Monologo Femminile - \"Il Buco - Capitolo 2\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Il monologo di una delle prigioniere all'interno del sistema brutale de Il Buco - Capitolo 2 offre una finestra sulle dinamiche di oppressione e disumanizzazione che caratterizzano la Fossa. La prigioniera riflette sui sei mesi trascorsi in questo ambiente infernale, in cui la Legge regola la vita e la morte di chi vi è intrappolato. L'atto di sfidare le regole per aiutare un giovane malnutrito diventa il punto di rottura, portando a una punizione esemplare che culmina in un atto di orrore estremo.

UN CANE MOSTRUOSO

MINUTAGGIO: 46:26-48:53
RUOLO: -

ATTRICE: Natalia Tena
DOVE: Netflix



INGLESE


Coming Soon :)


ITALIANO


Sono sei mesi che sono qui. Il primo giorno la mia compagnia, Kekasih mi ha spiegato la Legge e io l'ho capita. Non è una Legge giusta, perché si limita a proteggere solo il piatto con cui sei entrato nella Fossa. Però ho pensato che fosse un buon inizio. Noi abbiamo sempre rispettato la Legge. Abbiamo mangiato solo le nostre razioni e abbiamo partecipato alle Pacificazioni in ogni occasione necessaria. Ma una volta... Abbiamo incontrato un giovane malnutrito agonizzante, abbiamo preso il piatto di un morto e gli abbiamo dato più cibo di quanto gliene spettava. Solo qualche giorno più tardi è arrivato un Unto. Dagin Babi. Dagin Babi è l'Unto più severo, e lo diventa sempre di più, molto di più. Ha deciso di punirci con una condanna esemplare. Per aver violato la Legge. Kekasih ha fatto resistenza e lo ha attaccato, lei gli ha cavato gli occhi. Dagin Babi ha ordinato di legarla nuda alla piattaforma e l'ha fatta scendere indifesa ai livelli inferiori. Mi hanno obbligato a guardare. A qualche livello più in basso se la sono mangiata. Noi non saremo mai al sicuro dentro la Fossa.

IL BUCO - CAPITOLI 1 E 2

"Il Buco" (titolo originale: El Hoyo) è un film spagnolo del 2019 diretto da Galder Gaztelu-Urrutia, distribuito globalmente da Netflix. È un thriller distopico con elementi di horror, intriso di una potente allegoria sociale. Ambientato in una prigione verticale a più livelli, il film esplora temi di ingiustizia, avidità, sopravvivenza e disuguaglianza, con un'estetica minimalista ma incisiva.


La prigione in cui si svolge la storia è chiamata "Il Buco" ed è una struttura verticale con centinaia di piani. Al centro della prigione c'è una piattaforma che, partendo dal piano più alto, scende attraverso ogni livello una volta al giorno, portando cibo per i prigionieri. Ma la quantità di cibo è limitata e i prigionieri ai piani inferiori ricevono solo ciò che rimane dai livelli superiori, creando un sistema gerarchico brutale dove chi sta in alto mangia abbondantemente, mentre chi sta in basso deve lottare per la sopravvivenza con le briciole rimaste.


Il protagonista, Goreng, si risveglia su uno di questi livelli e scopre presto che ogni mese i prigionieri vengono trasferiti casualmente a nuovi piani. A seconda del piano in cui ci si trova, si può vivere un mese in relativa agiatezza o in una fame disperata. Il film segue il suo tentativo di navigare questa struttura disumana, mentre medita su temi etici e morali. Il film contiene anche molteplici riferimenti religiosi, in particolare alla parabola cristiana del sacrificio. Una delle caratteristiche più angoscianti del film è la ripetitività. Ogni mese, i prigionieri sono spostati a nuovi livelli, e il ciclo ricomincia.


IL BUCO - CAPITOLO 2


"Il Buco - Capitolo 2" è il sequel, disponibile su Netflix dal 4 ottobre 2024. Il film riprende l'ambientazione della prigione verticale, ma introduce nuovi personaggi e dinamiche più complesse.


In questo secondo capitolo, un misterioso leader ha imposto una nuova legge all'interno del "Buco", cercando di rendere il sistema più "giusto", con l'obiettivo di redistribuire il cibo in modo equo tra tutti i livelli della prigione. Ma la brutalità del sistema persiste, con regole ancora più spietate: chi mangia dal piatto sbagliato può essere condannato a morte. La protagonista, una nuova detenuta interpretata da Milena Smit, si unisce a un gruppo di ribelli che cercano di rovesciare il leader e interrompere questo ciclo di violenza.

