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Il telefono squilla due volte prima che risponda l'interlocutore dall'altra parte. E' da un pò che non faccio interviste, e mi sono voluto preparare in maniera certosina. 10 minuti prima della chiamata sono già in postazione, serranda abbassata, computer acceso, tutto in silenzioso. Faccio gli ultimi check audio, per l'ennesima volta. L'audio non va. Non è un gran bel momento per avere l'audio del cellulare che non va, dal momento che ho davanti almeno 20 minuti di intervista con lo sceneggiatore Armando Festa. Oggi in veste di romanziere per l'uscita del suo primo libro: "Mi chiamo Marcello Mastroianni (Ma non sono lui)". Risolvo il problema (non dirò come) e faccio partire la telefonata. Davanti a me, una breve frase introduttiva scritta. Odio le frasi introduttive, "le cose da dire" prima che si scaldino le conversazioni. In genere me le segno, così non mi perdo nulla di cruciale. Ad ogni modo, due squilli e ci siamo:
Armando: Pronto?
IO: Armando salve, solo Luca Ferdinandi, direttore del Blog di Recitazione Cinematorafica, la contatto per la nostra interPPPPPPPAAAAAA.
Un concerto di clacson in MI bemolle si fa vivo per le vie di Roma, a coprire le ultime parole della mia introduzione fatta con cura certosina. Spiego che sto a Roma, dall'altra parte ricevo la solita risposta comprensiva di chi a Roma ci vive, e deduco che questo concerto di clacson è stato utilissimo per sciogliere il ghiaccio. Si parte.
Intanto le volevo fare i complimenti per il suo libro. A tal proposito, le chiedo, per rompere il ghiaccio, cosa ne pensa dei primi giorni di pubblicazione? Quali sono le sue sensazioni?
Stanno uscendo un pò di recensioni positive, chi lo legge mi dice che gli sta piacendo, ho visto che sono apparse anche delle recensioni su Amazon. Siamo neanche agli inizi, poco più di due settimane. Poi ho fatto la prima presentazione mercoledì, al Mondadori di Via Cola di Rienzo, e anche lì ho avuto un responso abbastanza positivo...
A parte che c'era un sacco di gente. Io avevo il trauma... Hai presente: "Festa di compleanno in cui non viene nessuno", quell'ansia lì, e invece mi ha fatto piacere perché c'era davvero tanta gente. Anche perché conto molto sul passaparola. I libri in Italia non vanno molto come mercato. La gente che legge... Leggevo proprio l'altro giorno una statistica che il lettore FORTE italiano legge 3 romanzi l'anno, quindi immaginati cosa avevo in testa ahha... Qui il mercato è complicato.
E' infatti... una domanda che le voglio fa...
Puoi anche darmi del tu, Armando, che preferisco!
Ahaha, perfetto, allora io sono Luca, piacere di conoscerti di nuovo.
Piacere, piacere.
Una cosa che ti voglio chiedere è se è nato prima l'uovo o la gallina. Nel senso: è nato prima il Personaggio di Marcello Mastroianni, quindi questo tipo di carattere e questo tipo di coincidenza astrale che lo caratterizza, o piuttosto una situazione così particolare che gli va ad accadere? Qual è stato il tuo primo input?
