Monologo maschile - E' la speranza che ti uccide in \"Ted Lasso\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo di Ted Lasso è un momento emblematico della sua filosofia e del modo in cui affronta la leadership. Si colloca in un punto cruciale della prima stagione, quando l’AFC Richmond è di fronte a una sfida che sembra impossibile. Ted, invece di concentrarsi su strategie tecniche o discorsi motivazionali tradizionali, si sofferma su un concetto più profondo: la speranza. Questa scena è fondamentale perché ribalta uno dei detti più comuni nel mondo dello sport e, più in generale, nella vita: "È la speranza che ti uccide." È una frase che nasce dall’idea che aspettarsi troppo, credere troppo in qualcosa, possa portare a delusioni più dolorose. Ma Ted, coerente con il suo modo di vedere il mondo, offre una prospettiva completamente opposta: non è la speranza a distruggerti, è la sua assenza.

E' la speranza che ti uccide

STAGIONE 1 EPISODIO 10

MINUTAGGIO: 15:26-16:49

RUOLO: Ted Lasso

ATTORE: Jason Sudeikis

DOVE: Apple TV

INGLESE

All right, now, fellas. Hey, let's focus up, huh? So I've been hearing this phrase y'all got over here that I ain't too crazy about. "It's the hope that kills you". Y'all know that? I disagree, you know? I think it's the lack of hope that comes and gets you. See, I believe in hope. I believe in belief. Now, where I'm from, we got a saying too, yeah? A question, actually. "Do you believe in miracles?" Now, I don't need y'all to answer that question for me... but I do want you to answer that question for yourselves. Right now. Do you believe in miracles? And if you do... then I want y'all to circle up with me right now. Come on. Let's go.

ITALIANO

Bene, ragazzi, concentriamoci. Allora, ho sentito dire questa frase qui, e non mi fa impazzire: “E’ la speranza che ti uccide”. La conoscete? Non sono d’accordo. Credo sia la mancanza di speranza a fregarti. Beh, io credo nella speranza. Il mio motto è: “Credici”. Anche dalle mie parti abbiamo un detto. E’ più una domanda: “Voi ci credete ai miracoli”? Non serve che rispondiate a me. Ma voglio che rispondiate a voi stessi, adesso. Voialtri credete ai miracoli? Se ci credete vi voglio tutti davanti a me. Venite qui.

Ted Lasso

"Ted Lasso" è una serie che, sotto l'apparenza di una commedia sportiva leggera, si rivela una narrazione stratificata e ricca di sfumature emotive. Creata da Bill Lawrence, Jason Sudeikis, Joe Kelly e Brendan Hunt, la serie ha debuttato su Apple TV+ nel 2020 e si è rapidamente imposta come un prodotto capace di bilanciare umorismo, introspezione e crescita personale.

La storia segue Ted Lasso (Jason Sudeikis), un allenatore di football americano ingaggiato per allenare una squadra di calcio inglese, l’AFC Richmond, nonostante non abbia alcuna esperienza nel calcio europeo.


L’assunzione non è casuale: Rebecca Welton (Hannah Waddingham), la nuova proprietaria del club, vuole distruggere la squadra come vendetta nei confronti del suo ex marito, il precedente proprietario, e pensa che assumere un allenatore incompetente sia il modo migliore per farlo.

Ted arriva in Inghilterra con un atteggiamento genuinamente positivo e un approccio fuori dagli schemi. Nonostante il cinismo iniziale di stampa, tifosi e giocatori, il suo metodo si basa sulla costruzione di fiducia e sul rafforzamento dell’identità della squadra, più che sulla tattica. Nel corso delle tre stagioni, la narrazione si sviluppa non solo attorno alle dinamiche sportive, ma anche ai percorsi di crescita personale dei personaggi.



Prima stagione: accettare il cambiamento


L’inizio è segnato dal contrasto tra l’ottimismo quasi ingenuo di Ted e la freddezza dell’ambiente calcistico britannico. All’interno della squadra, il capitano Roy Kent (Brett Goldstein), un veterano dal carattere burbero, e la giovane star Jamie Tartt (Phil Dunster), arrogante e talentuoso, rappresentano due poli opposti della leadership sportiva. Ted, con il suo metodo poco convenzionale, guadagna gradualmente il rispetto del gruppo, in particolare dell’insicuro Nathan Shelley (Nick Mohammed), inizialmente magazziniere, che Ted promuove a vice-allenatore.

Parallelamente, Rebecca, inizialmente intenzionata a sabotare Ted, si ritrova a cambiare idea, grazie anche all’amicizia con Keeley Jones (Juno Temple), influencer e fidanzata di Jamie, che evolve da semplice presenza mondana a figura chiave nella gestione del club. La stagione si conclude con il Richmond che retrocede, ma con una squadra più coesa e un’idea chiara su come ripartire.



Seconda stagione: affrontare i demoni interiori


Se la prima stagione esplora l’adattamento di Ted a un nuovo mondo, la seconda va più in profondità nel lato emotivo dei personaggi. Ted, nonostante la sua positività, inizia a mostrare segni di attacchi di panico, rivelando un lato più vulnerabile. Il tema della salute mentale prende il centro della scena con l’introduzione della psicologa dello sport Dr. Sharon Fieldstone (Sarah Niles), che sfida Ted a confrontarsi con il dolore irrisolto del suo passato, in particolare la morte del padre.

Nathan, da umile assistente insicuro, diventa sempre più ambizioso e rancoroso, sentendosi trascurato da Ted e sviluppando un’invidia crescente. Il suo arco narrativo culmina con il tradimento, quando lascia il Richmond per unirsi al West Ham, ora di proprietà dell’ex marito di Rebecca.

