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~ LA REDAZIONE DI RC
In un intricato gioco di parole, emozioni e culture, questo pezzo tratto da "Shogun" mette in scena una sorta di dialogo tripartito tra la cortigiana Kiku, l’interprete Toda e lo straniero Jack, esplorando le profondità del desiderio, del linguaggio e dell'incomprensione interpersonale. Ambientato in un postribolo giapponese del XVI secolo, il contesto si rivela un insieme di espressioni emotive e barriere linguistiche, dove il monologo della cortigiana diventa il fulcro di un dramma più ampio che coinvolge amore non corrisposto e la ricerca di connessione umana.
STAGIONE 1 EP 6
MINUTAGGIO: 39:30-41:38
RUOLO: Toda
ATTRICE: Anna Sawai
DOVE: Disney +
INGLESE
She wishes to explain to you the meaning of the Willow World. Most come here to escape from boredom or pain, hardship or disappointment. They believe this place is about physical pleasure, which it is. But it can be more. The people she meets wish for a different life or circumstance. They want to be anyplace other than where they are. I offer you relief from this…and safety to create one perfect moment that you wish to inhabit completely. Settle your eyes on what you desire. My unclothed form. Just as I am with nothing between us. I ask you into my openness. I ask you... to be here with me now. She invites you away with her now.
ITALIANO
Desidera spiegarvi il significato del mondo dei Salici. Molti vengono qui per fuggire da noia o dolore, avversità oppue delusione. Pensano sia un luogo per abbandonarsi al piacere fisico. E lo è. Ma pu esserci di più. Le persone che incontra desiderano un'altra vita o condizione. Vogliono andare in un posto diverso da quello in cui sono. Io offro conforto a tutto questo. E la sicurezza nel creare un momento davvero perfetto, al quale abbandonarsi completamente. Posate gli occhi su ciò che desiderate. Le mie forme senza veli, ciò che sono realmente, senza nulla che ci separi. Io voglio accogliervi dentro di me. Vi domando di diventare un tutt'uno con me, qui ed ora... Vi invita ad andare con lei ora.
La serie "Shogun" di FX si presenta come un'ambiziosa rivisitazione dell'originale serie degli anni '80, basata sull'omonimo romanzo di James Clavell. Ambientata nel Giappone del XVI secolo, la serie si concentra sulle avventure di un navigatore inglese, John Blackthorne, che si ritrova in un mondo radicalmente diverso dal suo. Attraverso i suoi occhi, esploriamo i complessi dinamismi di potere, onore e tradimento in un'epoca di grandi turbamenti politici e culturali. Il Giappone del XVI secolo era dominato dalla figura dello Shogun, il comandante militare supremo che deteneva il vero potere politico, contrapposto al più cerimoniale Imperatore.
Durante il periodo Tokugawa, in particolare, lo Shogunato implementò politiche di centralizzazione e isolamento, note come sakoku, che limitavano severamente le influenze e le interazioni esterne, eccetto per controllate aperture verso specifici commerci esteri, come con i portoghesi e successivamente gli olandesi. Queste politiche rafforzavano la stabilità interna ma anche isolavano il Giappone dal resto del mondo, influenzando profondamente lo sviluppo culturale e tecnologico del paese.
I portoghesi, arrivati in Giappone nei primi anni del 1540, introdussero il commercio di beni preziosi come le armi da fuoco, ma anche il cristianesimo. Quest'ultimo, con il passare del tempo, fu visto come una minaccia alla stabilità sociale e politica, portando a una forte repressione dei cristiani e all'espulsione dei missionari. Questa situazione di conflitto interno e la resistenza alle influenze esterne sono centrali anche nella narrativa di "Shogun".
Oltre a essere un intrattenimento di alto livello, "Shogun" funge da importante strumento culturale che arricchisce la comprensione dello spettatore sulla storia giapponese. La serie offre una riflessione sulla natura del potere e dell'integrità, temi che rimangono rilevanti anche nella società contemporanea. In questo modo, "Shogun" racconta una storia intrigante del passato, invitando alla riflessione su questioni attuali e universali, influenzando la percezione culturale del Giappone a livello globale.
Questa scena usa la dinamica tra i personaggi e la barriera linguistica per esplorare temi di desiderio, amore non corrisposto e l'illusione della comprensione.
Il monologo è pronunciato in teoria dalla cortigiana Kiku in un ambiente evocativo, il "mondo dei Salici". Questo nome evocherà probabilmente un luogo di bellezza classica e di rifugio temporaneo, un luogo dove i salici pendono e creano un velo tra la realtà e il rifugio che offrono.
Kiku descrive questo ambiente come una fuga dalla realtà quotidiana — dal "dolore, avversità oppure delusione" — e come un'opportunità di sperimentare una forma più profonda di connessione e comprensione emotiva, che va oltre il piacere fisico. Toda aggiunge una complessità significativa. Non è un tramite linguistico e basta; è anche una persona con i propri desideri e emozioni. Mentre traduce le parole della cortigiana per Jack, Toda è sovraccaricata dal suo desiderio per lui.
Questo aggiunge un livello di patos: le parole che pronuncia potrebbero rispecchiare i suoi sentimenti non espressi verso Jack, trasformando la sua traduzione in un atto di espressione personale. Questo è particolarmente potente dato che lei sta parlando di diventare "un tutt'uno" con qualcuno, un desiderio che potrebbe rispecchiare il suo desiderio personale di unione con Jack.
C'è un'ironia dolorosa nel ruolo di Toda. Mentre lei parla di unione e comprensione, il suo vero stato è uno di separazione emotiva e incomprensione. Lei facilita un'intimità verbale e concettuale tra Jack e la cortigiana, mentre è personalmente isolata in un proprio silenzio emotivo — capace di esprimere desideri profondi solo attraverso la voce di un'altra persona. Dal punto di vista cinematografico e direzionale, questa scena offre molteplici opportunità.
Il monologo è una riflessione sulla natura del linguaggio come veicolo di connessione e disconnessione. Il ruolo dell'interprete si trasforma da semplice mediatore linguistico a simbolo potente delle barriere emotive che caratterizzano la condizione umana. In questo contesto, la scena offre un'opportunità unica per i cineasti di esplorare non solo le sfumature del testo, ma anche la potenza espressiva del cinema come mezzo di narrazione visiva e emotiva.
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