Monologo maschile - Ciryl Gane tratto da \"K.O.\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo che Bastien rivolge a Léo arriva in un momento in cui il legame tra i due personaggi ha già attraversato diffidenza, distanza e tensione. Léo non è solo il figlio dell’uomo che Bastien ha ucciso: è anche un ragazzo alla deriva, in una città che non lascia margine per la fragilità. Bastien, dal canto suo, è intrappolato tra il desiderio di espiazione e la paura di non poter essere ascoltato. Questo monologo è il primo momento in cui abbandona ogni difesa e parla con sincerità, senza maschere da “duro” o da combattente. È una scena intima, costruita sul filo dell’onestà, che ci restituisce Bastien non come eroe, ma come uomo che ha imparato a sopravvivere al proprio dolore.

Rabbia e perdono

MINUTAGGIO: 59:08-1:01:17

RUOLO: Batien

ATTORE: Ciryl Gane

DOVE: Netflix

ITALIANO

Non l’ho fatto per farmi perdonare. L’ho fatto perché… quando ho detto che sapevo cosa provavi non mi hai creduto. E lo capisco, è normale. Solo che io so bene cosa provi. Avevo esattamente la tua età quando è morto mio padre. Ero inferocito. Ce l’avevo con tutti. Non andavo più a scuola, facevo tante cazzate, facevo sempre a pugni. Ne sai qualcosa, è? Fa male quella rabbia. Ti divora. Mi dispiace di avertela fatta provare. Fa parte del DNA, ma puoi trasformarla. Se incontri le persone giuste puoi trasformarla in forza. A me è successo così, ho incontrato le persone giuste e ho imparato a conviverci. A trovare pace.

K.O.

Diretto da Antoine Blossier, il film K.O. si muove su due binari: da una parte l’action urbano ambientato nei sobborghi duri e realistici di Marsiglia, dall’altra una narrazione profondamente personale, fatta di senso di colpa, redenzione e ricerca di umanità dentro una spirale di violenza. È un film d’azione, sì, ma filtrato attraverso una lente molto più cruda e intima di quanto il genere solitamente permetta. Il protagonista, Bastien (interpretato da Ciryl Gane, alla sua prima vera prova attoriale), è un ex combattente di MMA che ha scelto l’isolamento dopo una tragedia: durante un incontro, ha accidentalmente ucciso il suo avversario, Enzo. Tre anni dopo, Bastien vive ai margini, evitato da tutti e soprattutto da se stesso. Ma è proprio il passato a bussare alla sua porta quando la vedova di Enzo si presenta chiedendogli aiuto: suo figlio adolescente, Léo, è scomparso in uno dei quartieri più pericolosi di Marsiglia.

Da qui inizia un’indagine personale e fisica in cui Bastien è costretto a confrontarsi con un ambiente ostile, fatto di gang, lotte di potere e codici criminali. Ma l’aspetto più interessante è che la vera lotta si svolge dentro di lui. A complicare le cose c’è Kenza, interpretata da Alice Belaïdi, una giovane agente di polizia determinata a smantellare l’organizzazione criminale che controlla le periferie. I due finiranno per incrociare i propri percorsi: lei rappresenta la legge, lui una forma molto più ambigua di giustizia personale.

Girato interamente in 32 giorni nei quartieri più iconici e marginali della città, K.O. fa della sua ambientazione un elemento narrativo essenziale. Dalla Place de la Major a Saint-Pierre, fino ai quartieri nord come Frais Vallon, Marsiglia è una città che pulsa sullo sfondo, sporca, vissuta, sempre in bilico tra bellezza e pericolo. Non è una semplice scenografia: è una presenza costante che riflette il tormento dei personaggi e amplifica la tensione del racconto.

Analisi Monologo

Non l’ho fatto per farmi perdonare. L’ho fatto perché…La prima frase serve a chiarire il movente: Bastien non cerca redenzione attraverso Léo. Non sta cercando il perdono come ricompensa, e questo toglie al gesto qualsiasi traccia di egoismo o di calcolo. Il suo bisogno non è quello di essere assolto, ma di condividere qualcosa di autentico. Quando ho detto che sapevo cosa provavi non mi hai creduto. E lo capisco, è normale.” C’è un cambio di tono evidente qui: Bastien non si impone come adulto che “spiega la vita”, ma come qualcuno che riconosce la distanza emotiva tra lui e Léo. Il fatto che ammetta di comprendere il dubbio del ragazzo smonta ogni pretesa di superiorità. Si mette sullo stesso piano, e proprio questo gesto rende le sue parole credibili.

Avevo esattamente la tua età quando è morto mio padre.La rivelazione è diretta, asciutta. Non è un racconto, è un’ancora emotiva. Con questa frase Bastien costruisce un ponte generazionale con Léo, ma non in senso retorico: lo fa per dire che la rabbia ha radici che lui conosce molto bene. Fa male quella rabbia. Ti divora. Mi dispiace di avertela fatta provare.È forse la frase più delicata e disarmante del monologo. Bastien non si limita a riconoscere la rabbia, ma la nomina, le dà forma, e se ne assume la responsabilità. Non ne parla come qualcosa che si può semplicemente gestire, ma come una forza viva che consuma chi la subisce. E soprattutto, chiede scusa. Non per l’incidente, ma per aver provocato quel dolore specifico.

È una distinzione sottile, ma potentissima.

“Fa parte del DNA, ma puoi trasformarla. Se incontri le persone giuste puoi trasformarla in forza.” Qui Bastien introduce l’idea del cambiamento. Non come soluzione miracolosa, ma come possibilità. Il riferimento al “DNA” è interessante: non si tratta di colpa, ma di qualcosa che si eredita o si assorbe vivendo. La rabbia, insomma, non è una colpa, ma una condizione da cui si può partire per costruire altro, se si incontra chi può aiutarti a farlo. A me è successo così, ho incontrato le persone giuste e ho imparato a conviverci. A trovare pace.” Il monologo si chiude con un’affermazione pacata, quasi in sottovoce. Non è un lieto fine, ma un equilibrio conquistato. Bastien non dice che tutto si risolve, ma che si può imparare a convivere con il dolore senza lasciarsene governare. Il messaggio è semplice, ma detto da lui – che la rabbia l’ha portata fino all’estremo – diventa credibile, forse l’unica verità che Léo può davvero ascoltare.

Conclusione

Il monologo di Bastien è uno dei momenti emotivamente più densi di K.O.. Non urla, non cerca di commuovere a forza: è costruito sulla fatica della sincerità. La scena mostra cosa succede quando un uomo, che ha vissuto tutta la vita combattendo, sceglie finalmente le parole invece dei pugni. Ed è proprio in quel momento che Bastien diventa davvero un punto di riferimento per Léo – non per quello che ha fatto, ma per quello che ha imparato a sentire.

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