Allora, ti posso dire, è nato quasi contemporaneamente, da due spunti autobiografici. Diciamo che la trama principale parte dal fatto che io e mia moglie non abbiamo avuto figli, quindi c'è stata una riflessione sulla paternità che ho fatto anche di mio. Il "Marcello Mastroianni" come personaggio che condivide il nome e cognome con questa celebrità nasce dal fatto che io mi chiamo Armando Festa. E ho iniziato come pubblicitario. Ora, c'è un grandissimo pubblicitario che si chiama Armando Testa e io negli anni che facevo il pubblicitario venivo sbeffeggiato come il "pezzotto" di Armando Testa. Mi divertiva che pure il mio protagonista avesse un'omonimia. Mi divertiva il pensiero che ci fosse un protagonista che si sentiva un pò un fallito, un mediocre, perché non riusciva a fare ciò che voleva; perché al lavoro si era laureato in cinema e non ci lavorava; non riusciva a fare i figli ecc, ecc; e come scherzo del destino è omonimo di una star. Cinematografica. Che poi, perché proprio Marcello Mastroianni? Ti racconto un altro aneddoto, che mentre studiavo il personaggio stavo sentendo la canzone di Samuele Bersani "Giudizi Universali", e a un certo punto dice: "Come Mastroianni anni fa...", e quindi ho pensato. "Ok, lo chiamo Mastroianni".
Quindi c'era un ballottaggio con altri nomi. Sicuramente lo conoscono tutti.
Assolutamente.
Venendo al libro, una cosa che mi incuriosisce è la scelta del tempo narrativo. Personalmente apprezzo il tempo "prima persona presente" che hai utilizzato; secondo me è stato la chiave del successo anche di un capolavoro del Fantasy come la saga di : "Hunger Games".
Si, perché è come se il lettore stesse vivendo insieme al protagonista l'evento e quindi si trova davanti ogni volta l'ostacolo o la cosa da affrontare.
Quindi tu ci sei partito. E' stato un punto di partenza.
Si, fin dall'inizio è nato in prima persona presente, un pò perché c'era uno spunto autobiografico; un pò perché è tutto dal punto di vista del mio protagonista. Anche la sua compagna, Alessia, la vede dal punto di vista suo. Tutto quello che succede è sempre scoperto attraverso il suo punto di vista. Solo i Flashback sono al passato, ma è sempre lui che ricorda. E' sempre vissuto... in soggettiva, diciamo.
Ci sono infatti molti simbolismi, e legami con la cultura pop e filmica, di un certo tipo. Questo legame, che chiaramente fa parte del tuo percorso da sceneggiatore, pubblicitario, copywriter... secondo te tornerà in altri romanzi? Ammesso che tu voglia fare altri romanzi, perché magari mi rispondi: "Paganini non ripete, preferisco fare solo sceneggiature".
"Paganini non ripete" non lo so, perché ho attualmente una possibile idea per un romanzo. Però siamo a livello di appunti, e non so proprio dove andrà. Il modo di scrivere così è il mio modo di scrivere: essendo nato con la pubblicità, essendo passato al cinema, e poi essendo passato alla letteratura, il romanzo l'ho scritto come una sceneggiatura cinematografica:
- soggetto;
- scaletta, scena per scena;
- le varie scene.
Quindi mi stai dicendo che è già tutto pronto per l'adattamento.
Si, allora, sto lavorando al soggetto...
Ah, quindi è vero.
Sisi, sto lavorando al soggetto ma vediamo se c'è qualche produttore interessato, insomma... prima scrivo il soggetto, vedo se qualcuno è interessato o niente. Sennò rimane solo un romanzo.
Che comunque va benissimo. Nella letteratura e nel cinema molto si gioca nel finale. Io questo libro l'ho letto tre volte. Tutte e tre le volte sono arrivato alla fine con qualcosa addosso. Una volta ero convinto finisse bene, una volta male, una che finisse e basta ecc... Quanto ci hai messo ad arrivare ad un finale di questo tipo?
Ti ringrazio perché era il mio intento ahaha. Allora, ce l'avevo presente fin dall'inizio, avendo la scaletta. A me piacciono molto i finali di un certo tipo. E qua rimando a un film che ho scritto che è "Mixed By Erry", di Sydney Sibilia. Sto per spoilerarti il finale.
Nessun problema.
