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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo arriva in uno dei momenti più enigmatici del film: Discordia e Nile si incontrano per la prima volta, ma è subito chiaro che questo incontro ha un peso simbolico preciso. Da un lato c’è l’ultima immortale – giovane, piena di dubbi, ancora legata al mondo “umano”. Dall’altro c’è la prima, la capostipite, la voce dell’origine. E come spesso accade con i personaggi archetipici, Discordia parla con il tono di chi sa cose che gli altri non possono (ancora) comprendere.
MINUTAGGIO: 50:00-51:00
RUOLO: Discordia
ATTRICE: Uma Thurman
DOVE: Netflix
ITALIANO
Ti è sembrato giusto lasciare la tua famiglia? Fargli credere che fossi morta? E' questo che ti ha fatto fare, vero? Nessuno di voi ha avuto scelta, non con lei. L'ossessione di Andromaca di interferire negli affari umani è il motivo per cui siamo perseguitati. Devi far smettere i tuoi amici, o lo farò io. Tu sei l'ultima immortale. Non ci sarà nessun altro, dopo di te. E tu hai un potere che non puoi nemmeno immaginare. Un giorno capirai. Tu e io metteremo fine all'interferenza degli immortali, insieme. Siamo collegate. Hai una voglia sul braccio sinistro? Il primo immortale e l'ultimo. Ci vediamo presto, Nile.
Nel primo film, The Old Guard (2020), il team di immortali aveva scoperto l’esistenza di Nile, una nuova recluta appena risorta sul campo di battaglia, e aveva fronteggiato un’organizzazione farmaceutica che voleva catturarli per studiare e replicare la loro capacità di guarigione. Ma soprattutto, nel finale, c’erano due colpi di scena fondamentali:
Andy scopre che la sua immortalità è finita.
Quỳnh, la prima compagna immortale di Andy, riappare misteriosamente dopo secoli di prigionia sul fondo dell’oceano.
Ecco, The Old Guard 2 riparte da qui. Da un equilibrio già rotto.
Andy ha perso ciò che la definiva: l’eternità. Non è più invincibile. Questo spinge il suo personaggio in una dimensione completamente nuova. È costretta a rimettere in discussione tutto: il suo ruolo, il senso della missione, persino l’amicizia con gli altri immortali. Quando la tua forza era legata alla certezza di tornare sempre in piedi, cosa resta quando quella certezza cade? Dal punto di vista narrativo, è un passaggio fondamentale: l'eroina invulnerabile diventa una leader fragile, ma proprio per questo più vera. Più interessante. Ogni scelta che fa, ora, pesa. Ogni rischio può essere l’ultimo. E questo cambia tutto.
Booker (Matthias Schoenaerts), punito per aver tradito il gruppo, è in esilio. Lo troviamo isolato, consumato dal rimorso. È uno di quei personaggi che nei film d’azione di solito spariscono o tornano redenti all’ultimo secondo. Invece qui c’è spazio per lavorare sul dolore del fallimento, sulla solitudine di chi ha commesso un errore e fatica a perdonare sé stesso.
La figura più destabilizzante del film è Quỳnh (Veronica Van), rediviva dopo secoli in fondo al mare. Non è più la stessa. Non è tornata come alleata, ma come qualcosa di molto più ambiguo: una creatura rotta dalla tortura, dalla solitudine, dalla rabbia. Il suo desiderio di vendetta non è un capriccio narrativo, ma la conseguenza di un trauma. Lei accusa Andy e gli altri di averla dimenticata, e questa accusa pesa. Molto. Quỳnh è un personaggio liminale: né completamente antagonista, né completamente vittima. È un punto interrogativo morale continuo, e il film gioca bene con questa incertezza.
Tuah (Henry Golding), nuova figura introdotta, è un immortale antico e studioso. Vive circondato da libri, reliquie e memorie. È il custode di un sapere dimenticato: le origini dell’immortalità, le sue regole non scritte, i cicli di morte e rinascita che attraversano la storia. Non è solo un personaggio funzionale, ma un anello mancante tra la spiritualità e la biologia di questa mitologia. Uma Thurman interpreta Discordia, personaggio affascinante per un motivo semplice: incarna la deriva più radicale dell’immortalità. È una delle prime, forse la prima. Ha passato secoli da sola, e ha sviluppato un odio profondo verso l’umanità. Vuole distruggere l’equilibrio fragile mantenuto finora dalla Old Guard. Ma attenzione: Discordia non è una villain classica, è un’ideologia. È ciò che Andy avrebbe potuto diventare, se avesse smesso di credere negli altri. È la versione oscura dell’immortalità.
