Il Monologo di Erik Selvig in Thor 2: Genialità e Follia in Camice da Notte

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Siamo nella seconda parte di Thor: The Dark World. Erik Selvig, l’astrofisico un po’ fuori di testa che abbiamo conosciuto già nel primo Thor e in Avengers, è appena uscito da una fase particolarmente delicata: il contatto con il potere del Tesseract lo ha profondamente segnato. In questa scena, lo ritroviamo in un istituto psichiatrico, mentre spiega davanti a un pubblico attonito (e incredulo) il fenomeno della Convergenza.

Universi e dimensioni, e scarpe

MINUTAGGIO: 52:00-53:00
RUOLO:  Erik
ATTORE:
Stellan Skarsgård
DOVE: Disney+



INGLESE

The universe rotates on a 5,000 year cycle and once a cycle, all the worlds align. Imagine... Imagine that this is our world. Oh, thank you. And this is another world. Normally, they're separate. But during the Alignment, everything is connected, all nine realms. All nine realms are passing through each other and gravity, light, and even matter, is crashing from one world to the other. But if this happens to us now, the result will be cataclysmic. My gravimetric spikes can stabilize the focal point of the Convergence. This time, the Alignment and all the other worlds would just pass us by. It's beautiful. It's simple. Any questions?

ITALIANO

L’universo ruota in un ciclo di cinquemila anni. E una volta in ogni ciclo, i mondi si allineano. Immaginate… immaginate che questa sia il nostro mondo (prende una scarpa) e… oh, grazie (Prende una seconda scarpa) E questo sia un altro mondo. Di solito sono separati. Ma durante l’Allineamento, tutto è connesso. Tutti i Nove regni, tutti i Nove Regni transitano l’uno nell’altro. E la gravità, la luce, e anche la materia si schiantano da un mondo all’altro. ma se questo dovesse accadere, il risultato sarebbe catastrofico. Le mie pinzette gravimetriche (due normalissime matite) possono stabilizzare il punto focale della Convergenza. Questa volta l’allineamento e tutti gli altri mondi ci sfiorerebbero soltanto. E’ bellissimo, e semplice. Ci sono domande? 

Thor: The Dark World

"Thor: The Dark World" (2013), diretto da Alan Taylor, è il secondo film del dio del tuono nell’MCU e si colloca temporalmente dopo The Avengers (2012). È un film spesso considerato minore nella saga, ma che ha dei punti interessanti, soprattutto a livello di atmosfera e costruzione del mondo narrativo. Andiamo a vedere la trama in modo dettagliato, scena dopo scena, senza correre troppo. Il film si apre con una voce fuori campo di Odino (Anthony Hopkins) che racconta un’antica guerra tra gli Asgardiani e gli Elfi Oscuri guidati da Malekith. Questi ultimi volevano riportare l’universo nelle tenebre utilizzando una sostanza primordiale chiamata Aether. Odino spiega che, una volta sconfitti, l’Aether è stato nascosto, perché troppo pericoloso da distruggere. Questo prologo ha un tono epico, quasi da fantasy classico, con un’estetica che ricorda Il Signore degli Anelli, ma in salsa Marvel.

Nel presente, Jane Foster (Natalie Portman) è a Londra con Darcy e sta cercando segnali di attività cosmica anomala. Questi eventi sono collegati alla Convergenza, un raro allineamento cosmico dei Nove Regni. In una delle anomalie spaziali, Jane viene trasportata in un mondo dove l’Aether è nascosto: viene contaminata dalla sostanza, che entra nel suo corpo. Thor (Chris Hemsworth), che era tornato ad Asgard dopo gli eventi di Avengers, viene avvertito da Heimdall che Jane è sparita dalla sua vista. Torna sulla Terra, la trova, e la porta ad Asgard per cercare una cura. L’Aether, però, è sveglio. E Malekith si risveglia dal suo sonno millenario. Malekith, interpretato da Christopher Eccleston, guida un attacco diretto ad Asgard per recuperare l’Aether. Qui vediamo uno dei momenti più cupi del film: la morte di Frigga, la madre di Thor, che muore difendendo Jane. Questo evento ha un peso reale sul protagonista e aggiunge una nota drammatica al film che, altrimenti, tende a restare su binari molto action/fantasy. Thor capisce che non può affrontare Malekith da solo. Qui entra in scena Loki (Tom Hiddleston), prigioniero per la battaglia di New York. La parte centrale del film è tutta costruita sul rapporto tra i due fratelli: odio, complicità, tradimento, sarcasmo. I dialoghi tra loro sono probabilmente la parte meglio scritta del film. Thor chiede a Loki di aiutarlo a portare Jane fuori da Asgard, e usare lei come esca per arrivare a Malekith. 