(cari lettori, se non volete spoiler saltate 5-6 righe e passate alla prossima domanda)
Ok, praticamente a me piacciono questi finali in cui non si capisce se il protagonista ha perso o ha vinto. "Mixed by Erry" finisce che lui è arrestato, e quando è in tribunale e gli chiedono: "Come si dichiara, colpevole o innocente?" Lui dice: "Sono un Deejay". Ha questo moto di orgoglio. E anche nel libro cercavo un finale del genere. E' il famoso... Lo diceva Robert McKee se non sbaglio, in "Story". Il finale in cui si vince perdendo.
Un altro punto che mi ha toccato, perché è una curiosità anche mia... Adesso penserai che devo andare da uno bravo...
Ah, io sono il primo, figurati.
Il discorso delle cose non realizzate. Dei sogni proibiti. Ti chiedo se questa ricerca del protagonista dei "progetti incompiuti" è una cosa che fa anche Armando Festa; e se la ricerca che hai fatto segue un determinato simbolismo o sono solo i "progetti incompiuti" che volevi condividere con il mondo.
Innanzitutto il protagonista fa questo perché, essendo appassionato di cinema fa questo elenco dei... "figli non nati, figli artistici, abortiti, di famosi registi". Per un artista ogni opera è suo figlio, che sia un quadro, una canzone, una mostra, un libro, un film... in questo caso i registi hanno dei film, quindi dei figli, che non hanno mai visto la luce. Questo traslato è la metafora importante per il protagonista. Il fatto di avere dei figli non realizzati. Io, guarda, ho il cassetto pieno, penso che chiunque faccia un qualcosa di minimamente artistico ha questo sentore. Fa parte della vita. Fondamentalmente questi sono anche i più famosi: "Napoleon" di Kubrick penso che sia proprio... chi è interessato al cinema sa che esiste questo famoso incompiuto di Kubrick. Ne parlavo l'altro giorno con un mio amico, che mi diceva che Ridley Scott forse si è ispirato a qualcosa di Kubrick, per il suo Napoleone, no?
In una sua intervista così ho sentito. Si è lamentato che il discorso autobiografico è immenso e diceva che si è ispirato a tante cose. Mi sembra che abbia nominato anche Kubrick. Non saprei dirti di più. A breve ho un'intervista con lui, gli faccio questa domanda e ti scrivo con piacere.
Va benissimo. C'era questo "Napoleon"; c'era "il viaggio di G. Mastorna" di Fellini, che se non sbaglio una volta ha ripreso Manara in un suo fumetto; Orson Welles, che è il capostipite dei progetti abortiti: "Don Chisciotte" che non ha mai fatto... Dopo "Quarto potere" ha inanellato anche una serie di insuccessi; poi c'era anche Hitchcock, con un suo famoso progetto, "Kaleidoscope". Diciamo che ho preso i più famosi.
Ho una curiosità che ti devo chiedere, a costo di fare brutta figura. Non voglio fare spoiler, ma penso che si possa dire che nel tuo libro c'è tanto sesso: inteso come amore, inteso come immagini che portano all'atto sessuale, ecc. Sempre raccontato con delicatezza, mai volgare, ovviamente. Ora, nei film sappiamo che c'è una censura che si rivela essere a volte anche abbastanza stringente su determinati temi; che ci vuole poco per far passare un film da "per tutti" a "per adulti", diciamo.
Si, si, confermo, confermo.
Ecco, ma nell'editoria? Tu hai dovuto in qualche modo andare a modificare qualche immagine che avevi in testa, o da questo punto di vista non ci sono stati problemi? Ribadisco, il tema è trattato in maniera serena, non ne faccio un discorso di "urtare determinate sensibilità", è solo una curiosità legata anche ad un raffronto con il tuo vissuto da sceneggiatore.
Devo dirti la verità. Nel caso specifico non mi sono mai posto il problema dell'avere alcune scene censurate perché "troppo esplicite". Ho cercato di scriverle senza mai scadere nella volgarità. Poi ho la mia editor, Francesca d'Elena, che fa parte dell'Agenzia Letteraria, che mi faceva un pò da filtro, però devo dirti la verità, sulle scene di sesso non mi ha mai detto niente; quindi prendevo per buono che non avrei incontrato questa resistenza neanche in fase di pubblicazione.
