Monologo - La confessione di Alma in \"Persona\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Nel film "Persona" di Ingmar Bergman, uno dei momenti più intensi è il monologo di Alma. Questa parte del film illumina il profondo conflitto interiore del personaggio, ma funge anche da ponte tra le tematiche personali e quelle universali, che Bergman esplora con maestria.

HO TRADITO HENRIK

MINUTAGGIO:

RUOLO: Alma

ATTRICE: Bibi Andersson

DOVE: Amazon Prime Video



INGLESE


Karl-Henrik and I rented a cottage by the sea once. It was June, and we were all alone. One day, when Karl-Henrik had gone into town, I went to the beach on my own. It was a warm and lovely day. There was another girl there. She'd paddled over from another island because our beach was sunnier and more secluded. We lay there, sunbathing beside one another, complete naked, dozing now and then, putting suntan lotion on. We had those cheap straw hats on, you know? I had a blue ribbon around mine. I lay there peeping out from under my hat at the landscape and the sea and the sun. It was kind of funny. Suddenly I saw two figures leaping about on the rock above us. They would hide and then peek out. "There's a couple of boys looking at us," I told the girl. Her name was Katarina. "Let them look," she said, and turned over on her back. It was a strange feeling. I wanted to jump up and put my robe on but I just lay there on my stomach with my bottom in the air, not at all embarrassed, completely calm. Katarina lay there next to me the whole time, with her breasts and thick thighs. She just lay there sort of giggling to herself. I noticed that the boys had come closer. They just stood there looking at us. I noticed they were terribly young. Then one of them - the more daring of the two - came up and squatted down next to Katarina. He pretended to be busy picking at his toes. I felt so strange. Suddenly I heard Katarina say, "Hey, why don't you come over here?" She took him by the hand and helped him off with his jeans and shirt. Then suddenly he was on top of her. She guided him in with her hands on his behind. The other boy just sat on the slope and watched. I heard Katarina whisper in the boy's ear and laugh. His face was right next to mine. It was red and swollen. Suddenly I turned over and said, "Aren't you coming over to me too?" And Katarina said, "Go to her now." He pulled out of her and fell on top of me, completely hard. He grabbed my breast. It hurt so bad. I was ready somehow and came almost at once. Can you believe it? I was about to say, "Careful you don't get me pregnant" when he suddenly came. I felt it like never before in my life, the way he sprayed his seed into me. He gripped my shoulders and arched backward. I came over and over. Katarina lay on her side and watched and held him from behind. After he came, she took him in her arms and used his hand to make herself come. When she came, she screamed like a banshee. Then all three of us started laughing. We called to the other boy, who was sitting on the slope. His name was Peter. He came down, looking all confused and shivering despite the sunshine. Katarina unbuttoned his pants and started to play with him. And when he came, she took him in her mouth. He bent down and kissed her back. She turned around, took his head in both hands, and gave him her breast. The other boy got so excited that he and I started all over again. It was just as good as before. Then we went for a swim and parted ways. When I got home, Karl-Henrik was already back from town. We ate dinner and drank some red wine he'd brought. Then we had sex. It's never been as good, before or since. Can you understand that? Then I fell pregnant, of course. Karl-Henrik, who's studying medicine, took me to a friend who aborted it. We were both happy. We didn't want any children. Not just then, anyway. It doesn't make sense. None of it fits together. Then you get a bad conscience over small things. Can you understand? What happens to everything you believe in? Isn't it necessary? Can you be one and the same person at the same time? I mean, was I two people...? God, I'm being silly...