Intanto, Roy Kent, ritiratosi dal calcio giocato, trova una nuova dimensione come allenatore e partner di Keeley, mentre Jamie, dopo un periodo di crisi, cerca di maturare e diventare un giocatore meno egocentrico. La stagione chiude con tensioni irrisolte e un Richmond pronto a tornare in Premier League.



Terza stagione: chi siamo veramente?


La stagione finale affronta le questioni identitarie di ogni personaggio. Ted deve decidere se restare o tornare negli Stati Uniti per stare con il figlio. Nathan, dopo aver raggiunto il successo al West Ham, si rende conto di aver perso il senso di sé nel suo desiderio di affermazione. Rebecca riflette sul suo ruolo nel club, mentre Roy e Keeley affrontano le difficoltà di una relazione in continua evoluzione.

Sul piano sportivo, l’AFC Richmond, dato per sfavorito, diventa una squadra competitiva grazie a un calcio innovativo ispirato al Total Football, simbolo del superamento dei vecchi schemi e della ricerca di un’identità collettiva. La stagione si conclude con Ted che sceglie di lasciare il club per tornare a casa, Nathan che trova un equilibrio e Rebecca che, anziché vendere il Richmond, lo trasforma in qualcosa di ancora più grande.



Tematiche: più di una serie sportiva


Ted Lasso ribalta il concetto tradizionale di leadership. Il suo metodo non è basato sull’autorità o sulla conoscenza tecnica, ma sulla capacità di comprendere e valorizzare gli altri. Il messaggio è chiaro: vincere non significa solo alzare trofei, ma creare qualcosa di duraturo e significativo.


Salute mentale e vulnerabilità maschile


Uno degli aspetti più innovativi della serie è come affronta la salute mentale, specialmente tra gli uomini. Ted, che all’inizio sembra un ottimista incrollabile, si scopre fragile, segnato da traumi irrisolti. Nathan rappresenta il pericolo dell’insicurezza trasformata in rabbia repressa. Roy Kent, apparentemente duro e inscalfibile, impara a esprimere le proprie emozioni.


Trovare una famiglia fuori dalla famiglia biologica


L’AFC Richmond non è solo una squadra, ma una comunità. Ogni personaggio trova nel club un senso di appartenenza che va oltre il calcio: Rebecca si libera dall’ombra del suo ex-marito, Keeley costruisce una carriera indipendente, Jamie supera il trauma di un padre tossico.


Il concetto di successo


La serie decostruisce l’idea classica di successo. Ted vince senza vincere trofei, Jamie diventa un leader quando smette di pensare solo a sé stesso, Nathan capisce che l’ambizione fine a sé stessa non porta alla felicità.

"Ted Lasso" è una serie che parte da un’idea semplice – un allenatore di football americano nel mondo del calcio inglese – per raccontare qualcosa di molto più profondo: il valore dell’empatia, il peso delle aspettative, la necessità di affrontare i propri demoni. Lo fa con un tono leggero ma mai superficiale, costruendo personaggi credibili e situazioni che parlano a tutti, che si sia tifosi di calcio o meno.

Analisi Monologo

Il monologo inizia con Ted che riconosce una mentalità diffusa, ma la mette subito in discussione: "Ho sentito dire questa frase qui, e non mi fa impazzire: 'È la speranza che ti uccide'. La conoscete? Non sono d’accordo. Credo sia la mancanza di speranza a fregarti." Qui Ted sovverte una convinzione comune nel mondo dello sport, e non solo. L’idea che la speranza possa “uccidere” si basa sulla paura della delusione, su un atteggiamento cinico che preferisce non aspettarsi nulla per evitare di soffrire. Ma per Ted, questa è una trappola mentale: se smetti di credere, smetti anche di lottare.


Segue poi una dichiarazione che racchiude la sua intera filosofia di vita:"Beh, io credo nella speranza. Il mio motto è: 'Credici'." Il concetto di "Believe", rappresentato dal cartello giallo che Ted ha attaccato nello spogliatoio, non è uno slogan motivazionale vuoto. È un invito a cambiare mentalità, a credere nel processo, nella crescita, nel fatto che i risultati si costruiscono prima dentro la testa e poi sul campo. La sua idea è che la convinzione sia il primo passo per ottenere qualsiasi cosa, sia nello sport che nella vita.


Poi Ted tira fuori un altro detto, questa volta americano: "Anche dalle mie parti abbiamo un detto. È più una domanda: 'Voi ci credete ai miracoli'?" Qui si percepisce il modo in cui Ted affronta la sfida. Non sta parlando di miracoli in senso religioso o sovrannaturale, ma di quel genere di cose che sembrano impossibili fino a quando qualcuno non dimostra che lo erano solo nella nostra testa. Nel contesto sportivo, i “miracoli” sono quei momenti in cui una squadra sfavorita batte un gigante, quando un atleta supera i propri limiti, quando qualcosa di straordinario accade perché qualcuno ha avuto il coraggio di crederci.


La frase finale è l’apice emotivo del monologo: "Non serve che rispondiate a me. Ma voglio che rispondiate a voi stessi, adesso. Voi altri credete ai miracoli? Se ci credete, vi voglio tutti davanti a me. Venite qui!" Ted non impone la sua visione, ma invita i giocatori a porsi una domanda essenziale: ci credono davvero? Non è una questione di tecnica o tattica, ma di mentalità. Il modo in cui un giocatore risponde a questa domanda, dentro di sé, determinerà il suo approccio alla partita e, più in generale, alla vita.

Conclusione

Questo monologo è una sintesi perfetta della filosofia di Ted Lasso. Il suo messaggio non è basato sulla retorica della vittoria a tutti i costi, ma su qualcosa di più profondo: credere in sé stessi, negli altri e nelle possibilità che si possono creare.

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