Monologo di Carmy in 'The Bear'

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È stato allora che ho capito che dovevo dedicare la mia vita alla scienza!


~DOC

1,21 Gigowatt!

Ciao, amici del cinema e della recitazione! Sono DOC, la vostra eccentrica e appassionata guida nel mondo dei monologhi cinematografici. Oggi, ci addentreremo in un monologo toccante e potente da "The Bear", interpretato magistralmente da Jeremy White nel ruolo di Carmen "Carmy" Berzatto. Preparatevi a un viaggio emozionante nel cuore della recitazione! Amici, immaginatevi una stanza ovattata come quella degli alcolisti anonimi, dove un cuoco, Carmy, si apre sul suo rapporto tormentato con il fratello. È un momento di pura verità, dove ogni parola pesa come un mattone. Questo monologo, amici miei, è un esempio splendido di come la recitazione possa esplorare le profondità dell'animo umano è un esame della vulnerabilità e della forza interiore.

IL MONOLOGO DI CARMY


STAGIONE 1 EP8

MINUTAGGIO: 3:38-10:21

RUOLO: Carmen "Carmy" Berzatto

ATTORE: Jeremy Allen White

DOVE: Disney +


INGLESE


My name is Carmen. My… my brother is an addict. My brother was an addict. And this morning, I… sorry, uh… I forgot. Before i came to the Al-Anon I was a cook. I mean, I’m still a cook, I’m just a different kind of cook, I guess. My brother and I, we would cook a lot together, especially when we were kids. You know, that’s when we were closest. Food was always our common ground. We wanted to open a restaurant together. We had a name, wi had a vibe, all of it. My brother could make you feel confident in yourself. You know, like, when I was a kid, if I was nervous, scared, wouldn’t want to make something, he’d always tell me to just face it. Get it over whit. He’d always say… stupid. He would always say… “let it rip”. He was loud, and he was hilarious. And he had this amazing ability, he could just, he could walk into a room, and he could take the temperature off it istantly, you know. He could, he could just dial it. And… I’m not built like that. Man, I… I didn’t have a lot of friends growing up. I had a stutter when I was a kid. I was scared to speak half the time. And… I got shitty grades cause I couldn’t pay attention in school. I didn’t get into college. I didn’t have any girlfriends. I don’t think I’m funny. I always thought my brother was my best friend. Like, like we just knew everything about each other. Except… everybody thought he was their best friend, you know. He was, he was that magnetic. And… I didn’t know my brother was using drugs. What does that say? As we got older, I realized I didn’t know anything about him. Really. He stopped letting me into the restauant, couple years ago. He just cut me off, cold. And that… that hurt, you know? And I think that just, that just flicked a switch in me, where I was like: “Ok, fuck you, watch this.” And because we had this connection through food, and he had made me feel so rejected, and lame, and shitty, and uncool, I made this plane where I was going to work in all the best restaurants in the world. You know, like, like I’m going to work in real kitchens, like fuck Mum and Dad’s piece of shit, right? And it sounds ridiculous, me saying that now, but that’s, that’s, that’s what I did. And I got the shit kicked out of me. And I separated herbs, and I shucked oysters, and clams, and uni. And I cut myself. And I got garlic, and onion and peppers in my fingernails and in my eyes. And my skin was dry and oily at the same time. I had calluses on my fingers from the knees and my stomach was fucked, and it was… enerything. And a couple of years later, this funny thing happened, which was like… for the first time in my life I, I, I started to find this station for myself. And I was fast, I wasn’t afraid. And it was clear and I felt… I felt ok, you know? I knew which vegetables went together, proteins, temperatures, sauces, all that shit, and when somebody new came in to restaurant to stage, I’d look at them like they’re competitions, like, “I’m going to smoke this motherfucker”. I felt like I could speak through the food, like I could communicate through creativity, and that kind of confidance. You know, like I was finally, I was good at something that was so new and so exciting, and I just wanted him to know that, and fuck, I just wanted him to be like: “Good job.” And the more he wouldn’t respond, and the more our relationship… kind of strained, the deeper into this I went and the better I got. And the more people I cut out, the quieter my life got. And the routine of the kitchen was so… consistent, and exacting, and busy, and hard, and alive, and I lost track of time and he died. And he left me his restaurant. And over the last couple months, I’ve been trying to fix it, because it was in rough shape, and a think it’s very clear to me trying to fix the restaurant, was me trying to fix whatever was happening with my brother. And I don’t know, maybe fix the whole family because that restaurant, it has it does mean a lot to people. It means a lot to me. I just don’tknow if it ever meant anything to him.