"Ti è sembrato giusto lasciare la tua famiglia? Fargli credere che fossi morta?"
Il monologo si apre con una domanda personale, diretta al cuore di Nile. Non si parla di strategia o di destino, si parte da un dolore concreto: la famiglia. Discordia entra subito nello spazio vulnerabile. È qui che inizia il suo gioco: destabilizzare, far vacillare le certezze.
"È questo che ti ha fatto fare, vero? Nessuno di voi ha avuto scelta, non con lei."
Il tono si fa accusatorio. Andy, la leader, viene ridotta a una figura quasi tirannica. Discordia non si limita a contestare le sue azioni: ne mette in discussione l’autorità morale. È il meccanismo tipico della retorica sovversiva: separare il leader dalla sua squadra insinuando l’idea del controllo, della manipolazione.
"L'ossessione di Andromaca di interferire negli affari umani è il motivo per cui siamo perseguitati."
Qui il discorso si allarga. Discordia introduce una causa-effetto mitologica: l'interferenza degli immortali negli affari degli uomini ha squilibrato il mondo. Un classico della narrativa epica, ma rivisitato in chiave etica. La persecuzione degli immortali non è un destino, è una colpa. E la colpa ha un nome: Andromaca.
"Devi far smettere i tuoi amici, o lo farò io."
Minaccia velata. Anzi, nemmeno tanto velata. Questo è il momento in cui Discordia si mostra per ciò che è: una radicale. Non chiede, ordina. E mette sulle spalle di Nile un peso enorme: essere l’ago della bilancia tra due visioni opposte del mondo immortale.
"Tu sei l'ultima immortale. Non ci sarà nessun altro, dopo di te."
Altro elemento mitologico. Nile viene collocata in un ciclo che sembra destinato a chiudersi. Discordia non le dice solo che è speciale. Le dice che è ultima. E quindi, inevitabilmente, sola. Di nuovo: isolamento, dubbio, predestinazione.
"E tu hai un potere che non puoi nemmeno immaginare."
Qui entra in gioco il mistero. Una promessa che ha il sapore dell’oracolo: non viene spiegata, non viene approfondita. Serve a creare fascino, ma anche confusione. E Nile, da spettatrice della sua condizione, diventa improvvisamente qualcosa di più. Un punto critico.
"Un giorno capirai. Tu e io metteremo fine all'interferenza degli immortali, insieme."
Il colpo finale: “insieme”. Discordia non si pone come antagonista, ma come possibile alleata. È l'offerta di un'alleanza fuori dal tempo, tra l’inizio e la fine del ciclo immortale. Non una minaccia, ma una seduzione. Discordia non vuole distruggere Nile: vuole portarla dalla sua parte.
"Siamo collegate. Hai una voglia sul braccio sinistro? Il primo immortale e l'ultimo."
Qui siamo nel pieno della simbologia. Il segno sul corpo – la voglia – è un elemento ancestrale, quasi religioso. È il marchio del destino, l’indizio che conferma un legame cosmico. L’idea che tutto fosse già scritto. Ed è inquietante quanto basta da insinuarsi sotto pelle.
"Ci vediamo presto, Nile."
Chiusura fredda, priva di tensione apparente. Ma carica di certezza. Discordia non è preoccupata. Sa di avere messo il seme del dubbio. E ora aspetta che cresca.
Quello che Uma Thurman fa con questo discorso è una prova narrativa. È il momento in cui Nile smette di essere la “nuova recluta” e diventa qualcosa di potenzialmente pericoloso, perché ora ha una scelta da fare. E ogni buona storia di immortalità nasconde, in fondo, un racconto sulla scelta. Discordia è un personaggio che si muove sul confine tra ideologia e fanatismo, tra saggezza e vendetta. E questo monologo è la sua arma più tagliente: non colpisce con la forza, ma con il dubbio. E nel cinema, i dubbi ben piantati sono quelli che fanno più male.
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