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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Concetta Salina rappresenta un momento di forte rottura rispetto alle dinamiche familiari e sociali che dominano Il Gattopardo. Concetta, tradizionalmente dipinta come una figura passiva e legata all’autorità paterna, qui esplode in un atto di ribellione nei confronti del padre, il principe Fabrizio. Il tema centrale di questo monologo è l’emancipazione: Concetta non vuole più essere una semplice spettatrice della propria vita, soggetta alle decisioni imposte dalla famiglia. Chiede per sé uno spazio di autodeterminazione, un futuro che non sia solo un’ombra di quello che il padre ha pianificato per lei. Ma il suo discorso ha anche una sfumatura più profonda: è una supplica, non una sfida.
STAGIONE 1 EPISODIO 5
MINUTAGGIO: 43:46-47:50
RUOLO: Concetta
ATTRICE: Benedetta Porcaroli
DOVE: Netflix
ITALIANO
Papà… papà per favore… ma basta. Basta, ancora con questa convinzione assurda di poter decidere per la vita di tutti. Di poter controllare tutti, come se fossimo dei burattini. Io ho bisogno di costruirmi una cosa mia, ho bisogno di vivere la mia vita da sola, senza di te. Io ti voglio davvero bene, papà… però non posso vivere dentro questo mondo che hai costruito tu, perché ne ho bisogno di costruirmene uno anche io. Il conte Bombello ha intenzione di chiederti la mia mano. E ho bisogno che tu, per favore, gliela conceda. Mi devi liberare da te. E adesso andiamo a casa.
"Il Gattopardo" segue la parabola del principe Fabrizio Salina, un nobile siciliano che assiste al crollo dell’aristocrazia durante il Risorgimento italiano, in un momento storico segnato dallo sbarco di Garibaldi in Sicilia e dall’unificazione del Regno d’Italia. La storia si sviluppa in sette capitoli e copre un arco temporale che va dal maggio del 1860 fino agli ultimi anni della vita del protagonista.
Capitolo I – Maggio 1860: Il tramonto di un’epoca
Il romanzo si apre nella dimora del principe Fabrizio Salina, a Palermo. La sua famiglia, composta dalla moglie Maria Stella, dai figli e dai servitori, vive secondo un rigido protocollo aristocratico. La tranquillità della routine quotidiana è scossa dalle notizie dell’arrivo dei garibaldini in Sicilia. Il principe è consapevole che il mondo a cui appartiene sta per cambiare, ma accoglie questi eventi con distacco. L’unico a mostrarsi entusiasta è il nipote Tancredi Falconeri, giovane scaltro e ambizioso, che decide di unirsi ai garibaldini, affermando la celebre frase: "Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi". Questa affermazione riflette la sua capacità di adattarsi ai nuovi assetti politici, in contrasto con l’atteggiamento rassegnato dello zio.
Capitolo II – Giugno 1860: Il viaggio a Donnafugata
Per sfuggire ai disordini di Palermo, il principe e la sua famiglia si rifugiano nella residenza estiva di Donnafugata, un immaginario paese siciliano. Qui vengono accolti dagli abitanti del luogo, che sperano in un sostegno del nobile ai cambiamenti politici in corso. Nel frattempo, emerge la figura di Calogero Sedara, un ricco borghese rozzo ma in ascesa sociale, che rappresenta la nuova classe dirigente. Sua figlia, Angelica, è una giovane di straordinaria bellezza e intelligenza. Tancredi, che inizialmente sembrava destinato a sposare la cugina Concetta, figlia del principe, rimane invece affascinato da Angelica e decide di corteggiarla, attirato dalla sua ricchezza e dalla possibilità di inserirsi nella nuova società emergente.
Capitolo III – L’offerta di senatore
La monarchia piemontese, ormai padrona della Sicilia, cerca di coinvolgere la nobiltà nel nuovo governo. L’inviato piemontese, Chevalley, propone al principe Salina di diventare senatore del Regno d’Italia. Fabrizio, però, rifiuta con un discorso che rappresenta una delle riflessioni più amare del romanzo: sostiene che la Sicilia è una terra destinata all’immobilità e che la sua popolazione, pur cambiando governi e padroni, non muterà mai nella sostanza.
È un momento chiave del romanzo: il principe prende definitivamente atto della fine del suo mondo e della sua estraneità alla nuova società.
Capitolo IV – Il ballo e la consapevolezza della fine
La scena del ballo, ambientata nel palazzo Ponteleone a Palermo, è uno dei momenti più celebri del romanzo. Il principe, ormai anziano, partecipa con distacco alla sontuosa festa organizzata dall’aristocrazia. Qui, osservando la giovane Angelica danzare con Tancredi, capisce che il futuro appartiene a loro e non alla sua generazione. L’aristocrazia si sta mescolando con la borghesia emergente, ma questo cambiamento non porterà a una vera rivoluzione sociale, bensì a un’illusione di modernità. Nel corso del ballo, il principe si specchia e si vede invecchiato e stanco, realizzando definitivamente la propria decadenza.
Capitolo V – L’agonia del principe
Anni dopo, il principe è ormai un uomo vecchio e malato. In una delle pagine più intense del romanzo, assiste al proprio declino fisico con lucida consapevolezza.
La scena della sua morte è descritta con grande potenza narrativa: il principe ha una visione mistica in cui intravede una giovane donna (la Morte), che gli appare bellissima e lo invita a seguirla. Questa rappresentazione della morte come un passaggio dolce e inevitabile segna la chiusura della sua parabola esistenziale.
