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Tre adulti seduti al bar. Bevono un drink e sono chiaramente a disagio. Due sono coreani, uno è un americano bianco. Una voce narrante, forse quella del pubblico o del regista, specula scherzosamente su chi siano queste persone. Inizia così “Past Lives”, della drammaturga coreano - canadese Celine Song, che al suo debutto alla regia ha già ottenuto 2 candidature ai Premi Oscar, 5 ai Golden Globes.
Il film – che prosegue attraverso tre archi temporali – chiarisce man mano chi siano i tre personaggi dell’incipit. Il primo flashback ci mostra i due coreani: sono Na-young e Hang-seo, coppia di fidanzatini che frequenta le scuole medie a Seoul. La loro amicizia viene “spezzata” dal trasferimento in occidente della famiglia di Na Young.
Passano dodici anni. Hae Sung (Teo Yoo) studia ingegneria, mentre Na-young (Greta Lee) si è trasferita a New York, dove ha preso il nome di Nora Moon ed è diventata una sceneggiatrice. I due si ritrovano su Skype e iniziano a risentirsi, proseguendo in contemporanea le loro nuove carriere e coltivando altre relazioni sentimentali. Alla luce di questo le loro comunicazioni si interrompono nuovamente.
Trascorrono altri dodici anni. Nora ha sposato Arthur – l’altro uomo della scena iniziale - e vive a Manhattan. Hae Sung, in pausa dalla sua attuale relazione, decide di andare a trovare la sua amica d’infanzia negli USA. Questo incontro li mette di fronte alle strade non intraprese e alle vite non vissute. Per questo “Past Lives” è un film poetico e universale sull’amore perduto, sul tempo che passa e sulle scelte compiute. Tutti infatti conosciamo persone che si ricordano di noi come avessimo ancora 16 o 12 anni e che custodiscono quella parte di noi per sempre come qualcosa di speciale.
Questo è un primo livello intenzionalmente voluto da Song.
C’è poi un altro livello del racconto, perché “Past Lives” è anche una storia che parla dell’esperienza del migrante, del modo in cui questa crea per tutta la vita realtà alternative: il sé che avrebbe potuto restare nel vecchio paese, rispetto a quello che è andato all’estero per un nuovo futuro. Per questo oltre alla sfera intima, leggera e sognante si percepisce sottilmente in alcuni momenti anche l’ansia della riuscita e dell’oppressione sociale.
"Past Lives è ispirato al momento in cui mi sono ritrovata seduta in un bar nell'East Village, a New York, tra il mio amore d'infanzia, originario della Corea, che ora è un amico, e mio marito, con cui vivo a New York. "- ha spiegato Song. "Stavo traducendo dal coreano all'inglese e mentre traducevo per loro, mi sono resa conto che stavo traducendo anche parti della mia storia. Penso che quel momento sia stato davvero d'ispirazione per l'intero film".
La regista ci tiene a precisare che non si tratta della storia di un triangolo amoroso, al contrario il film "parla di una donna che sceglie se stessa" poiché i due uomini della sua vita detengono ciascuno una chiave culturale, storica e personale che l’altro non ha, aiutando così la protagonista a rivelarsi a se stessa. Non a caso anche il linguaggio del film è doppio. "È una parte fondamentale della narrazione", afferma Song. "Il film è bilingue perché parla di persone che non sono in grado di parlare la lingua dell'altro”.
Le molteplici possibilità di lettura fanno di “Past Lives” un viaggio sensoriale e spaziotemporale capace di coinvolgere profondamente lo spettatore.
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