ITALIANO


Mi chiamo Carmen. Mio… mio fratello è un tossico. Ehm, mio fratello era un tossico. E questa mattina io… Scusate, ehm… ho dimenticato di… Prima di venire agli alcolisti anonimi ero un cuoco. Ma lo sono ancora, forse un tipo diverso di cuoco, credo. Io e mio fratello cucinavamo insieme, soprattutto da piccoli. All’epoca eravamo molto legati. La cucina era la nostra passione comune. Volevamo aprire un ristorante insieme ehm, avevamo scelto il nome, l’atmosfera, tutto quanto. Mio fratello ti dava fiducia in te stesso. Da piccolo se ero agitato, se avevo paura, tendevo a non fare niente, ma lui mi diceva di affrontarlo, togliermi il pensiero. Diceva sempre…ehe, stupido… diceva sempre: “lasciati andare”. Era esuberante. Era esilarante. E aveva la stupenda capacità di entrare in una stanza, ed entrare subito in sintonia con l’ambiente. Si integrava. E… io non sono come lui, cavolo, io… Non avevo amici, da ragazzo. Io balbettavo e la metà delle volte avevo paura di parlare. E avevo voti di merda perché non ero attento in classe. Non sono andato al college, non ho avuto ragazze, non sono simpatico. Pensavo che mio fratello fosse il mio migliore amico. E che sapessimo tutto l’uno dell’altro, però… tutti lo consideravano il loro migliore amico, era una persona magnetica. E… non sapevo che mio fratello si drogasse. E la dice lunga. Una volta cresciuti ho capito di non sapere niente di lui, in realtà. Ha smesso di farmi entrare nel ristorante un paio di anni fa. Ha tagliato tutti i ponti e questo è… mi ha ferito, sapete? e credo che abbia fatto scattare qualcosa in me, ho pensato: “D’accordo, vaffanculo, sta a guardare”. Dato che la cucina era la nostra passione comune, e lui mi aveva fatto sentire rifiutato, stupido, e idiota e stronzo, ho deciso che avrei lavorato nei migliori ristoranti del mondo. Volevo… volevo lavorare in cucine vere, al diavolo quel buco di culo di mamma e papà, no? Forse suona ridicolo a raccontarlo adesso ma è quello che ho fatto. Mi trattavano a pesci in faccia. Ho separato gli odori, ho pulito le ostriche, le vongole, i ricci. Mi sono tagliato. Mi è finito l’aglio, la cipolla, il peperoncino sotto le unghie, negli occhi, avevo la pelle secca e unta allo stesso tempo. Avevo i calli sulle mani per i coltelli, lo stomaco sottosopra ed era… tutto, per me. Un paio d’anni dopo è successa una cosa pazzesca. Per la prima volta in vita mia avevo trovato la postazione adatta a me. Ero veloce, non avevo paura. Ed era chiaro che mi sentivo… mi sentivo bene, sapete. Sapevo quali verdure abbinare, proteine, temperature, salse, e se arrivava una persona nuova per fare uno stage io la vivevo come una competizione. Avrei distrutto quel figlio di puttana. Sentivo di poter parlare tramite il cibo, di poter comunicare tramite la creatività. Ed ero sicuro di me perché finalmente ero, ero bravo in qualcosa, era tutto nuovo, e così eccitante, volevo che lui lo sapesse e, cazzo, io volevo che mi dicesse: “Ottimo lavoro”. E più lui non mi rispondeva, più il nostro rapporto, beh… si logorava. Più andavo a fondo, meglio mi sentivo. Più persone tagliavo fuori, più tranquilla era la mia vita. La routine in cucina era così costante, esigente, impegnativa, difficile, e viva; ho perso la cognizione del tempo, e lui è morto. E mi ha lasciato il ristorante. Nell’ultimo paio di mesi ho provato a sistemarlo, perché era in pessimo stato. Ed è evidente che il mio voler sistemare il ristorante era un tentativo di aggiustare il rapporto con mio fratello. Non lo so, magari aggiustare tutta la famiglia, perché quel ristorante è davvero importante per tante persone. E’ importante per me. Non so se lo sia mai stato per Mike.