Ok, ma poi ribadisco, non hai urtato ad esempio la mia sensibilità e non credo sia un rischio che si possa correre. E' una domanda che mi sono fatto e basta.
Nono, hai fatto bene. Anche con Giunti non ho avuto proprio problemi. Forse nell'editoria c'è più elasticità in questo caso.
E' un bene, in effetti. Senti, domanda "ponte", che ci proietterà poi in una parte di intervista più cinefila: cosa è Marcello Mastroianni per Armando Festa? Marcello Mastroianni quello vero, e Marcello Mastroianni questo qua.
Ok... Allora, Marcello Mastroianni, quello vero, l'attore... è un attore che adoro da "I soliti ignoti" a tutte le sue collaborazioni con Fellini. Iconico, nel cinema italiano. Il fatto di usarlo è nato quasi per caso da quella canzone di Samuele Bersani. Non ho un legame affettivo molto forte con lui, anche se ovviamente mi piace tantissimo come attore. Il Marcello Mastroianni autobiografico è un pò insicuro, e combina una serie di casini uno dopo l'altro. Però non per cattiveria. E' sempre per la sua debolezza che inizia a combinare guai su guai, fino all'apoteosi finale che cambia anche determinati rapporti con la sua compagna. C'è anche un pò di fragilità mia, in questo Marcello Mastroianni. Personaggio. Marcello Mastroianni personaggio.
Quello che "condivide il nome", purtroppo per lui.
Esatto.
Facciamo un gioco, qualcosa che potrebbe anche accadere. Ovvero realizzare un lungometraggio da questo romanzo. Devi scegliere un regista italiano e uno straniero ai quali dare questo film. Premesso che sulla sceneggiatura siamo coperti perché la fai tu.
Ovviamente ci ho pensato, quindi figurati, ho già parlato con qualcuno hahah Però ci vorrebbe qualcuno che ha questo registro che sia di commedia però anche con una certa profondità. Parlo della paternità e di determinati argomenti. Penso a qualcuno come Paolo Virzì, o Daniele Lucchetti, ma ci vorrebbe più qualcuno intorno alla mia età, sui 45. E si stava cercando questo. Quindi Virzì, Lucchetti, idealmente. O Salvatores, che hanno questo doppio registro di narrazione.
Straniero?
Il sogno: Alexander Payne. A me piacciono tutti quelli che sanno mescolare questi due elementi. Per dirti, anche Woody Allen, commedia + parte sentimentale. Il Woody Allen di "Manhattan".
Che infatti citi testualmente verso la fine, diciamo. C'è molto di Woody Allen nel personaggio, parlo di quello vecchio stampo, forse. Anni '80?
Si, forse è un personaggio alla Woody Allen. Io sono cresciuto con Woody Allen, perché è sempre stato il mio mito. Avevo 13 anni che avevo visto "Il dittatore dello stato libero di Bananas", "Amore e Guerra"... Continuo ad adorarlo, anche se è calato un pò. Il percorso che va da "Io e Annie"/"Manhattan" fino a "Crimini e misfatti" lo amo.
Io di lui ho adorato "Point Break" (Non posso non riportare questa gaffe al lettore)
Point... Break...
Ah no, aspetta, "Match Point", "Match Point". (Nota per il lettore, "Point Break" è un film con Keanu Reeves adrenalinico con surfisti e rapinatori)
E' sisi ahahah "Match Point", quello mi è piaciuto molto; "Blue Jasmine"... Però ti ripeto. Woody Allen fine anni '70/inizio anni '80 era al suo apice.
Guarda un pò mi aspettavo un profilo del genere. Mi incuriosisce molto che tu, tra quelli italiani, non abbia nominato Sydney Silbilia, nonostante ci abbia lavorato. Perché ti dico la verità, a livello personale ci ho visto un pochino della sua impronta in "Smetto quando voglio". Tutt'altro universo, e tutt'altro peso, ovviamente.