Capitolo VI – Le tre figlie nubili
Dopo la morte del principe, la narrazione si sposta su Concetta, la figlia che non si è mai sposata e che vive ancora nella vecchia casa di famiglia con le sorelle. La sua esistenza è segnata dal rimpianto per non aver sposato Tancredi, che nel frattempo ha avuto una vita piena di successi. Ormai anziana, Concetta assiste con tristezza allo smantellamento della casa e alla progressiva scomparsa di tutto ciò che un tempo rappresentava la grandezza dei Salina. La scena conclusiva del romanzo è emblematica: gli oggetti sacri della famiglia vengono gettati via, mentre un cane imbalsamato, un tempo simbolo del passato glorioso della casa, viene abbandonato e distrutto. È l’ultima immagine del declino inesorabile di un’epoca.
IL GATTOPARDO DI NETFLIX
L’adattamento più celebre rimane senza dubbio quello cinematografico di Luchino Visconti (1963), che con la sua estetica grandiosa, il rigore storico e le straordinarie interpretazioni di Burt Lancaster, Alain Delon e Claudia Cardinale, ha fissato un immaginario quasi insuperabile. Nel 2024, Netflix ha trasposto il romanzo in una serie di sei episodi diretti da Tom Shankland.
La serie segue la struttura generale del libro, ma introduce variazioni significative:
Il racconto si apre con Don Fabrizio (Kim Rossi Stuart) che infrange il coprifuoco per recuperare la figlia Concetta (Benedetta Porcaroli) in convento. Questo evento non è presente nel romanzo, dove Concetta è un personaggio più passivo e legato alla casa paterna.
Tancredi (Saul Nanni) viene arrestato per la sua adesione ai garibaldini e il principe è costretto a negoziare la sua liberazione cedendo parte delle sue terre. Questo aggiunge una dimensione più drammatica al sacrificio del principe, che nel libro accetta la trasformazione della società con maggiore distacco e ironia.
Il ruolo di Concetta è ampliato, dando al personaggio una maggiore centralità e una volontà più esplicita di ribellarsi al padre e alle rigide regole della famiglia.
Il focus sul rapporto tra Tancredi e Angelica (Deva Cassel) è enfatizzato, ma la relazione perde parte della sua ambiguità rispetto al romanzo, dove Tancredi è un opportunista lucido e calcolatore, mentre nella serie sembra più un giovane travolto dalla passione.
Se il film di Visconti cercava un’estrema fedeltà alla pagina scritta, la serie Netflix tenta di adattare la storia a un linguaggio più contemporaneo, con un maggiore approfondimento psicologico di alcuni personaggi, ma rischiando di perdere la sottile ironia e il disincanto dell’opera originale.
"Papà… papà per favore… ma basta. Basta, ancora con questa convinzione assurda di poter decidere per la vita di tutti." L’incipit è carico di frustrazione. L’uso ripetuto di “papà” con il tono di una supplica suggerisce un forte coinvolgimento emotivo: Concetta non sta solo affrontando il padre come capo famiglia, ma come figura centrale della sua vita. Qui emerge il nodo del conflitto: il principe Fabrizio ha sempre esercitato un controllo assoluto sulla famiglia, prendendo decisioni per tutti senza possibilità di discussione. Concetta, cresciuta in questo ambiente soffocante, ora sente il bisogno di opporsi. La parola “burattini” è particolarmente forte: Concetta si sente priva di autonomia, un personaggio secondario nella propria esistenza. È una chiara denuncia del sistema patriarcale che ha governato la sua vita.
"Io ho bisogno di costruirmi una cosa mia, ho bisogno di vivere la mia vita da sola, senza di te." Questa frase è il cuore del monologo. Concetta esprime un desiderio che fino a questo momento è sempre rimasto represso: vuole un’esistenza propria, lontana dall’ombra ingombrante del padre. Ma la frase “senza di te” ha un peso particolare: Concetta sta affermando che la presenza del padre è diventata un ostacolo. Per emanciparsi, deve liberarsi della sua influenza.
"Il conte Bombello ha intenzione di chiederti la mia mano. E ho bisogno che tu, per favore, gliela conceda. Mi devi liberare da te." La richiesta di sposare il conte Bombello non è dettata dall’amore, ma dalla necessità di sfuggire alla prigione familiare. Il matrimonio diventa un mezzo per conquistare una libertà che le è sempre stata negata. L’uso dell’espressione “Mi devi liberare da te” è forte e doloroso: Concetta vede il padre non più come un protettore, ma come una catena da spezzare.
"E adesso andiamo a casa." Dopo la carica emotiva del monologo, Concetta riporta il discorso alla realtà. Questa frase non è solo un modo per concludere la conversazione, ma un ritorno all’ordine dopo la tempesta emotiva. Significa che, nonostante la ribellione, Concetta è ancora dentro quel mondo da cui vuole fuggire. Non scappa, non impone con la forza il proprio volere: chiede. Il suo destino è ancora legato alla volontà del padre, almeno fino a quando lui non deciderà di concederle la libertà che chiede
Il monologo di Concetta è un momento di grande crescita per il suo personaggio. Per tutta la vita ha vissuto nel silenzio e nella sottomissione, ma ora trova la forza di parlare, di affermare la propria volontà. La sua ribellione ha un carattere tragico. Il fatto che l’unico modo per liberarsi sia il matrimonio con un uomo che non ama dimostra quanto limitate siano ancora le sue scelte. Non può autodeterminarsi del tutto, può solo scegliere una diversa forma di prigionia.
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