GRANDE GIOVE!


Grande Scott! Questo monologo, miei cari attori e attrici, è un esperimento di vita condensato in pochi minuti intensi! Vedete, Carmen, o 'Carmy' come lo chiamano, è un personaggio che incarna la lotta, la passione, e la trasformazione - elementi chiave per ogni grande storia, proprio come le nostre avventure nel tempo! Carmy è un cuoco, che ha vissuto una metamorfosi personale e professionale.


La cucina, per lui, non è solo un luogo di lavoro, ma un campo di battaglia dove affronta i suoi demoni interni, proprio come noi abbiamo affrontato innumerevoli sfide nel tessuto stesso del tempo! Il suo viaggio inizia con un dolore profondo, la perdita di suo fratello, un evento che ha scosso il suo mondo come una perturbazione temporale. Questo dolore si trasforma in una spinta, un'energia che lo porta a cercare la perfezione nel suo campo. È una lotta per il riconoscimento, per la validazione, specialmente da parte di suo fratello, che ora non c'è più.


Nel suo viaggio, Carmy scopre che la vera arte, la vera scienza della cucina, non sta solo nel creare piatti eccezionali, ma nel trovare la propria voce, il proprio linguaggio attraverso il cibo. È un processo di auto-scoperta, di auto-affermazione, proprio come quando ho scoperto il segreto del viaggio nel tempo! La gestione del ristorante ereditato è un percorso di guarigione, un modo per riconnettersi con il fratello perduto e, forse, con se stesso. È un viaggio attraverso il tempo emotivo, dove ogni piatto, ogni scelta in cucina, diventa un passo verso la comprensione e l'accettazione.


Siamo di fronte ad un esempio splendido di come un personaggio possa evolversi, come possa navigare attraverso le tempeste emotive e trovare un porto sicuro nell'espressione di sé. È una lezione per tutti noi, nel cinema come nella vita: affrontare le sfide, trasformarle in opportunità e, infine, trovare la nostra vera essenza. E ricordate, nel mondo della recitazione, come nella cucina di Carmy, ogni scelta, ogni emozione, ogni battuta, è un ingrediente che contribuisce a creare un'opera d'arte unica e indimenticabile!

INDIETRO NEL FUTURO!

E con questo, amici, concludiamo il nostro viaggio nel cuore di "The Bear". Spero che questa analisi vi abbia ispirato e dato nuove prospettive sulla potenza della recitazione. Fino alla prossima volta, ricordate: il cinema è un universo di infinite possibilità!


Adieu!


C'è qualche monologo maschile che desideri esplorare con il tuo DOC di fiducia? Scrivici!

DOC

Laureato a pieni voti in numerose discipline scientifiche, ama definirsi cultore di tutte le scienze. I suoi idoli sono i grandi scienziati del passato, come Isaac Newton, Benjamin Franklin, Thomas Edison e Albert Einstein, dei quali possiede i ritratti nel salotto di casa propria e che adora così tanto da chiamare il cane da compagnia che possiede nel 1955 Copernico e quello che possiede nel 1985 Einstein.

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