Gli idoli delle donne: analisi del dialogo comico tra Lillo e Greg

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~ LA REDAZIONE DI RC

Gli idoli delle donne

"Gli idoli delle donne" è una commedia del 2022 diretta da Lillo & Greg insieme a Eros Puglielli. Ed è esattamente il tipo di film che ti aspetti da loro: surreale, grottesco, pieno di trovate nonsense e, allo stesso tempo, legato a una comicità che richiama il varietà italiano, la cultura pop e un certo gusto per l’assurdo. Il protagonista è Filippo, interpretato da Francesco Arca, un gigolò di successo. Bello, statuario, sicuro di sé, è l’uomo che tutte vogliono. Ma dopo un incidente che lo sfigura completamente, la sua carriera va a rotoli. Finisce così per sottoporsi a una serie di interventi chirurgici che lo trasformano fisicamente: e qui entra in scena Lillo, che interpreta la “nuova versione” di Filippo. Sì, hai capito bene: da Francesco Arca a Lillo. Il contrasto visivo è ovviamente il motore comico principale della storia.

Filippo, ormai con l'aspetto di Lillo, cerca di tornare a fare il gigolò. E a questo punto compare Greg, nel ruolo di Max, una sorta di life coach del rimorchio, un “allenatore di seduzione” con metodi discutibili e un passato misterioso. Da lì parte una sorta di training per rimettere in pista il nuovo Filippo, con una serie di situazioni esagerate, personaggi improbabili e battute che si muovono tra la parodia e il demenziale.

Il dialogo

Max: Greg/ Claudio Gregori

Filippo: Lillo / Pasquale Petrolo



Max: Innanzitutto. Tu conosci la donna, si?

Filippo: La donna di chi? 

Max: La donna di Riboi.

Filippo: E chi la conosce?
Max: La donna! La donna in generale. La conosci? Sai entrare nella sua psicologia? Conosci la tua essenza.

Filippo guarda Max.

Max: Presto Riboy, due cc di infineidrina. Lo stiamo perdendo, lo stiamo perdendo!

Filippo: Riboy, va bene!

Max: Ok, Fernando, resettiamo tutto, ricominciamo da capo. Regola fondamentale: mai innamorarsi di una cliente.

Filippo: Si, questa la sapevo, mò l’ho segnata, ok. 

Max: Ok. Ora ipotizziamo un caso. Caso A. Conosci una donna. La vedi dopo un pò di tempo ed è dimagrita. Ti dice: “Vedi, sono meno grassa!” Cosa rispondi?

Filippo: Si!

Max: No. 

Filippo: No? 

Max: Perché se glielo dissi evidenzi il fatto che prima hai notato che era più grassa. Devi essere evasivo, devi dire: “Scusami, mi sono perso un attimo nei tuoi occhi meravigliosi” Ma lei incalza e ti dice: “Beh, mi trovi meglio?” Che cosa rispondi?

Filippo: Si.

Max: No!

Filippo: Porca zozza…

Max: Perché così sottintendi il fatto che prima stava peggio.

Filippo: Infatti. Che devo dire allora?

Max: Devi dire: “Tu mi hai fatto un sortilegio, perché io ogni volta ti trovo più bella. E ogni volta mi dico: non potrà mai essere più bella di così. E tu ogni volta mi smentisci”.

Filippo: Ma è una cazzata.

Max: Ma funziona. Ed è l’unico modo per non incartarti. Basta un niente per urtare la sensibilità di una donna e venificare tutto.

Filippo: Scrive Mi… sono person… un attimo…

Max: Comunque, di base a te piace la donna…?

Filippo: La donna di chi? 

Analisi dialogo

Il dialogo è costruito su una doppia linea comica:

La logica surreale e apparentemente seria di Max, che si comporta come un mentore alla Mr. Miyagi del rimorchio, pieno di regole ferree, terminologia pseudoscientifica ("due cc di infineidrina", "resettiamo tutto").


La totale inconsapevolezza di Filippo, che reagisce in modo spontaneo, goffo, sinceramente confuso. Le sue risposte sono letterali, terra-terra, sempre fuori tempo.

La dinamica è quella classica del “maestro e allievo scemo”, ma qui c’è un ribaltamento: il maestro è più ridicolo dell’allievo, perché prende sul serio un sistema di regole assurde che non hanno alcun senso nel mondo reale.

“Tu conosci la donna, si?”

È l’incipit che apre il tono surreale: non “conosci le donne”, ma “la donna”. Come se esistesse un’entità astratta, quasi mitologica. E Filippo lo interpreta letteralmente: “La donna di chi?”. Subito l’equivoco. Questo gioco sul linguaggio si ripeterà alla fine, chiudendo il dialogo in modo circolare.

Max simula una situazione tipo: la donna dimagrita. È una critica chiara (ma ironica) a quei “manuali” che trattano la comunicazione come una sequenza di trucchi linguistici da eseguire a memoria. Le battute che Max propone (“Mi sono perso nei tuoi occhi meravigliosi”, “Mi hai fatto un sortilegio…”) sono frasi fatte, eccessive, costruite per piacere — ma totalmente disconnesse dalla realtà emotiva.

Filippo le rigetta subito: “Ma è una cazzata.”

Ed è qui che sta la chiave comica più forte: l’unico personaggio sano in scena è quello che non riesce a seguire le regole del gioco.

Max è il perfetto esempio del maschio che ha trasformato le relazioni in un gioco a punteggio, fatto di frasi giuste, timing perfetto, niente emozioni vere. Una mascolinità tutta costruita su regole, strategie, e soprattutto paura: la paura di “fare la figura del fesso”.

Filippo è ingenuo, sbaglia tutto, ma è anche trasparente. È l’unico che ammette di non capire niente. E in questo è il personaggio più vicino allo spettatore. Il pubblico ride con lui, non di lui.

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