ITALIANO


Carl e io avevamo preso in affitto una casa al mare. Era di giugno e lì eravamo noi due soli. Un giorno Carl dovette recarsi in città e io andai alla spiaggia da sola. Faceva caldo, ma si stava ben. Sulla spiaggia c'era un’altra ragazza. Abitava su un'isola vicina ed era arrivata in canotto sulla nostra spiaggia, che era meglio esposta e molto più tranquilla. Ce ne stavamo così distese, l’una vicino all'altra, completamente nude per prendere meglio il sole. Avevamo in testa due cappelli, sai quelli di paglia a larghe tese. Il mio aveva un nastro blu e arancione. Ogni tanto scrutavo fra l'intreccio di paglia, la distesa deserta, il mare calmo e il sole. C'era un silenzio assoluto. A un tratto vedo due sagome che saltellavano sulla scogliera sopra di noi; ogni tanto si fermavano per spiarci. “Ci sono due giovani che ci guardano” dissi alla ragazza, si chiamava Caterina. “Lasciali guardare”, rispose, e si voltò sulla schiena. Provavo una strana sensazione. Volevo alzarmi e fuggire, mettermi l'accappatoio, ma invece restavo lì inchiodata distesa a bocconi sulla sabbia, immobile e tranquilla, come se nulla fosse. E Catarina stava lì vicino e... e quasi fosse compiaciuta del suo corpo nudo se la rideva sommessamente fra se stessa. I due giovani si erano avvicinati a noi, nel frattempo. Li vidi che se ne stavano in piedi a fissarci. Potevano avere sì e no vent'anni. Uno dei due giovani, di certo il più sfrontato, fece qualche passo avanti e si accovacciò accanto a Catarina. Cercava di darsi un contegno e cominciò a togliersi la sabbia tra le dita dei piedi. Io...io mi sentivo rimescolare… a un tratto sentii Catarina dire:”Ehi, cosa aspetti, vieni qui? Lo tirò a sé sbottonandogli la camicia e lo invitò a spogliarsi. E poi tutto successe così in fretta e… e io li vidi uniti in un abbraccio spasmodico. L'altro giovane era rimasto più discosto. Catarina e il suo ragazzo ora parlottavano e ridevano fra loro. Era facile capire che ridessero di me, ed un senso di disagio mi invase. Come un automa sentii la mia voce: “Non vuoi stare un po' con me adesso? E Catarina disse: “Su, va da lei”. Contro il sole rovente era… era come un’ombra confusa quella… quella che si abbatteva sopra di me, ma era tutto così assurdo. Non mi era mai successo di lasciarmi andare a quel modo, così all'improvviso... sentivo qualcosa che dentro di me si ribellava, ma non riuscii a dire parola. Era come un incubo feroce che...che mi costringeva a subire senza reagire i bestiali estinti di quel giovane sconosciuto. E più crudele di tutto era il piacere fisico che ne provavo. Catarina stava sdraiata su un fianco e ci guardava. Era una bella ragazza. Il suo il suo aspetto delicato contrastava con il suo atteggiamento. Nessuno avrebbe supposto che… che in lei vi fosse tanta repressa sensualità. A un tratto scoppiammo a ridere e Catarina chiamò l'altro ragazzo che stava in disparte… si chiamava Peter. Scese tutto confuso, come se tremasse di freddo, malgrado il sole. Catarina aveva uno strano sguardo di avidità nei suoi occhi. Gli strinse il viso fra le mani e lo baciò sulla bocca. Fu come se avesse scatenato le forze dell'inferno. Quello che li unì fu un abbraccio animalesco e io ne rimasi annientata e non potei ribellarmi quando il primo giovane mi volle di nuovo e riprovai quel piacere crudele. Poi facemmo un bagno e ci lasciammo. A casa trovai Carl che era tornato dalla città. Cenammo insieme e bevemmo del vino rosso che lui aveva comprato. E dopo andammo a letto. Quella sera capii quanto era bello donarsi per amore. A te è mai successo? Comunque rimasi incinta. Carl ci rimase molto male e era sconcertato, innervosito perché non voleva bambini. Fortunatamente non portai al termine la mia maternità. Neanche io volevo bambini in quel momento. Ma c'è sempre qualcosa che non convince, che non va… la coscienza ti rimorde per delle sciocchezze. Ci capisci qualcosa? Una si prefigge degli scopi nella vita… ma è indispensabile raggiungerli? Si può essere un’altra… si può essere un'altra persona nello stesso momento? Puoi essere due persone? Che stupidaggine...vado a prendere un fazzoletto

PERSONA

"Persona" è un film del 1966 diretto dal regista svedese Ingmar Bergman, considerato uno dei massimi capolavori del cinema moderno e una pietra miliare per l'uso innovativo della cinematografia per esplorare questioni psicologiche e esistenziali.


La trama del film si concentra su due donne: Elisabet Vogler, un'attrice che improvvisamente diventa muta durante una rappresentazione teatrale, e Alma, l'infermiera incaricata di prendersi cura di lei. Elisabet è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico a seguito del suo mutismo, ma non mostra segni di malattia mentale oltre alla sua incapacità di parlare. Per facilitare la sua riabilitazione, il medico suggerisce che Elisabet trascorra del tempo in una casa al mare, accompagnata da Alma.


La relazione tra le due donne si sviluppa in modo intenso e complesso. Alma parla apertamente di sé stessa, dei suoi sentimenti, delle sue speranze e delle sue paure, mentre Elisabet rimane in gran parte silenziosa, ascoltando e osservando. Il confine tra le due donne inizia a sfumare. Alma diventa sempre più ossessionata da Elisabet, fino a esprimere i pensieri e le emozioni dell'attrice come se fossero i suoi.

ANALISI MONOLOGO

Alma condivide un'esperienza estremamente personale e intima, segnalando un punto di svolta nella sua relazione con Elisabet. La sincerità e la dettagliatezza del racconto mettono in luce la sua vulnerabilità e il desiderio di connessione umana. Il racconto rivela un conflitto interno tra il desiderio di Alma di mantenere la propria dignità e il suo abbandono ai desideri carnali. Questo conflitto interno è rappresentato dalla sua iniziale resistenza seguita dalla partecipazione agli atti sessuali. Il piacere fisico "crudele" che prova è vissuto con una miscela di orrore e accettazione, riflettendo il tormento di chi si trova diviso tra moralità e desiderio represso.


La dinamica tra i personaggi sulla spiaggia esplora il tema della sottomissione e del controllo. Alma, inizialmente una spettatrice passiva, diventa parte dell'azione su incitamento di Catarina. Il monologo solleva questioni fondamentali sull'identità e la dualità. Alma si interroga sulla possibilità di essere due persone diverse allo stesso tempo, riflettendo la crisi di identità che lei stessa e Elisabet vivono nel film. La sua storia serve come un parallelo al silenzio di Elisabet, proponendo che entrambi i personaggi stiano lottando con lati nascosti della loro personalità.


Bergman utilizza il monologo anche per sfidare lo spettatore a confrontarsi con le proprie maschere e verità nascoste. La domanda finale di Alma, "A te è mai successo?", rompe la quarta parete e invita lo spettatore a riflettere sulla propria vita e identità.

CONCLUSIONI

Il monologo di Alma rappresenta un esempio eccezionale di come il cinema possa essere impiegato per esplorare e riflettere su temi profondi e complessi. Ingmar Bergman, attraverso questo dialogo intenso,approfondisce la psiche dei suoi personaggi, e invita anche lo spettatore a confrontarsi con le proprie paure, desideri e dualità interne.

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