Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo rappresenta uno snodo emotivo essenziale per il personaggio di Mia in “Amore a Copenaghen”. Non è un momento di sfogo generico, né un’esposizione funzionale alla trama: è la messa in scena di un’urgenza intima che chiede di essere detta ad alta voce, anche se farlo significa esporsi, confessare, mettersi a nudo. Qui Mia ammette — quasi senza volerlo — che la scrittura è diventata la sua terapia, la sua ancora, ma anche un campo minato. Scrive di sé, dei suoi fallimenti percepiti, della vergogna legata alla sterilità. E nel farlo, tira dentro una dimensione collettiva, quella delle donne che vivono esperienze simili. È un monologo che non cerca di giustificare nulla, ma di capire come sopravvivere al giudizio che si infligge da sola.
MINUTAGGIO: 54:27-55:27
RUOLO: Mia
ATTRICE: Rosalinde Mynster
DOVE: Netflix
Io in realtà non ho affatto il blocco dello scrittore. Io scrivo di continuo… il punto è che riesco a scrivere solamente del privato, dei pensieri, o… Si, cose da diario, ecco… Su… Su… su ogni tipo di… disgusto, o vergogna. Si, perché noi siamo… o io sono… siamo tante, penso. E’ quasi un’epidemia. E… molte di noi credono che… che il loro corpo, che… Io racconto delle mie cure per la fertilità. E… ecco, ora l’ho detto. E… quindi uso la scrittura per elaborare i pensieri tristi e il disgusto che provo verso me stessa, perché… Mi sento un pò meno donna, non riuscendo ad essere mamma. Si, dicevo poco fa che è una sorta di diario con cose private, e anche un pò lamentoso. E anche un pò troppo cupo, credo, paragonato a quello che scrivo di solito.

La trama di Amore a Copenaghen si sviluppa attorno a una coppia apparentemente “funzionale” nel senso più umano del termine. Mia è una scrittrice, e con Emil, padre single, costruisce un rapporto fatto di delicatezza, affinità, complicità quotidiana. Non c’è il classico colpo di fulmine da commedia romantica, né un idealismo sentimentale: c’è invece il desiderio reale, maturo, di costruire una famiglia. Il film li segue fin dall’inizio di questo viaggio, che sembra promettente — ma che si trasforma presto in un percorso doloroso, dominato da attese, fallimenti e appuntamenti medici.
La scoperta dell’infertilità diventa il punto di svolta. Non tanto per la sua portata narrativa, quanto per il modo in cui frammenta lentamente la relazione tra i due. Tutto quello che prima scorreva con naturalezza — i silenzi, i gesti quotidiani, l’intimità — si irrigidisce. Il sesso perde spontaneità, ridotto a un compito con orari precisi e margini ristretti. Le emozioni diventano contraddittorie, e la comunicazione si fa sempre più vulnerabile, quasi intraducibile.
Amore a Copenaghen è un film sul corpo — o meglio, sull’esperienza fisica ed emotiva che ogni personaggio attraversa, in particolare Mia. Il corpo femminile viene mostrato senza idealizzazione: stanco, irritato dagli ormoni, provato da esami invasivi, eppure continuamente sollecitato a "funzionare". La regia di Ditte Hansen e Louise Mieritz è chirurgica nel registrare queste trasformazioni con uno sguardo mai pietistico, ma profondamente umano. Nel frattempo, anche Emil vive la propria fragilità. C'è una scena nel film — ispirata direttamente dal libro — in cui Emil, dopo aver depositato il campione di sperma alla clinica, si sente inutile, quasi inadeguato. Compra un uccellino di vetro come simbolo di speranza, ma dentro di lui c’è il timore costante che l’infertilità possa spezzare non solo il sogno di avere un figlio, ma anche la relazione con Mia.
Il testo è costruito con esitazioni evidenti: “Io scrivo di continuo… il punto è che…”, “ecco, ora l’ho detto”, “e… ecco”, “credo”. Non sono solo intercalari o tic linguistici. Sono il modo in cui il pensiero prende forma in tempo reale, senza una struttura già definita. Come se Mia stesse mettendo in ordine i suoi sentimenti proprio mentre parla.
“Io scrivo di continuo… riesco a scrivere solamente del privato, dei pensieri, o… Si, cose da diario…” La scrittura non è più lo strumento con cui Mia racconta storie agli altri — è diventata un processo introspettivo. Ma non nel senso terapeutico “classico”. È un diario che raccoglie il disagio, lo stigma, il senso di inadeguatezza. Il tono non è catartico: è lucido, un po’ rassegnato, come se scrivere servisse a contenere una realtà difficile da dire ad alta voce.
“racconto delle mie cure per la fertilità”,
“uso la scrittura per elaborare… il disgusto che provo verso me stessa”
Qui entriamo in un territorio delicato: il corpo femminile come oggetto di giudizio, prima ancora che da parte della società, da parte di sé stesse. L’infertilità diventa una frattura d’identità. Il disgusto non è verso il corpo in senso estetico, ma verso quello che non riesce a “funzionare” secondo le aspettative — biologiche, culturali, interiorizzate. Scrivere diventa un modo per sopravvivere a questa frustrazione.
“perché noi siamo… o io sono… siamo tante, penso. È quasi un’epidemia.”
Questo passaggio è notevole. Mia allarga lo sguardo, senza forzature, come se si rendesse conto che il suo vissuto è condiviso da molte altre. Il termine epidemia è forte, ma preciso: parla di una condizione diffusa e sommersa. Il dolore individuale si fa eco di un dolore collettivo, spesso silenziato o minimizzato.

In questo monologo, Mia fa qualcosa di importante: prende parola. Non per lottare o per affermarsi, ma per esistere nel proprio dolore. La scrittura non è più solo un mestiere, ma un campo di battaglia quotidiano dove affrontare le emozioni senza filtri. Ed è proprio questa onestà che rende il momento così potente.

Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica

Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.