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Il film "Sacco e Vanzetti" è un'opera cinematografica che racconta la storia vera di Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due immigrati italiani negli Stati Uniti, accusati ingiustamente di rapina e omicidio nel 1920. La loro vicenda giudiziaria è diventata simbolo delle ingiustizie legali e sociali subite dagli immigrati e dai lavoratori. Negli anni '20, l'America viveva un periodo di forte tensione sociale, caratterizzato da xenofobia, paura del comunismo (il cosiddetto Red Scare) e diffidenza nei confronti degli immigrati. Sacco e Vanzetti, in quanto anarchici italiani, incarnavano le paure di quella società. Gian Maria Volontè è stato un attore italiano di straordinario talento, noto per la sua capacità di immedesimazione e per le sue scelte di ruoli complessi, spesso legati a tematiche sociali e politiche. Il suo impegno nel cinema di denuncia è evidente nella sua interpretazione in "Sacco e Vanzetti".
MINUTAGGIO: 1:40:53-1:44:24
RUOLO: Bartolomeo Vanzetti
ATTORE: Gian Maria Volontè
DOVE: Prime Video
ITALIANO
Sì, ho da dire che sono innocente. In tutta la mia vita non ho mai rubato, non ho mai ammazzato; non ho mai versato sangue umano, io. Ho combattuto per eliminare il delitto. Primo fra tutti: lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. E se c’è una ragione per la quale sono qui è questa, e nessun’altra. Una frase, una frase signor Katzmann, mi torna sempre alla mente: “Lei, signor Vanzetti, è venuto qui nel paese di Bengodi per arricchire”. Una frase che mi dà allegria. Io non ho mai pensato di arricchire. Non è questa la ragione per cui sto soffrendo e pagando. Sto soffrendo e pagando per colpe che effettivamente ho commesso, sto soffrendo e pagando perché sono anarchico… e me sun anarchic! Perché sono italiano… e io sono italiano. Ma sono così convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e io per due volte potessi rinascere, rivivrei per fare esattamente le stesse cose che ho fatto. Nicola Sacco… il mio compagno Nicola! Sì, può darsi che a parlare io vada meglio di lui. Ma quante volte, quante volte, guardandolo, pensando a lui, a quest’uomo che voi giudicate ladro e assassino, e che ammazzerete… quando le sue ossa, signor Thayer, non saranno che polvere, e i vostri nomi, le vostre istituzioni non saranno che il ricordo di un passato maledetto, il suo nome, il nome di Nicola Sacco, sarà ancora vivo nel cuore della gente. Noi dobbiamo ringraziarli. Senza di loro noi saremmo morti come due poveri sfruttati. Un buon calzolaio, un bravo pescivendolo, e mai in tutta la nostra vita avremmo potuto sperare di fare tanto in favore della tolleranza, della giustizia, della comprensione fra gli uomini. Voi avete dato un senso alla vita di due poveri sfruttati!
Il monologo pronunciato da Gian Maria Volontè nel ruolo di Vanzetti è un appassionato discorso di difesa dei propri ideali, una dichiarazione di innocenza e un'accorata riflessione sull'iniquità della giustizia. Le parole scelte rivelano la profonda convinzione di Vanzetti nella lotta contro l'oppressione e l'ingiustizia, nonché la sua resilienza spirituale di fronte alla condanna. Volontè utilizza una gamma emotiva intensa, modulando la voce per trasmettere passione, disperazione e ironia. La sua performance è caratterizzata dall'uso mirato del linguaggio del corpo e dall'espressività del viso, che intensificano l'impatto emotivo del monologo.
Bartolomeo Vanzetti era un uomo di umili origini che emigrò negli Stati Uniti alla ricerca di migliori condizioni di vita. La sua vita reale, segnata dall'impegno politico e dall'accusa ingiusta, rispecchia la rappresentazione fedele nel film. Vanzetti simboleggia la lotta contro le ingiustizie sociali e la difesa degli emarginati. La sua figura è emblematica dell'esperienza di molti immigrati e del loro contributo, spesso doloroso, alla società che li ospita. Il film e la performance di Volontè hanno ricevuto ampie lodi per la capacità di trasmettere la complessità emotiva e ideologica della vicenda di Sacco e Vanzetti, diventando un punto di riferimento nel cinema di impegno civile. La pellicola ha contribuito a mantenere viva la memoria di Sacco e Vanzetti, influenzando la percezione pubblica di temi come la giustizia, l'immigrazione e la libertà, e stimolando la riflessione critica su queste questioni fondamentali.
Il monologo di Vanzetti, interpretato magistralmente da Gian Maria Volontè, continua a essere un potente promemoria delle ingiustizie passate e presenti, invitando alla riflessione sulla necessità di lottare per un mondo più giusto. La carriera e l'impegno civile di Gian Maria Volontè hanno lasciato un'impronta indelebile nel mondo del cinema e nella coscienza collettiva, dimostrando come l'arte possa essere uno strumento potente di cambiamento sociale.
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