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~ LA REDAZIONE DI RC
"La vita è bella", diretto e interpretato da Roberto Benigni, è un capolavoro del cinema italiano che fonde commedia e tragedia in un contesto storico devastante. Il film, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, racconta la storia di Guido, un ebreo italiano, che usa la sua ingegnosità e il suo spirito umoristico per proteggere suo figlio Giosuè dalle atrocità di un campo di concentramento nazista.
MINUTAGGIO: 25:23-28:11
RUOLO: Guido
ATTORE: Roberto Benigni
DOVE: Netflix
ITALIANO
Sono venuto da Roma, testè ora, per venire a dirvi, acciocché voi sappiate, bambini, che la nostra razza è superiore. Sono stato appunto scelto io dagli scienziati razzisti italiani, acciocché dimostrarvi quanto la nostra razza sia superiore. Perché, bambini, hanno scelto me? C’è bisogno di dirlo? Dove lo trovate uno più bello di me? Dove lo trovate uno più bello di me. Giustamente si è fatto il silenzio. Voi avete davanti un’originale razza superiore, ariana, purissima, bambini. Parliamo da una cosa che uno magari dice, che vuoi che sia, no? L’orecchio. Guardate qua. Guardate la perfezione di questo orecchio. Padiglione auricolare sinistro con campanula pendente finale; cartilagine mobile, pieghevole. Trovatemi due orecchie più belle di queste e io me ne vado, per carità. In Francia se le sognano due orecchie così. Guardate qua, guardate qua, guardate qua, guardate che gamba superiore ariana originale pura, un gioiello di gamba. Guardate che piegatura, guardate che stantuffata di razza. Guardate che roba questa gamba. Questa si chiama: piegatura di gamba ariana con movimento circolare del piede italico. Caviglia etrusca su stinco romano. Guardate che resistenza. Ce le invidia tutto il mondo, bambini. E voi da grandi avrete una gamba così: ma che dico una, due. Tutte e due le avrete. Se si rompe questa c’abbiamo quell’altra. Si rompe questa abbiamo quell’altra. Si rompono tutte e due, quello è un caso di sfortuna, che c’entra. Bambini. Le razze esistono. Eccome. Ma andiamo avanti. Vi voglio far vedere un’altra cosa, bambini. L’ombelico! Guardate! Guardate che bell’ombelico! Che nodo, ma non si snoda neanche coi denti. Ci hanno provato gli scienziati razzisti, ma niente, non si snoda. Questo è l’ombelico italiano della nostra razza. Guardate che roba, guardate che muscolatura. Cipite, bicipite, tricipite, guardate che bellezza, è. Guardate l’anca. Guardate che movimento. Signori… Signori… io ora vi saluto, vero, perché me ne devo andare, ho un appuntamento, mi è venuto in mente ora, devo fare un’uscita ariana. Vi saluto, arrivederci, ombelicoo! Principessa, ci vediamo a Venezia.
"La vita è bella" è un film del 1997 diretto da Roberto Benigni, che ne è anche protagonista. Questo film è una commovente commistione di tragedia e commedia, ambientato in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
La trama si articola in due parti distinte ma intensamente collegate. Nella prima parte, conosciamo Guido, un ebreo con un incredibile senso dell'umorismo e una capacità innata di trovare il lato comico anche nelle situazioni più difficili. Si trasferisce in una città toscana per lavorare come cameriere e qui incontra Dora, una bella insegnante, di cui si innamora perdutamente. Nonostante lei sia già fidanzata con un uomo ricco e di alta classe sociale, Guido riesce a conquistarla con il suo spirito indomito e la sua allegria. Il loro matrimonio è felice e nasce anche un figlio, Giosuè.
La seconda parte del film cambia drasticamente tono quando Guido e Giosuè vengono deportati in un campo di concentramento nazista. Per proteggere suo figlio dall'orrore della loro situazione, Guido immagina che il campo sia solo una complicata gara a punti in cui il premio finale è un carro armato. Giosuè, convinto che tutto sia solo un gioco inventato dal padre, segue le "regole" che Guido stabilisce, rimanendo ignaro della realtà circostante.
Il film segue il percorso di Guido mentre cerca disperatamente di mantenere l'innocenza del figlio, creando momenti di gioia e umorismo nonostante la disperazione e il pericolo costante. "La vita è bella" è un esempio di come lo spirito umano possa cercare di prevalere anche nelle circostanze più terribili.
Il monologo di Roberto Benigni è un esempio di come il film usi l'umorismo per affrontare temi tragici. Analizzando il testo, vediamo come Guido utilizzi l'ironia per ridicolizzare la dottrina razzista nazista che sottolinea la supremazia di una "razza superiore". Presentandosi ironicamente come un esemplare di questa "razza superiore", Guido esagera le proprie caratteristiche fisiche in modo comico e assurdo. Descrivendo dettagli come l'orecchio, la gamba e l'ombelico con termini enfatici e scientificamente privi di senso, dimostra l'assurdità della supremazia razziale.
L'uso dell'umorismo qui serve a più scopi: offre un sollievo emotivo dal dramma circostante, permette a Guido di mantenere una facciata di normalità per suo figlio e, allo stesso tempo, offre allo spettatore una critica tagliente dell'ideologia nazista. Questo monologo evidenzia la forza del personaggio di Guido e la sua determinazione a preservare l'innocenza del figlio contro le brutalità della realtà esterna.
Il monologo culmina in una commiato apparentemente leggero e spontaneo, che sottolinea ulteriormente l'improvvisazione costante di Guido per adattarsi e proteggere le persone intorno a lui. Questo aspetto del personaggio lo rende particolarmente amato e memorabile, mostrando come l'amore paterno possa manifestarsi anche nelle circostanze più buie attraverso l'umorismo e l'ingegnosità.
Il monologo di Guido rappresenta un esempio di come l'umorismo possa trasformarsi in uno strumento di resistenza e ribellione. Attraverso l'uso della satira, Benigni critica le basi ideologiche del nazismo e fornisce anche a suo figlio uno scudo psicologico contro le crude realtà del campo di concentramento. Questa scena riflette l'essenza del film: la capacità di preservare la speranza e l'umanità in mezzo all'inumanità.
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