Monologo - Juliette Binoche in Il Gusto delle Cose

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~ LA REDAZIONE DI RC

"Il Gusto delle Cose" è un'opera cinematografica diretta da Trần Anh Hùng che esplora l'arte culinaria come un linguaggio ricco e multisensoriale. Nel film, Juliette Binoche nel ruolo di Eugénie, incarna una cuoca che utilizza il suo talento per nutrire il corpo e comunicare con l'anima. Questo film si distingue nel panorama cinematografico per la sua capacità di trasformare ogni piatto in un dialogo emotivo e sensoriale con il pubblico. In questo monologo, il personaggio di Binoche offre una riflessione sulla sua filosofia culinaria e sulla connessione emotiva che stabilisce con chi assapora le sue creazioni.

MONOLOGO DI JULIETTE BINOCHE

MINUTAGGIO: 38-40 min

PERSONAGGIO: Eugénie

ATTRICE: Juliette Binoche

DOVE: Al cinema :)


ITALIANO


Per riuscire bene in quello che faccio devo restare qui, nella mia cucina. Non so ecco io a tavola converso con voi attraverso quello che mangiate... Cos'altro potrei dire? Comunque non c'è niente che voi mangiate, che non mangi anche io. Il rombo ad esempio, l'ho assaporato prima di voi quando è arrivato qui questa mattina. L'ho, l'ho annusato, rigirato, accarezzato per tutto il tempo in cui è restato in questa cucina. Conosco a memoria il suo colore, la sua consistenza... addirittura il suo sapore, pur senza averlo assaggiato. Quindi non potete dirmi che quel rombo ha dato più a voi che a me. Ma ora prego signori... accomodatevi in salone. Violette vi servirà i liguori.

IL GUSTO DELLE COSE

La storia segue Dodin Bouffant (interpretato da Benoît Magimel), un celebre gourmand che vive per il cibo, e la sua cuoca Eugénie (interpretata da Juliette Binoche), che con lui condivide un'intesa che va oltre il semplice rapporto lavorativo. Nonostante le numerose proposte di matrimonio da parte di Dodin, Eugénie preferisce mantenere l'equilibrio tra la loro collaborazione professionale e la loro relazione personale.


In questa ricca atmosfera, Violette (Galatéa Bellugi) e sua nipote Pauline (Bonnie Chagneau-Ravoire) completano il quadro, con Pauline che mostra un talento naturale e non ancora sfruttato per il mondo della cucina. La loro preparazione di un banchetto sontuoso serve come catalizzatore per esplorare tutti i sensi, suggerendo che Pauline potrebbe essere la futura erede di questa tradizione culinaria.


"Il gusto delle cose" tratta la cucina come un'arte vera e propria, in cui ogni ingrediente, gesto e piatto è parte di una più ampia espressione creativa. Dodin e Eugénie sono ritratti come artisti che condividono una passione profonda per la gastronomia. Trần Anh Hùng utilizza la cucina per esplorare la sensualità in modo sottile e diretto. Il film trasuda una sensualità che si estende dal cibo agli esseri umani, con scene che collegano intimamente il processo culinario al desiderio umano. Il film si sofferma sulla bellezza della trasmissione di conoscenze e passioni tra generazioni. Al di là di nutrire il corpo, il film suggerisce che il cibo nutre l'anima e mantiene viva la memoria e l'amore.


Il film richiama le opere precedenti di Trần Anh Hùng, in particolare "Il profumo della papaya verde", utilizzando i sensi come un mezzo per raccontare storie più profonde. Inoltre, la figura di Dodin Bouffant è ispirata da gourmand storici, fornendo un contesto culturale ricco che arricchisce il film.

ANALISI MONOLOGO

Il monologo di Juliette Binoche è un esempio di come il film approfondisca l'intersezione tra l'arte culinaria e la comunicazione emotiva e sensoriale.

"Per riuscire bene in quello che faccio devo restare qui, nella mia cucina."

Eugénie esprime un senso di appartenenza e di identità legato alla cucina,
un ambiente in cui lei si sente completamente a suo agio e in controllo. Questa frase stabilisce la cucina come estensione del suo essere, un luogo sacro dove la sua arte prende vita.

"Non so ecco io a tavola converso con voi attraverso quello che mangiate..."

Qui, Eugénie sottolinea l'aspetto comunicativo del cibo. Lei parla con i suoi commensali attraverso le sue creazioni culinarie. Il cibo diventa un linguaggio, una forma di espressione che va oltre le parole, trasmettendo emozioni e pensieri.


"Cos'altro potrei dire? Comunque non c'è niente che voi mangiate, che non mangi anche io."Questo rivela la profonda connessione che Eugénie ha con ogni piatto che prepara. Non c'è distinzione tra ciò che offre ai suoi ospiti e ciò che essa stessa sperimenta. Il cibo è un'esperienza condivisa, un dialogo continuo tra cuoca e commensale.


Eugénie descrive un rapporto quasi intimo con gli ingredienti, in particolare con il rombo. L'uso del verbo "assaporato" senza averlo fisicamente mangiato indica la sua abilità di percepire e anticipare il gusto attraverso altri sensi, come l'olfatto e il tatto.

"L'ho, l'ho annusato, rigirato, accarezzato per tutto il tempo in cui è restato in questa cucina." Qui, il rapporto tra Eugénie e il cibo è quasi sensuale. Annusare, rigirare e accarezzare sono azioni che esprimono cura, attenzione ai dettagli e una profonda conoscenza sensoriale. Eugénie utilizza tutti i suoi sensi per "conoscere" il cibo. Questa è una dimostrazione di come la cucina di alta qualità si avvicini a un'esperienza olistica, in cui la vista, il tatto e l'olfatto giocano ruoli cruciali nel pre-assaggio dei piatti.


"Quindi non potete dirmi che quel rombo ha dato più a voi che a me."

Questa affermazione rafforza l'idea che Eugénie vive l'esperienza culinaria tanto quanto i suoi ospiti, se non di più. Sottolinea un equilibrio tra chi prepara il cibo e chi lo consuma, dove entrambi sono partecipanti attivi in un'esperienza condivisa.

CONCLUSIONE

Il monologo di Eugénie in "Il Gusto delle Cose" è un manifesto di come il cibo possa essere molto più di una semplice necessità biologica. Attraverso le parole di Eugénie, il film ci mostra come il cibo possa diventare un mezzo per esplorare e comunicare emozioni, unire le persone e celebrare la vita. Questa scena approfondisce il personaggio di Eugénie, mostrandoci la sua filosofia e la sua maestria, ma serve anche a enfatizzare il tema centrale del film: la cucina come forma d'arte che nutre l'anima oltre che il corpo.

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