Lettere dal passato: la lettera di Banu a Mert analizzata scena per scena

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Nel cuore della serie Lettere dal passato, ogni lettera è un atto sospeso nel tempo. La lettera di Banu a Mert è forse una delle più dirette ed emotivamente trasparenti. Non ci sono metafore o giri di parole: è una dichiarazione d’amore a distanza di vent’anni, scritta con l’urgenza di chi sa che, nel presente, non ha la forza di dire quello che sente.

Voglio provare questo amore

STAGIONE 1 EPISODIO 2

MINUTAGGIO: 25:12-26:30

RUOLO: Banu

ATTRICE: -

DOVE: Netflix



Sono innamorata di te, Mert. Quella sera, quando ti ho guardato negli occhi volevo dirtelo, che sono follemente innamorata di te. Ma non ce l'ho fatta. Però ti prometto che quando leggerai questa lettera tra vent'anni, troverai una Banu che non ha più paura dell'amore. Perché non amerò mai nessun altro quanto te. Ogni volta che chiudo gli occhi ripenso al giorno in cui ci siamo baciati. Quel giorno mi sono innamorata. Mi fa male il cuore solo a guardarti. Se qualcuno vuole soffrire per amore, quella sono io. Sono innamorata di te, Mert. Possono passare vent'anni, o anche quaranta, ma non rimpiangerò mai di averti scritto questa lettera. 

Lettere dal passato

Lettere dal passato è una di quelle serie che ti ritrovi a guardare per caso e finisci per rimanere lì, un episodio dopo l’altro, perché qualcosa – una frase, un volto, un dettaglio – ti costringe a restare. È una serie turca, sì, ma soprattutto è un racconto sulla memoria e su come certe parole, scritte a diciassette anni, possano ancora esplodere vent’anni dopo come mine emotive. Nel 2003, in un liceo privato di Istanbul, l’insegnante Fatma Ayar (interpretata da İpek Türktan) assegna un compito agli studenti del suo club di letteratura: scrivere una lettera a se stessi, da leggere vent’anni dopo. Un esercizio apparentemente innocuo, una classica “capsula del tempo” educativa. Ma come spesso accade nelle storie migliori, l’oggetto più banale (in questo caso delle lettere scritte a mano) si trasforma in un detonatore narrativo. Quelle lettere vengono dimenticate. Spariscono nel tempo, o meglio: vengono conservate in una soffitta, nascoste sotto il peso della vita che va avanti. Fino al 2023.

La protagonista della serie è Elif, interpretata da Güneş Şensoy. È la figlia di Fatma. E mentre si trova in soffitta, forse per caso o forse no (la serie gioca molto sul destino), scopre la scatola con quelle lettere. Da lì si innesca la trama: Elif comincia a leggerle, a contattare i loro autori, ora adulti, ognuno con la propria traiettoria di vita.

Parallelamente, Elif si ritrova a confrontarsi con un segreto legato alla propria famiglia, qualcosa che emerge attraverso le stesse lettere, suggerendo che lei non è solo la “lettrice” di queste confessioni, ma una delle chiavi centrali del mistero.

Analisi Monologo

"Sono innamorata di te, Mert. Quella sera, quando ti ho guardato negli occhi volevo dirtelo..." Banu comincia col nucleo emotivo della sua verità: è innamorata. E già questo la distingue da molte delle altre lettere della serie, spesso più strutturate o ambivalenti. Qui non c’è ambiguità. Solo paura. La paura di confessare un amore nel presente, e la speranza che scriverlo renda tutto più possibile nel futuro. "Però ti prometto che quando leggerai questa lettera tra vent'anni, troverai una Banu che non ha più paura dell'amore." Qui entra in gioco uno dei temi centrali della serie: la proiezione nel tempo come forma di riscatto personale. Banu spera che tra vent’anni, lei stessa sia diventata una donna diversa, più coraggiosa, capace di vivere e dire ciò che oggi la immobilizza. La lettera diventa uno strumento di crescita, un messaggio a sé stessa più ancora che a Mert.

"Mi fa male il cuore solo a guardarti. Se qualcuno vuole soffrire per amore, quella sono io." Questa forse non idealizza l’amore, lo accetta nel suo lato doloroso, lo abbraccia come parte inevitabile della sua esperienza emotiva. Non c’è rancore, non c’è richiesta. Solo una confessione. Ed è proprio questo che rende la lettera così potente: Banu non chiede nulla in cambio. Non cerca una risposta. Si limita a dire ciò che sente, sapendo che l’unico spazio in cui può farlo senza farsi male è la carta. "Possono passare vent'anni, o anche quaranta, ma non rimpiangerò mai di averti scritto questa lettera." Con questa chiusura, Banu ci lascia con un messaggio che vale per tutti i personaggi della serie: certe verità hanno bisogno solo di essere dette, anche se nessuno le ascolta, anche se non cambieranno niente. Scriverle è già una forma di salvezza.

Conclusione

La lettera di Banu è un angolo di Lettere dal passato: emozioni congelate, parole che aspettano decenni per uscire, sentimenti che non si consumano con il tempo. È anche un promemoria che certe cose vanno dette, anche se troppo tardi, anche se solo su carta.
La serie, attraverso lettere come questa, ci chiede di confrontarci con le nostre versioni passate, e con le parole che non abbiamo avuto il coraggio di pronunciare. Banu lo fa con una sincerità che non chiede nulla se non di essere ricordata.

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