, iniziare a pensare ad un figlio. Oppure, iniziare un articolo, sceneggiatura o drammaturgia.

Oggi vorrei farvi mettere nei panni di chi è ben lungi dal preoccuparsi del finale, perché ancora deve cominciare. Scrivere una storia o un qualunque testo può essere meraviglioso, eccitante, elettrizzante; può essere paragonato al farsi una bella passeggiata in campagna, lungo un sentiero che non hai mai seguito: sappiamo tutti come si cammina, ma non sappiamo ancora dove questo nostro passeggiare ci porterà! Eppure, prima del momento in cui le mani si mettano in azione, prima di sentire l’energia e il prurito sulle dita c’è spesso una fase di stasi, di dubbio. L’ansia, la paura che le parole che butti giù ti mettano più a nudo di quanto pensi, il terrore di creare qualcosa di già visto o di estremamente noioso. Non è sempre facile superare questo muro che ti si para davanti e, appunto, cominciare.


L’unico modo per iniziare a fare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a fare”, diceva Walt Disney.

Parafrasando: fatevi poche pippe mentali e fate, il resto verrà da sé. Facile… a dirsi.

Credo che molte delle cose dette sopra possano far parte di quel limbo tremendo definito anche “ansia da prestazione”. Un limbo in cui abbiamo vissuto tutti, anche senza rendercene conto. Questo mostro composto da incertezza, paura del giudizio altrui e del nostro, paura di fallire (oppure paura di avere successo?). Da non sottovalutare l’elemento pigrizia, certo, ma è solo la punta di questo iceberg.

Come si supera un blocco di questo tipo? Purtroppo, spesso e volentieri, iniziando. Vuoi imparare a dipingere e non sai da dove iniziare? Prendi un foglio bianco e un pennello e colora qualcosa. Verrà fuori l’obbrobrio più orribile mai creato, probabilmente, ma è normale. Vuoi imparare a scrivere sceneggiature, ma non hai idea di quali tecniche esistano? Prendi carta e penna e scrivi tre righe di trama con un protagonista che fa qualcosa. Non sarà Via Col Vento, probabilmente, ma è normale. Hai sempre sognato cantare, ma "oh mio Dio se mi sentono i vicini rideranno di me”, prova a fare una scala di do per scaldarti. Non sarai Bocelli, probabilmente, ma è normale (e se i vicini ridono, sono st***zi loro, non tu).

Gente, è normale partire da zero. E’ normale non nascere Shakespeare, Van Gogh, Pavarotti o Kubrick. TUTTI sono partiti da un determinato livello, magari non tutti lo stesso, ma con impegno e coraggio sono saliti di qualità, nel tempo. L’inizio non corrisponde con la fine di un percorso.



SE SOLO POTESSI... VEDERE IL MONDO FUORI DA QUI


BLOCCO CREATIVO NON TI TEMIAMO


E’ doveroso a questo punto fare una distinzione, per evitare generalizzazioni: l’ansia da prestazione, almeno per quello che sto intendendo io in questa riflessione, non va confusa con quella sensazione di eccitazione-adrenalina-paura prima di una performance. La seconda è fatta anche di paura, certo, ma soprattutto dal “non vedo l’ora di”: oddio è il momento del mio monologo, sto per entrare in scena, ho paura ma so che mi piacerà tantissimo e non vedo l’ora di iniziare. Questa non è ansia da prestazione. L’ansia è bloccante, è infida. Si insinua lentamente e ti rallenta, ti fa procrastinare, ti fa ribaltare le priorità: se fare una cosa ti mette ansia, di conseguenza diventa molto più importante stare al cellulare e scorrere su Facebook, rispetto che iniziare a lavorare. Gli ansiosi sono bollati come pigri e procrastinatori. Si portano dietro questo marchio indelebile imposto dall’ignoranza e dalla cattiveria. E questo tatuaggio non si ferma sulla pelle, bensì scende in profondità, negli angoli remoti del cervello, fino a quando l’ansioso si convince che non ha voglia di fare o non è all’altezza di quello che voleva creare. Quindi non inizia. E procrastina, poi si sente ancora più pigro, di conseguenza in colpa. Quindi non comincia. Brutti i circoli viziosi eh?

In questi casi Internet non aiuta. Facciamo un piccolo esperimento per capire meglio il rapporto degli ansiosi in questione con i social: sei un ragazzo più vicino ai 30 che ai 20, ti svegli una mattina con una gran voglia di cominciare a fare esercizio fisico; sei sempre stato studioso, lo sport per te è una cosa che si vede alla televisione, ma hai deciso di cambiare. Vuoi sentirti meglio nel tuo corpo, e ti fai una bella tabella di allenamenti e di bei propositi. Poi apri Instagram, che come sappiamo ti legge nel cervello, e ti fa vedere solo foto di tipi palestrati e fighissimi che, sorridenti e senza una goccia di sudore, fanno esercizio nella palestra più bella del mondo. C’è la loro foto del “prima e dopo”, certo, ma non ci credi che siano veramente stati così prima. Non credi che abbiano fatto una fatica immane, bestemmiato in tutte le lingue, pianto lacrime e sacrificato tanto per arrivare lì. No, vedrai solo il risultato. E ti sei già arreso, ancora prima della terza flessione.

Probabilmente ognuno deve trovare la propria strada per superare questo muro. Sono numerosissime le tecniche per non farsi abbattere così, ma sentirsi dire cosa fare a volte può anche peggiorare la situazione. Non c’è una medicina, una bacchetta magica che ci faccia saltare l’ostacolo.



Ci siamo solo noi.


Se sei arrivato a leggere fino a qui, vuol dire che capisci di cosa sto parlando; poiché nel mio piccolo ho trovato alcuni escamotage, vorrei concludere condividendoli sperando che possano essere di qualche utilità:

- la riservatezza: se vuoi iniziare qualcosa non sbandierarlo al mondo, tienitelo come un piccolo fiore nascosto, così che se avrai iniziato e fallito, non lo saprà nessuno. Se perseverai, nessuno verrà a bussare alla porta a chiedere aggiornamenti, e non dovrai dimostrare niente.

- cerca di ridere di quello che hai fatto, soprattutto degli errori: la risata è l’esorcismo più forte contro il demone della paura del fallimento.

- sostituisci la parola “devo” con “voglio”: se hai una serie di passaggi, o cose che ti sei imposto di fare, fa che nel tuo cervello la frase corretta sia “adesso voglio fare questo”, non “adesso devo…”

Ecco qua, questo articolo non è niente di straordinario. Ma ci faccio una risata, e nonostante abbia atteso due settimane per iniziare, sono molto contenta di com'è venuto.

Il principio di qualcosa non ne definisce la fine.



SI, SONO STATA IO CHE HO LIBERATO IL PRIGIONIERO


Grazie, Elena, per aver condiviso con noi un articolo così profondo e ispiratore. Le tue parole ci ricordano che ogni grande storia, ogni film memorabile, ogni interpretazione toccante, inizia con un semplice atto: cominciare. Che sia la prima scena di un film, la prima battuta di un copione, o le prime note di una colonna sonora, ogni inizio porta con sé la promessa di un viaggio straordinario. Ai miei cari attori e attrici, vi incoraggio a trovare il coraggio di fare quel primo passo, anche quando il sentiero sembra incerto. Ricordate, ogni grande opera nasce da un inizio, e ogni inizio è un'opportunità per creare qualcosa di unico e memorabile.


Con affetto,


Belle


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