Allora, lui lo ha letto e gli è piaciuto. In realtà, lavorando insieme a lui non credo che sia il tipo di ricerca verso la quale è rivolto adesso. Forse non è il film che sta cercando in questo momento. Sto cercando qualcuno, ma non so chi potrebbe, è difficile... anche perché di giovani registi, dove per giovani intendo tra i 45 e i 50 anni, che fanno una commedia di questo tipo? Te lo chiedo a te. Chi ti viene in mente, così mi dai una mano?
Premesso che se non viene in mente a te è complicato che venga in mente a me. Perché se l'unico che viene in mente a me per te è un no totale ti dico che ho finito le idee.
Okok.
Senti, ma com'è lavorare con lui?
Ci conosciamo da una vita. Abbiamo iniziato a fare le pubblicità insieme, quando ancora doveva fare "Smetto quando voglio". Lo conosco da 15 anni. Abbiamo fatto un cortometraggio insieme, "Tu si io no"; poi "Mixed by Erry". Lui ha una casa di produzione, Groenlandia, con Matteo Rovere, spesso anche io bazzico per Groenlandia, quindi ci lavoro spesso. Potrei dirti che siamo quasi amici, ecco.
Senti, a questo punto devo fare il giro. Io conosco Alfonso Bergamo, il fondatore di Recitazione Cinematografica, e Regista, sono il suo assistente. Quindi come puoi ben immaginare la mia reazione quando ho letto che la tesi di laurea di Marcello è: "Il bene e il male nel cinema di Kubrick" è stata saltare in aria e scoppiare a ridere. Detto che, come immagino, non è una citazione ad Alfonso.
No, no. Però effettivamente si, è molto Alfonso Bergamo.
E' molto Alfonso Bergamo. Dal momento che lo conosciamo entrambi, fai finta che io non lo conosco e raccontami Alfonso Bergamo.
Io e Alfonso abbiamo lavorato per "The Garbage Man". Che è stato interessante, perché io sono di un genere che tende di pù al "dramedì". Mi piacciono le storie drammatiche ma con un momento di leggerezza, come appunto "Mixed By Erry". Con Alfonso è stato interessante perché è un film abbastanza cupo. Forse l'unico personaggio più leggero è l'americano, Christopher. E' un film molto cupo questo, ed è stato interessante lavorare insieme. Il film per me è venuto molto bene, l'ho visto. Mi è piaciuto davvero tanto. Alfonso è bravissimo. E' riuscito ad avere una pasta visiva, delle immagini molto forti. Ecco, ha un'identità visiva. La cosa più bella è che è riuscito a ottenere un risultato meraviglioso. E non è facile oggi fare film in Italia e con produzioni indipendenti. Complimenti a lui e a tutti quanti davvero. E' un regista che ha una sua visione. Questo è fondamentale oggi. Ci siamo scritti intorno al Noir - In festival, e qualche giorno fa per il libro. Ci lavorerei senz'altro di nuovo.
Per te che sei uno sceneggiatore, so che arriva un momento, all'inizio del lavoro o in corso, nel quale alla stesura si unisce anche il regista, normalmente. Che momento è per te, per le tue creazioni? Come vivi questo passaggio in cui si comincia a parlare di Regia, piuttosto che magari di Produzione?
Ci sono registi e registi. Ci sono quelli che più si affidano alla sceneggiatura così come è scritta dallo sceneggiatore. E cercano di rimanere fedeli quanto più possibile (quasi tutti cambiano qualcosa, in realtà). E ci sono quelli che la stravolgono interamente. In generale la prendo abbastanza male, subisci sempre abbastanza la cosa. Anche questa cosa che il regista ha più potere di te. Infatti è stato interessante lavorare sia con Sydney che con Alfonso, perché lavorare già in fase di scrittura con il regista, capisci già la sua visione, e scrivi una sceneggiatura che al 90% rimarrà quella girata. Io penso che sia "The Garbage Man"; sia "Mixed by Erry" sono uguali alla sceneggiatura.
