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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo di Patricia, un personaggio centrale della serie Respira, riflette la lotta interna di una figura pubblica che affronta il cancro sotto i riflettori incessanti dei media e dei social network. Questo monologo offre una finestra sulla duplice sfida di Patricia: combattere una malattia debilitante e gestire contemporaneamente la percezione pubblica della sua immagine. La pressione di mantenere una facciata intatta, mentre affronta critiche e voyeurismo, rende la sua esperienza ancor più dolorosa e solitaria.
STAGIONE 1 EP 3
MINUTAGGIO: 9:43-10:37
RUOLO: Patricia
ATTRICE: Najwa Nimri
DOVE: Netflix
ITALIANO
Ma non ho perso un capello nemmeno quando mi hanno messo una manager a capo del Partito. E’ la chemio, ne sono sicura. Va bene, vedo le vostre facce, so che sembra una cosa frivola. Però la mia via non è come quella di un qualsiasi malato di cancro. Perché ogni volta che esco per strada trovo cinque fotografi che cercano le prime foto in cui sono calva e con quel... cappellino del cazzo. L’immagine della presidente con il cancro. E non ti dico quando entro sui social. Mi basta già quello che scrivono, che merito quello che sta succedendo, insomma, non gli voglio dare altro di cui parlare.
RESPIRA
"Respira" è un medical drama spagnolo lanciato su Netflix il 30 agosto 2024. La serie, ambientata all'interno dell'ospedale pubblico Joaquín Sorolla di Valencia, racconta le sfide quotidiane di un gruppo di medici e specializzandi alle prese con una sanità pubblica in crisi. Gli episodi seguono i protagonisti mentre affrontano turni estenuanti e difficoltà personali, il tutto mentre il sistema sanitario è sotto pressione a causa di tagli e proteste del settore. Questo contesto sociale critico fa da sfondo alla narrazione, esplorando anche i conflitti interni dei personaggi, divisi tra il dovere verso i pazienti e le proteste per ottenere migliori condizioni di lavoro.
La serie è stata descritta come una versione spagnola di Grey’s Anatomy, ma con un forte focus su temi sociali e politici attuali, come la privatizzazione della sanità e la lotta per i diritti dei lavoratori del settore. Il cast include volti noti come Manu Ríos (Élite), Blanca Suárez (Le ragazze del centralino) e Najwa Nimri (La casa di carta), che interpretano personaggi complessi e in conflitto con le loro vite professionali e personali.
Il monologo di Patricia esprime il profondo conflitto interiore di una figura pubblica che sta affrontando il cancro, non solo come una malattia fisica, ma anche come un fardello mediatico. Patricia è consapevole del fatto che la sua battaglia contro il cancro non è semplicemente una lotta personale, ma è trasformata in uno spettacolo pubblico a causa del suo ruolo di presidente. La malattia viene mercificata dai media, con i paparazzi che cercano di catturare immagini sensazionalistiche e i social media che amplificano il giudizio degli altri.
Patricia sottolinea come il suo essere una figura pubblica renda la sua malattia un evento sociale, piuttosto che una lotta privata. È costretta a preoccuparsi di come appare agli occhi del mondo, temendo che la sua immagine calva diventi una rappresentazione della sua vulnerabilità. La pressione dei media e dei social network trasforma la sua sofferenza in una narrazione pubblica, facendola sentire esposta e vulnerabile.
La frase "ogni volta che esco per strada trovo cinque fotografi" enfatizza il modo in cui Patricia non può sfuggire alla costante sorveglianza pubblica. La menzione del "cappellino del cazzo" è un simbolo di quanto lei odi essere vista come una vittima o un'icona di compassione, ma è costretta a indossare un "costume" che altri si aspettano da lei.
Patricia è chiaramente ferita dal fatto che le persone sui social media non solo la criticano, ma insinuano che meriti la sua malattia. Questo evidenzia l’atrocità dell’anonimato online, dove chiunque può esprimere giudizi crudi e privi di empatia, senza pensare alle conseguenze emotive.
Attraverso il monologo, emerge una critica alla spettacolarizzazione della sofferenza e alla crudezza dei giudizi sociali, in particolare verso chi è sotto costante scrutinio pubblico. Il suo rifiuto di mostrarsi "calva con quel cappellino" è una ribellione contro la riduzione della sua identità a una semplice icona di compassione, evidenziando quanto possa essere alienante vivere una malattia in un mondo ossessionato dall'apparenza e dal giudizio.
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