Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di papa Vincent Benitez, pronunciato in un momento di estrema vulnerabilità e intimità davanti al cardinale Lawrence, è forse la confessione più personale e sconvolgente di Conclave. Non perché si tratti di una rivelazione scioccante in senso narrativo — la trama lo prepara con finezza — ma perché in queste parole si concentrano i temi portanti del film: identità, fede, colpa, corpo, vocazione. È un discorso che non chiede approvazione, né giustificazione: è semplicemente la verità detta con coraggio, senza alcun orpello retorico.
MINUTAGGIO: 1:48:15-1:49:34
ATTORE: Carlos Diehz
RUOLO: Cardinale Vincent Benitez
DOVE: -
INGLESE
You have to understand, when I was a child, there was no way of knowing my situation was more complicated. And life in the seminary is… as you know, a very modest one. The truth is… there simply was no reason to think I was physically different from the other young men. Then, in my late 30s, I had a surgery to remove my appendix. And that was when the doctors discovered… that I had a uterus… and ovaries. Some would say my chromosomes would define me as being a woman, and yet I’m also… as you see me. It was a very dark time for me. I felt as if my entire life as a priest had been lived in a state of sin. Of course, I offered my resignation to the Holy Father. I flew to Rome and I told him everything.
ITALIANO
Lei deve comprendere. Quando ero bambino non c’era modo di sapere che la mia situazione era più complicato. E la vita nel seminario è come lei sa, molto molto pudica. La verità è che non c’era motivo di pensare che io fossi fisicamente diverso dagli altri ragazzi. Poi, a quasi quarant’anni, ho subito un intervento per rimuovere la mia appendice. Ed è stato allora che il dottore ha scoperto che avevo un utero e le ovaie. Alcuni direbbero che i miei cromosomi mi definiscono come una donna. E intanto sono anche come lei mi vede. E’ stato un periodo molto buio per me. Sentivo che la mia intera vita da prete fosse stata vissuta in uno stato di peccato. Ovviamente ho offerto le mie dimissioni al santo Padre. Sono venuto a Roma e gli ho detto tutto.
Il film Conclave, diretto da Edward Berger e tratto dal romanzo omonimo di Robert Harris, mette in scena uno scenario raramente esplorato nel cinema contemporaneo: le dinamiche interne del potere spirituale e politico all’interno del Vaticano, nel momento di massima tensione che è l’elezione di un nuovo papa. Fin dal prologo — la morte improvvisa di papa Gregorio XVII — il film ci catapulta in una dimensione claustrofobica e altamente ritualizzata, dove l'apparente sacralità dei gesti e delle parole è costantemente attraversata da tensioni, rivalità e segreti.
Il protagonista, il cardinale Thomas Lawrence (interpretato da Ralph Fiennes), è il decano del collegio cardinalizio e si trova nel ruolo scomodo di coordinatore del conclave. A differenza dei candidati ufficiali, Lawrence è un uomo che dubita della propria vocazione e della propria fede: un personaggio che porta dentro di sé una crisi esistenziale, mentre si muove tra equilibri fragili e manovre politiche.
La struttura del film è quasi da thriller politico, ma la posta in gioco non è solo il potere terreno: è anche la visione morale e spirituale della Chiesa nei confronti del mondo contemporaneo. I quattro principali candidati rappresentano infatti posizioni ideologiche molto definite: dalla linea riformista di Bellini, all'intransigenza tradizionalista di Tedesco. Ma ciò che rende Conclave interessante è che queste non sono maschere rigide: il film si prende il tempo per mostrare le crepe e le ambiguità di ciascun personaggio, come accade quando Bellini, pur dichiarandosi progressista, accetta il compromesso pur di evitare l’ascesa di un ultraconservatore.
L’ingresso in scena di Vincent Benitez, cardinale “in pectore”, segna una svolta narrativa forte. È l’elemento estraneo, il corpo non previsto, il personaggio che destabilizza le strategie già avviate. E il fatto che, nel finale, venga eletto papa non è solo un colpo di scena ben costruito: è anche una dichiarazione d’intenti da parte del film. Benitez rappresenta una terza via, non ideologica ma umana. Il suo discorso post-attentato è forse la scena chiave dell’intera pellicola: un monologo vibrante, dove il senso del sacro non è ridotto a dottrina, ma emerge come empatia, esperienza diretta della sofferenza e rifiuto della vendetta.
Il colpo di scena finale — la rivelazione dell’intersessualità di papa Innocenzo XIV — non è trattato con toni scandalistici. È una chiusura delicata, intima, che mette il sigillo su un percorso personale di accettazione e fede, e contemporaneamente apre uno spiraglio di riflessione sulla natura del sacro e sull’umanità dei suoi rappresentanti.
“Quando ero bambino non c’era modo di sapere che la mia situazione era più complicata.” Benitez inizia chiarendo che la sua condizione intersessuale non era qualcosa di noto o scelto. È il primo passo per sgretolare la narrazione implicita del "doppio" o dell'inganno, quella che potrebbe facilmente emergere in un ambiente dove la normalità è strettamente codificata. Il seminario, descritto come molto pudico, viene evocato come un contesto dove la corporeità è rimossa, quasi negata. La sua condizione, quindi, non poteva emergere semplicemente perché il corpo stesso non era oggetto di riflessione o confronto.
“A quasi quarant’anni... avevo un utero e le ovaie.” Questa è la frase-chiave del trauma. Non solo per la scoperta in sé, ma per il momento in cui avviene: dopo decenni vissuti come prete, come uomo, come parte attiva e riconosciuta della Chiesa. È un colpo al cuore della propria identità, ma anche al senso di coerenza tra corpo, vocazione e fede. In pochi secondi, la certezza dell’essere "chi si è sempre stati" vacilla. Il modo asciutto con cui Benitez lo racconta, però, rafforza il peso della scoperta: nessun dramma, solo un fatto nudo e spiazzante.
“Sentivo che la mia intera vita da prete fosse stata vissuta in uno stato di peccato.”
Questa è forse la frase più straziante del monologo. Benitez non pensa di essere stato ingannevole, ma di essere stato impuro agli occhi di Dio. La fede, qui, si rivela nella sua forma più dura: come interiorizzazione del peccato, anche quando non c’è colpa. È una fede che fa male, che giudica prima di assolvere. Eppure, è da questo dolore che nascerà la sua forza futura. “Ovviamente ho offerto le mie dimissioni al santo Padre.” Il gesto è immediato, quasi automatico. Per lui, l’unica via era l’abbandono. Ma questa “ovvietà” è anche una rivelazione: dimostra quanto fosse radicata in lui l’idea che una differenza, anche non scelta, fosse incompatibile con la sacralità del ministero.
“Sono venuto a Roma e gli ho detto tutto.” La conclusione del monologo non cerca redenzione, ma solo trasparenza. È l’atto che definisce Benitez non come un ribelle, ma come un uomo integro. Non ha nascosto, non ha manipolato. Ha detto tutto, e si è affidato alla misericordia e al discernimento del pontefice. Questo è ciò che rende il suo personaggio radicale senza essere provocatorio: non chiede di essere accettato nonostante ciò che è, ma semplicemente come ciò che è
Il monologo di Benitez è una riflessione profonda sull'identità e sulla fede vissuta nel corpo. Non è una denuncia né una rivendicazione, ma una confessione. Ed è proprio nella sua semplicità che trova la sua forza. In una Chiesa dove il corpo è spesso un terreno scivoloso, Benitez dichiara il proprio non come ostacolo, ma come parte piena della sua vocazione.
Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica
Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.