Quindi questa violenza l'hai vissuta relativamente.
Relativamente perché c'era già un preaccordo con il regista, e si riusciva a capire dove arrivare. E' difficile scrivere per altri. Siamo tutti quanti persone con delle visioni differenti. Non esiste una visione giusta e una sbagliata. Sono solo due cose differenti. Solo che il regista, che poi è quello che comanda, stravolge tutto. O il produttore, insomma, qualcuno che si muove per il bene del film.
Ultime tre domande: la prima è una curiosità personale. Ci sono tanti elementi come dicevi tu che sono autobiografici, quindi non voglio entrare in tutti questi. Ma il tuo primo film con tuo padre è stato "Ghostbuster", come per il tuo protagonista?
Assolutamente. Al cinema. Nell'1984.
E' la tua saga preferita?
No, in quegli anni è uscito "Ritorno al futuro". E' lei.
Si, l'ho sentito un paio di volte nominare. In effetti anche Alfonso ogni tanto ne parla, ma giusto due tre volte......
Vabbè, ma la sceneggiatura del primo è la sceneggiatura perfetta. Lui che torna indietro nel tempo perché deve far mettere insieme i suoi genitori, perché la mamma si è innamorata di lui è una cosa pazzesca, se ci pensi.
Io ho amato la fotografia che sparisce.
Si, esatto esatto, bellissimo.
Seconda domanda: perché odi i poveri bonsai? Mi sono legato a tante immagini di questo libro: ma lui che fa la pipì sul bonsai in... quella situazione, che non vado a spoilerare troppo, per me racchiude proprio il personaggio. Qual è la tua immagine preferita, del libro?
Senza spoilerare, lui che sta in bagno a masturbarsi per la donazione e...
Ok. La mia ultima domanda è: qual è la domanda più bella che non ti hanno mai fatto? Tu dimmi qual è, e io te la rifaccio.
La domanda più bella che non mi hanno mai fatto...!?
Si. La domanda che dici: caspita, vorrei che mi chiedessero questa cosa, non me l'hanno mai chiesta.
Chi vincerà Sanremo quest'anno?
Ok, è la domanda più bella che non ti hanno mai fatto?
No, no ahahah. Ci devo pensare. Perché poi qual è la domanda più bella. E' difficile la domanda più bella. E' quella cosa che tu finalmente là sei libero di... di esprimerti. Mi hai messo in difficoltà, perché è la classica cosa del: "Fatti una domanda e risponditi da solo".
Si, non avevo più idee e mi sono detto di chiederlo a te: "Ci penserà lui, tanto è sceneggiatore".
Prossimi progetti... No, me lo chiedono tutti. Autobiografico... No, me lo chiedono tutti... Perché Marcello Mastroianni me lo chiedono tutti... ce l'ho: "Se non avessi mai fatto lo sceneggiatore, cosa avresti fatto nella vita?"
Ok, è lei?
Sisi.
Ok, ti voglio chiedere una cosa Armando. Secondo me non te l'hanno mai chiesta questa cosa.
Dimmi tutto.
Se tu non avessi fatto lo sceneggiatore, cosa avresti fatto nella vita?
Ti ringrazio per la domanda: l'edicolante! Io avevo questo sogno da bambino perché adoravo l'odore dei fumetti. Lo adoro ancora. Adoro annusare i giornali, riviste. Il mio sogno era fare l'edicolante.
Bellissimo, anche perché comunque legato al mondo della scrittura e delle immagini. Direi che possiamo chiudere qui l'intervista. Grazie davvero Armando, in bocca al lupo per il libro.
Crepi Luca, ciao, ciao.
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