Un fantasma in casa: analisi del monologo di Frank, il padre di Kevin

Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!


Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Il monologo arriva in un punto cruciale del film, dopo che la vicenda di Ernest ha raggiunto il suo culmine emotivo. Frank, il padre apparentemente superficiale e fissato con la fama virale, si prende un momento per parlare con suo figlio senza filtri, con una calma nuova. Il tono è diverso da quello a cui ci ha abituati: niente gag, niente battute. Solo un uomo che prova a ricostruire un legame.

Non sono stato un bravo padre

MINUTAGGIO: 1:39:59-1:42:31
RUOLO: Frank

ATTORE: Anthony Mackie

DOVE: Netflix

INGLESE

It's so quiet up here now. Feels strange. It was raining like this the day you were born. I remember because I was driving your mom to the hospital, and traffic was so bad. I thought she was gonna give birth right there in the car. I was petrified. I made a promise to myself that if we made it to the hospital… I was gonna be the best dad in the world. It's funny. When your kids are little, it's easy to be a parent. They don't see who you actually are. They just see the good stuff. What you want them to see. But eventually, as they grow up… parts of yourself that you don't like become harder and harder to hide. I guess I never really figured out who I am. I've just always chased stuff. New places, new jobs… hoping something would click, and I would finally be the man I wanted to be for you and Fulton… and your mom. But then Ernest came, and I was like, "This is it." I could finally… have a purpose. I could finally be worthy. I lost myself all over again. I let you down, kid. I broke my promise. I know you're upset about Ernest. But you tried to do the right thing, and that's all that matters. You're a better man at 16.

ITALIANO

E' tranquillo qui, adesso. E' un pò strano. Pioveva così il giorno in cui sei nato. Me lo ricordo perché… stavo portando mamma in ospedale. E il traffico era un incubo. Temevo che ti avrebbe partorito lì, dentro la macchina. Ero terrorizzato. Allora mi sono ripromesso che se fossimo arrivati in ospedale… Sarei stato il miglior padre del mondo. Sai, è buffo. Quando i figli sono piccoli, è facile essere padre. Non ti vedono per come sei veramente. Vedono soltanto il meglio, quello che tu vuoi mostrare. Ma andando avanti… loro crescono. Perciò diventa difficile nascondere quelle parti di cui ti vergogni. Forse… io non ho mai ben capito chi sono. Ho sempre inseguito le novità. Nuovi posti, nuovi lavori… Speravo di fare centro. Così finalmente sarei stato l'uomo che volevo essere, per te. E Foden. E per mamma. Poi è arrivato Ernest e ho pensato… "Si, ci siamo". Sentivo davvero… di avere uno scopo. Di poter valere qualcosa. Invece mi sono smarrito un'altra volta. Ti ho deluso, Kevin. Ho infranto la promessa. Lo so che sei triste per Ernest, ma hai cercato di fare la cosa giusta, ed è questo che importa. Sei migliore tu a sedici anni, di me a quarantacinque. Io ti ammiro, Kevin. Sei cresciuto bene, nonostante me.

Un fantasma in casa

Un fantasma in casa (titolo originale: We Have a Ghost), film distribuito da Netflix nel 2023, diretto da Christopher Landon (lo stesso di Auguri per la tua morte e Freaky), tratto da un racconto breve di Geoff Manaugh intitolato Ernest.

Tutto parte quando la famiglia Presley — composta da padre, madre e due figli adolescenti — si trasferisce in una vecchia casa di Chicago. Classico incipit da commedia horror. La sorpresa però arriva presto: il figlio minore, Kevin, durante un’esplorazione nella soffitta, si imbatte in un fantasma goffo e muto che prova a spaventarlo... ma senza troppo successo. Kevin, invece di scappare, inizia a riprenderlo col cellulare.

Il video del fantasma diventa virale. Il mondo scopre che esiste un’entità chiamata Ernest (nome ricavato dalla camicia che indossa), e nel giro di pochissimo la casa dei Presley si trasforma in una specie di attrazione turistica. Ma a Kevin del clamore importa poco. A lui interessa chi era Ernest da vivo, e perché è rimasto bloccato lì.

Il resto del film ruota proprio attorno a questa domanda. Kevin cerca di aiutare Ernest a ricostruire la propria identità, a ritrovare un passato perduto. Una parte significativa della trama diventa quasi una detective story con elementi di road movie, mentre i due (insieme alla vicina Joy) cercano indizi su chi fosse quest’uomo e cosa gli sia accaduto.

Nel frattempo, il padre di Kevin — più interessato alla fama e al tornaconto mediatico — cerca di capitalizzare sulla presenza del fantasma, entrando in conflitto con suo figlio. Entra in scena anche la CIA, o meglio un’unità governativa segreta, guidata da una ex agente specializzata in fenomeni paranormali, che considera Ernest una minaccia da contenere.

Analisi Monologo

Il testo si apre con un dettaglio semplice, quasi insignificante: "Pioveva così il giorno in cui sei nato." È una frase che molti padri potrebbero dire, ma ha il tono tipico dei ricordi che si aggrappano ai sensi: il rumore della pioggia, il traffico, la corsa in ospedale. Inizia come un'aneddoto qualunque, e invece è una dichiarazione di intento: Frank, quel giorno, si era promesso di essere il miglior padre possibile.

Il cuore del monologo sta però in questo passaggio:

“Quando i figli sono piccoli, è facile essere padre. Non ti vedono per come sei veramente. Vedono soltanto il meglio, quello che tu vuoi mostrare. Ma andando avanti… loro crescono. Perciò diventa difficile nascondere quelle parti di cui ti vergogni.”

L’identità di un padre è spesso una maschera costruita per proteggere l’illusione di solidità. Ma quando i figli iniziano a guardarti come persone adulte, quella maschera si incrina. E quello che rimane sotto — insicurezze, errori, fallimenti — viene inevitabilmente a galla. Poi Frank si racconta come un uomo in fuga: nuovi lavori, nuove città, nuovi inizi. Ma più che cercare stabilità, cercava un'immagine di sé in cui potersi riconoscere. Quando è arrivato Ernest, ha creduto di aver finalmente trovato uno “scopo”, qualcosa che lo rendesse utile, visibile, apprezzato. Ma anche quel bisogno lo ha portato a perdere di vista ciò che conta davvero.

Infine arriva il passaggio più sincero e affettuoso: “Sei migliore tu a sedici anni, di me a quarantacinque. Io ti ammiro, Kevin. Sei cresciuto bene, nonostante me.” È l’unico modo in cui Frank riesce a dire “ti voglio bene” a suo figlio. Non lo fa con abbracci o grandi gesti, ma con una dichiarazione di stima. Kevin è diventato una brava persona senza l’aiuto di un modello forte. E Frank lo riconosce, e questo gesto — silenzioso, quasi imbarazzato — vale più di qualunque scusa.

Conclusione

Questo monologo non “salva” Frank, ma lo umanizza definitivamente. Non è il classico momento in cui il padre sbagliato si redime completamente: qui non c’è un perdono esplicito, non c’è una riconciliazione plateale. C’è solo un uomo che smette di fingere, che accetta di mostrarsi per quello che è.

Entra nella nostra Community Famiglia!

Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno

Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.


Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.

© Alfonso Bergamo - 2025

P.IVA: 06150770656

info@recitazionecinematografica.com