Monologo - Astrid Meloni da \"Il Gattopardo\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Stella, la moglie del principe Fabrizio Salina, rappresenta una delle voci più tradizionaliste e indignate di Il Gattopardo. Qui si oppone con fermezza al matrimonio tra Angelica Sedara e Tancredi Falconeri, vedendolo come un affronto all'onore della famiglia aristocratica. La sua reazione è guidata da un profondo senso di appartenenza alla nobiltà, che percepisce come un'istituzione minacciata dall'ascesa della borghesia. La sua disapprovazione non riguarda Angelica in sé, ma il suo retaggio familiare: il padre, Don Calogero Sedara, è un uomo arricchito e senza maniere, e la madre, Bastiana, è una donna priva di istruzione e raffinatezza. Questo sfogo di Stella è emblematico del conflitto centrale del romanzo: il vecchio ordine aristocratico contro la nuova società borghese che avanza.

La figlia della Merda e della Bestia

STAGIONE 1 EPISODIO 3
MINUTAGGIO
: 43:12-44:00

RUOLO: Stella
ATTRICE:
Astrid Meloni
DOVE:
Netflix



ITALIANO


E invece è proprio il momento. Tu lo sai come la chiamano la moglie di Don Calogero, Bastiana Sedara? La chiamano La Bestia, perché non sa ne scrivere, né leggere, né… né condurre una conversazione. E ti interessa sapere come chiamavano suo padre? Era così rozzo… così sporco… che lo chiamavano semplicemente “La Merda”. Ecco chi ti appresti a far entrare nella nostra famiglia. La figlia della Bestia e la nipote della merda. Ma perché non ti opponi a questo affronto?

Il Gattopardo

"Il Gattopardo" segue la parabola del principe Fabrizio Salina, un nobile siciliano che assiste al crollo dell’aristocrazia durante il Risorgimento italiano, in un momento storico segnato dallo sbarco di Garibaldi in Sicilia e dall’unificazione del Regno d’Italia. La storia si sviluppa in sette capitoli e copre un arco temporale che va dal maggio del 1860 fino agli ultimi anni della vita del protagonista.



Capitolo I – Maggio 1860: Il tramonto di un’epoca


Il romanzo si apre nella dimora del principe Fabrizio Salina, a Palermo. La sua famiglia, composta dalla moglie Maria Stella, dai figli e dai servitori, vive secondo un rigido protocollo aristocratico. La tranquillità della routine quotidiana è scossa dalle notizie dell’arrivo dei garibaldini in Sicilia. Il principe è consapevole che il mondo a cui appartiene sta per cambiare, ma accoglie questi eventi con distacco. L’unico a mostrarsi entusiasta è il nipote Tancredi Falconeri, giovane scaltro e ambizioso, che decide di unirsi ai garibaldini, affermando la celebre frase: "Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi". Questa affermazione riflette la sua capacità di adattarsi ai nuovi assetti politici, in contrasto con l’atteggiamento rassegnato dello zio.



Capitolo II – Giugno 1860: Il viaggio a Donnafugata


Per sfuggire ai disordini di Palermo, il principe e la sua famiglia si rifugiano nella residenza estiva di Donnafugata, un immaginario paese siciliano. Qui vengono accolti dagli abitanti del luogo, che sperano in un sostegno del nobile ai cambiamenti politici in corso. Nel frattempo, emerge la figura di Calogero Sedara, un ricco borghese rozzo ma in ascesa sociale, che rappresenta la nuova classe dirigente. Sua figlia, Angelica, è una giovane di straordinaria bellezza e intelligenza. Tancredi, che inizialmente sembrava destinato a sposare la cugina Concetta, figlia del principe, rimane invece affascinato da Angelica e decide di corteggiarla, attirato dalla sua ricchezza e dalla possibilità di inserirsi nella nuova società emergente.



Capitolo III – L’offerta di senatore


La monarchia piemontese, ormai padrona della Sicilia, cerca di coinvolgere la nobiltà nel nuovo governo. L’inviato piemontese, Chevalley, propone al principe Salina di diventare senatore del Regno d’Italia. Fabrizio, però, rifiuta con un discorso che rappresenta una delle riflessioni più amare del romanzo: sostiene che la Sicilia è una terra destinata all’immobilità e che la sua popolazione, pur cambiando governi e padroni, non muterà mai nella sostanza.
È un momento chiave del romanzo: il principe prende definitivamente atto della fine del suo mondo e della sua estraneità alla nuova società.



Capitolo IV – Il ballo e la consapevolezza della fine


La scena del ballo, ambientata nel palazzo Ponteleone a Palermo, è uno dei momenti più celebri del romanzo. Il principe, ormai anziano, partecipa con distacco alla sontuosa festa organizzata dall’aristocrazia. Qui, osservando la giovane Angelica danzare con Tancredi, capisce che il futuro appartiene a loro e non alla sua generazione. L’aristocrazia si sta mescolando con la borghesia emergente, ma questo cambiamento non porterà a una vera rivoluzione sociale, bensì a un’illusione di modernità. Nel corso del ballo, il principe si specchia e si vede invecchiato e stanco, realizzando definitivamente la propria decadenza.