ANALISI MONOLOGO

Questo monologo è una riflessione sull'orrore e la disumanizzazione all'interno del sistema della "Fossa" (o "Buco"), concentrandosi su temi di ingiustizia, violenza e la lotta per la sopravvivenza in un mondo dominato da regole brutali.


"Sono sei mesi che sono qui. Il primo giorno la mia compagnia, Kekasih mi ha spiegato la Legge e io l'ho capita. Non è una legge giusta, perché si limita a proteggere solo il piatto con cui sei entrato nella Fossa. Però ho pensato che fosse un buon inizio."


La prigioniera introduce il concetto della Legge, che sembra essere una delle regole fondamentali per sopravvivere all'interno della "Fossa". Ma anche se la capisce, riconosce che questa legge non è giusta: è fatta per proteggere un sistema già iniquo, in cui i prigionieri devono rispettare confini artificiali legati alle risorse (il "piatto"). La legge rappresenta un ordine che non risolve il problema della disuguaglianza, ma lo preserva. C'è una rassegnazione iniziale che indica il tentativo di trovare una logica, un senso, persino nel caos.


"Noi abbiamo sempre rispettato la Legge. Abbiamo mangiato solo le nostre razioni e abbiamo partecipato alle Pacificazioni in ogni occasione necessaria." Questa frase evidenzia la docilità e l'accettazione iniziale delle regole da parte della prigioniera e del suo compagno Kekasih. Partecipano alle "Pacificazioni", probabilmente incontri o sforzi collettivi per mantenere un'apparente armonia o equilibrio all'interno di un sistema brutale. Ma questa armonia è fragile e illusoria, basata su un rispetto forzato di regole che sembrano escludere ogni senso di umanità o compassione.


"Ma una volta... Abbiamo incontrato un giovane malnutrito agonizzante, abbiamo preso il piatto di un morto e gli abbiamo dato più cibo di quanto gliene spettava." Il punto di svolta avviene quando i protagonisti infrangono la Legge per un atto di compassione. Invece di seguire il sistema rigidamente, scelgono di aiutare qualcuno che soffre, dimostrando un senso di solidarietà e umanità che sfida le regole stabilite. Questo atto altruista, che in un contesto normale potrebbe essere visto come un gesto eroico o morale, diventa il loro errore fatale.


"Dagin Babi è l'Unto più severo, e lo diventa sempre di più, molto di più. Ha deciso di punirci con una condanna esemplare." L'apparizione di Dagin Babi, il rappresentante della punizione e della crudeltà del sistema, segna l'inizio della discesa nel terrore. La punizione per aver violato la Legge è estrema e sproporzionata: l'idea che Dagin Babi "diventa sempre più severo" implica che il sistema stesso diventa sempre più crudele e disumanizzante, punendo i trasgressori con una brutalità crescente per mantenere il controllo.


"Kekasih ha fatto resistenza e lo ha attaccato, Lei gli ha cavato gli occhi. Dagin Babi ha ordinato di legarla nuda alla piattaforma e l'ha fatta scendere indifesa ai livelli inferiori. Mi hanno obbligato a guardare. A qualche livello più in basso se la sono mangiata."


L'atto di resistenza di Kekasih rappresenta un tentativo disperato di opporsi a un potere insormontabile. Ma questo atto di ribellione porta a una punizione ancora più disumana: Kekasih viene resa vulnerabile, esposta e condannata a morte. Il fatto che venga fatta scendere nei livelli inferiori, dove i prigionieri disperati e affamati la divorano, rafforza la natura ciclica e inescapabile della violenza all'interno della Fossa.


L'obbligo di guardare impone alla protagonista una punizione psicologica e morale, lasciandola non solo testimone dell'orrore, ma anche incapace di fare nulla per fermarlo. Questo momento trasmette un forte senso di impotenza e disperazione, mostrando come il sistema non solo infligga dolore fisico, ma cerchi anche di spezzare la volontà e la psiche dei prigionieri.


"Noi non saremo mai al sicuro dentro la Fossa."


L'affermazione finale è una dichiarazione di verità amara e irrimediabile: non esiste sicurezza o speranza in un sistema così violento e ingiusto. La Fossa non solo rappresenta una prigione fisica, ma anche una prigione morale ed emotiva, in cui la speranza viene schiacciata dalla ripetizione ciclica della brutalità.

CONCLUSIONE

Il Buco - Capitolo 2 riesce a trasmettere con straordinaria intensità l'impotenza e la disperazione che dominano i personaggi intrappolati in questo sistema distopico. L'impossibilità di sottrarsi alla violenza, anche quando si cerca di agire in modo compassionevole, sottolinea l'inevitabilità della brutalità all'interno della Fossa.

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