Malekith riesce a estrarre l’Aether da Jane e si prepara a usarlo per distruggere i Nove Regni durante il picco della Convergenza. Lo scontro finale avviene a Greenwich, in Inghilterra, con portali dimensionali che aprono passaggi tra i vari mondi. È una battaglia un po’ caotica ma visivamente interessante, in cui Thor combatte Malekith passando da un reame all’altro. Alla fine, con l’aiuto della scienza di Erik Selvig e Darcy (e un po’ di martello), Thor riesce a fermarlo. Malekith viene schiacciato dalla sua stessa astronave su Svartalfheim. Thor rinuncia al trono di Asgard. Va da Odino e gli dice che non vuole essere re. Ma — e qui c’è il colpo di scena — non è Odino. È Loki, che ha finto la propria morte e ora siede sul trono, camuffato da suo padre.

Analisi Monologo

“L’universo ruota in un ciclo di cinquemila anni. E una volta in ogni ciclo, i mondi si allineano.” Selvig apre il discorso con una frase che sembra mitologica, e infatti richiama proprio il tono epico del prologo del film. La Convergenza è presentata non come un evento tecnico, ma come un fenomeno ciclico, inevitabile, quasi naturale quanto le stagioni o le maree. Il tono è grave, e lui lo dice mentre è in pigiama, in una stanza da manicomio: questo contrasto è essenziale. “Di solito sono separati. Ma durante l’Allineamento, tutto è connesso.” La separazione tra i mondi è una condizione ordinaria, e il fatto che durante la Convergenza "tutto è connesso" diventa un chiaro parallelo con le condizioni mentali di Selvig stesso. È come se stesse parlando del suo cervello, non solo dell'universo: tutto ciò che era separato – razionalità, percezione, ordine – ora si sovrappone.

(prende due scarpe e due matite per spiegare il fenomeno)

La scelta degli oggetti quotidiani – scarpe, matite – è un tratto tipico di quei personaggi scientifici che hanno perso il contatto con la realtà, ma che riescono ancora a comunicarla in modo brillante. È un momento che ricorda un po’ il “Doc” Brown di Ritorno al Futuro: un uomo travolto dalle proprie teorie, ma ancora capace di trovare metafore comprensibili. La gravità, la luce, e anche la materia si schiantano da un mondo all’altro.” Questa frase è centrale perché sottolinea le conseguenze fisiche e percettive dell’Allineamento. È un caos di leggi naturali che si annullano. Non è solo un espediente narrativo: è un modo per raccontare visivamente un universo che collassa su sé stesso. E l’uso del verbo “schiantano” dà una sensazione molto concreta, fisica.

Ma se questo dovesse accadere, il risultato sarebbe catastrofico.” La parola catastrofico riporta l’attenzione su ciò che è in gioco. È un momento di tensione, subito smorzato dal tono del personaggio che passa alla parte più surreale della scena. Questa volta l’allineamento e tutti gli altri mondi ci sfiorerebbero soltanto. È bellissimo, e semplice. Ci sono domande?” 

Conclusione

Il monologo di Erik Selvig in Thor: The Dark World è una parentesi che serve a ricordarci che, nel mezzo di divinità, guerre cosmiche e materia oscura, ci sono anche esseri umani che cercano di capire l’incomprensibile. E spesso lo fanno con mezzi ridicoli, in camice da notte, con una scarpa in mano. Selvig è il simbolo di una scienza che flirta con la follia, di un'umanità che cerca di restare lucida in mezzo all’assurdo.

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