Capitolo V – L’agonia del principe


Anni dopo, il principe è ormai un uomo vecchio e malato. In una delle pagine più intense del romanzo, assiste al proprio declino fisico con lucida consapevolezza.
La scena della sua morte è descritta con grande potenza narrativa: il principe ha una visione mistica in cui intravede una giovane donna (la Morte), che gli appare bellissima e lo invita a seguirla. Questa rappresentazione della morte come un passaggio dolce e inevitabile segna la chiusura della sua parabola esistenziale.



Capitolo VI – Le tre figlie nubili


Dopo la morte del principe, la narrazione si sposta su Concetta, la figlia che non si è mai sposata e che vive ancora nella vecchia casa di famiglia con le sorelle. La sua esistenza è segnata dal rimpianto per non aver sposato Tancredi, che nel frattempo ha avuto una vita piena di successi. Ormai anziana, Concetta assiste con tristezza allo smantellamento della casa e alla progressiva scomparsa di tutto ciò che un tempo rappresentava la grandezza dei Salina. La scena conclusiva del romanzo è emblematica: gli oggetti sacri della famiglia vengono gettati via, mentre un cane imbalsamato, un tempo simbolo del passato glorioso della casa, viene abbandonato e distrutto. È l’ultima immagine del declino inesorabile di un’epoca.



IL GATTOPARDO DI NETFLIX


L’adattamento più celebre rimane senza dubbio quello cinematografico di Luchino Visconti (1963), che con la sua estetica grandiosa, il rigore storico e le straordinarie interpretazioni di Burt Lancaster, Alain Delon e Claudia Cardinale, ha fissato un immaginario quasi insuperabile. Nel 2024, Netflix ha trasposto il romanzo in una serie di sei episodi diretti da Tom Shankland.


La serie segue la struttura generale del libro, ma introduce variazioni significative:

Il racconto si apre con Don Fabrizio (Kim Rossi Stuart) che infrange il coprifuoco per recuperare la figlia Concetta (Benedetta Porcaroli) in convento. Questo evento non è presente nel romanzo, dove Concetta è un personaggio più passivo e legato alla casa paterna.


Tancredi (Saul Nanni) viene arrestato per la sua adesione ai garibaldini e il principe è costretto a negoziare la sua liberazione cedendo parte delle sue terre. Questo aggiunge una dimensione più drammatica al sacrificio del principe, che nel libro accetta la trasformazione della società con maggiore distacco e ironia.


Il ruolo di Concetta è ampliato, dando al personaggio una maggiore centralità e una volontà più esplicita di ribellarsi al padre e alle rigide regole della famiglia.

Il focus sul rapporto tra Tancredi e Angelica (Deva Cassel) è enfatizzato, ma la relazione perde parte della sua ambiguità rispetto al romanzo, dove Tancredi è un opportunista lucido e calcolatore, mentre nella serie sembra più un giovane travolto dalla passione.


Se il film di Visconti cercava un’estrema fedeltà alla pagina scritta, la serie Netflix tenta di adattare la storia a un linguaggio più contemporaneo, con un maggiore approfondimento psicologico di alcuni personaggi, ma rischiando di perdere la sottile ironia e il disincanto dell’opera originale.

Analisi Monologo

Stella costruisce il suo discorso su un crescendo di disprezzo e disgusto, usando una progressione linguistica aggressiva e sprezzante.


La madre di Angelica, Bastiana Sedara, è descritta come ignorante e priva di qualsiasi grazia. Il soprannome “La Bestia” richiama un'immagine animalesca, primitiva, una creatura incapace di stare nella società raffinata dell’aristocrazia. L’assenza di cultura (non sa leggere né scrivere) è vista da Stella come un marchio di inferiorità sociale.

La descrizione del nonno di Angelica raggiunge il massimo del disprezzo: così rozzo, così sporco, che lo chiamavano semplicemente ‘La Merda’. Qui Stella tocca il punto più basso della degradazione sociale, evidenziando la povertà, ma anche la mancanza di decoro e dignità. Il linguaggio è volutamente crudo e diretto, quasi scioccante, per sottolineare l’inaccettabilità di questa unione.


Alla fine del monologo, Stella cambia tono e si rivolge direttamente al marito: Ma perché non ti opponi a questo affronto?”. Il disprezzo per la famiglia Sedara si trasforma in rabbia e delusione nei confronti di Filippo, colpevole di accettare un’unione che, agli occhi di Stella, è una sconfitta dell’aristocrazia.

Conclusione

Il monologo di Stella rappresenta il rifiuto assoluto del cambiamento. Per lei, il matrimonio tra Tancredi e Angelica non è solo un’unione tra due persone, ma il simbolo della contaminazione tra due mondi inconciliabili. Se Tancredi vede nel matrimonio con Angelica un’opportunità per garantirsi un futuro nel nuovo ordine sociale, Stella lo vive come un’umiliazione irreparabile. Il suo disgusto per la famiglia Sedara è il riflesso di un’aristocrazia che non accetta di essere superata, ma che non ha più il potere di impedirlo.

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