Lettere dal passato: analisi del monologo iniziale che svela il cuore della serie

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo che apre la serie turca Lettere dal passato è una dichiarazione d’intenti: non solo introduce lo stato emotivo della protagonista Elif, ma costruisce da subito il cuore tematico dell’intera narrazione — il legame tra memoria, identità e appartenenza. Le parole con cui si apre la voce off non sono semplici pensieri: sono il risultato di una frattura, una rivelazione improvvisa che costringe il personaggio a rimettere insieme i pezzi della propria esistenza.

Mia madre non ricorda... ma è mia madre?

STAGIONE 1 EPISODIO 1

MINUTAGGIO: intro monologo

RUOLO: Elif

ATTRICE: Güneş Şensoy

DOVE: Netflix



Se avessi un'altra opportunità di svegliarmi di nuovo quella mattina, leggerei di nuovo quella lettera? Lo farei. Anche se quella lettera scritta più di vent'anni fa mi ha completamente stravolto la vita. La mia vita è stata stravolta. Devo ricominciare tutto da capo. Devo rimettermi in carreggiata e trovare il pezzo mancante. Mia madre diceva sempre che non si guarisce senza farsi male, e non ci si rialza senza cadere. Mia madre, che non ricorda più di avere una figlia. Mi aveva dimenticata. Era straziante. Ma non mi stancavo di ripresentarmi a lei ogni giorno. Mi sono tinta i capelli di giorno perché adorava i colori accesi. Per non sentirmi triste guardavo tra le cose a cui teneva, sapendo che le avrebbe dimenticate. Ho sentito la felicità di aver scoperto un tesoro. Ho scoperto l'adorata insegnante di letteratura, Fatma Ayar, una collana che aspettava di essere restituita. Ho trovato lettere che nascondevano sogni e speranze, e forse anche piccoli segreti innocenti mai raccontati. Erano lettere che Fatma aveva dimenticato di spedire. Ero distrutta, cercavo di dimenticare tutto ciò che aveva dimenticato. Ma non ho mai mollato, perché era mia madre. Finché non ho letto il mio nome su quella busta: "Mia cara Elif, purtroppo dovrò lasciarti con Fatma dopo il parto. Mi dispiace molto. Quando ti ho vista per la prima volta sembravi un fagiolino. Mi hanno detto che saresti cresciuta dentro di me. Ho paura. Ho solo 17 anni, non posso essere madre. Adorerai la signora Fatta, perché lei sa come essere madre. Ci ha amati come figli suoi, adorerà anche te. Fatta non ci deluderà, vedrai. Sii felice, figlia mia".

Lettere dal passato

Lettere dal passato è una di quelle serie che ti ritrovi a guardare per caso e finisci per rimanere lì, un episodio dopo l’altro, perché qualcosa – una frase, un volto, un dettaglio – ti costringe a restare. È una serie turca, sì, ma soprattutto è un racconto sulla memoria e su come certe parole, scritte a diciassette anni, possano ancora esplodere vent’anni dopo come mine emotive. Nel 2003, in un liceo privato di Istanbul, l’insegnante Fatma Ayar (interpretata da İpek Türktan) assegna un compito agli studenti del suo club di letteratura: scrivere una lettera a se stessi, da leggere vent’anni dopo. Un esercizio apparentemente innocuo, una classica “capsula del tempo” educativa. Ma come spesso accade nelle storie migliori, l’oggetto più banale (in questo caso delle lettere scritte a mano) si trasforma in un detonatore narrativo. Quelle lettere vengono dimenticate. Spariscono nel tempo, o meglio: vengono conservate in una soffitta, nascoste sotto il peso della vita che va avanti. Fino al 2023.

La protagonista della serie è Elif, interpretata da Güneş Şensoy. È la figlia di Fatma. E mentre si trova in soffitta, forse per caso o forse no (la serie gioca molto sul destino), scopre la scatola con quelle lettere. Da lì si innesca la trama: Elif comincia a leggerle, a contattare i loro autori, ora adulti, ognuno con la propria traiettoria di vita.

Parallelamente, Elif si ritrova a confrontarsi con un segreto legato alla propria famiglia, qualcosa che emerge attraverso le stesse lettere, suggerendo che lei non è solo la “lettrice” di queste confessioni, ma una delle chiavi centrali del mistero.

Analisi Monologo

"Se avessi un'altra opportunità di svegliarmi di nuovo quella mattina, leggerei di nuovo quella lettera? Lo farei." Questo incipit funziona come un loop temporale emotivo: Elif si trova in un punto della sua vita dove il passato è tornato a bussare con violenza, e la domanda iniziale (che non è retorica) mostra quanto la lettura di una semplice lettera possa cambiare la traiettoria di un’esistenza.

Subito dopo, lo squarcio: "La mia vita è stata stravolta. Devo ricominciare tutto da capo." Questo non è solo l'effetto della scoperta, è il modo in cui Elif verbalizza il disorientamento di fronte a una verità che cambia tutto: chi è, da dove viene, chi l'ha cresciuta e perché. Il tono è intimo, ma diretto. E la serie ci fa entrare in questa vertigine personale senza filtro.

Poi arriva la parte più delicata del monologo, quella legata alla madre: "Mia madre, che non ricorda più di avere una figlia. Mi aveva dimenticata. Era straziante."

Qui ci sono due livelli di abbandono: quello fisico, narrato nella lettera che chiude il monologo (quando Elif scopre di essere stata lasciata da una madre adolescente), e quello mentale, più recente, dovuto alla malattia. Il dolore di Elif è duplice: una madre che non ha potuto crescerla e una madre che, anche dopo averla accolta, non può più riconoscerla. L'immagine dei capelli tinti e degli oggetti personali diventa allora un gesto di resistenza affettiva. Elif cerca di rimanere presente, viva nella mente di sua madre, anche quando la memoria biologica l'ha cancellata. C’è un bisogno disperato di lasciare tracce, di essere ricordata anche da chi l’ha dimenticata due volte.

E poi, la rivelazione finale: "Mia cara Elif, purtroppo dovrò lasciarti con Fatma dopo il parto..." Tutto il monologo converge su questa frase. In un attimo, Elif scopre di essere figlia biologica di qualcun’altra e che Fatma, l’insegnante che aveva lanciato il progetto delle lettere, è in realtà la donna che l’ha cresciuta. La narrativa della serie si condensa qui: le lettere come strumenti per fare pace con il passato, ma anche come mine pronte a esplodere.

Conclusione

Elif non è un personaggio che si abbandona al dramma, ma una giovane donna che tenta di rimettere insieme i pezzi della propria storia, pezzi che sembrano sempre più appartenere a persone diverse: una madre biologica, una madre adottiva, una memoria perduta e un’identità smarrita.

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