Arrival – Recensione del Film di Denis Villeneuve: Tempo, Linguaggio e Percezione

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Analisi a cura di...

~ ANGELICA ATTANASI

"Un tempo pensavo che questo fosse l'inizio della tua storia. La memoria è una cosa strana, non funziona come credevo. Siamo così limitati dal tempo… Dal suo ordine." 

~ LOUISE BANKS

Oggi vi voglio parlare di un film visionario ed emozionante con una Amy Adams che da’ il meglio di sé, con Jeremy Renner e Forest Whitaker, un film che sin dalle prime inquadrature ti proietta in una realtà vissuta su due piani ben distinti, realtà contro immaginazione o forse meglio dire il concetto di tempo.

Trama con spoiler

Louise Banks, filologa, racconta sinteticamente la storia di sua figlia Hannah, dalla nascita fino alla scoperta di una grave malattia che la condurrà alla morte a soli dodici anni. La stessa Louise, in un corso di laurea in linguistica, si appresta a tenere una lezione universitaria, interrotta da un avvenimento straordinario di portata mondiale: dodici astronavi extraterrestri, soprannominate "gusci" da parte dei militari degli Stati Uniti, appaiono contemporaneamente in diversi luoghi della Terra. Non è chiaro il motivo per cui siano arrivate, né se vi sia una logica dietro la scelta dei luoghi dell'atterraggio. In quanto linguista affermata, Louise viene selezionata per far parte di una squadra speciale di esperti, istituita per tentare di comunicare con la specie aliena nel sito di atterraggio statunitense, nel Montana. La donna riceve l'incarico di chiedere agli alieni da dove vengano e quali siano le loro intenzioni. Anche il fisico teorico Ian Donnelly prende parte alla squadra, mentre il comando è affidato al colonnello dell'esercito statunitense Weber.

La squadra ha il primo contatto con una coppia di alieni, che chiamano eptapodi per via dei sette arti di cui sono provvisti: Ian li soprannomina "Tom e Jerry". Louise conclude che la comunicazione bidirezionale in linguaggio parlato degli alieni sarebbe impossibile: tuttavia, scopre che essi possono comunicare visivamente attraverso la loro lingua scritta, basata su frasi palindrome scritte in modo circolare che si formano a seguito dell'emissione di un gas dalla base di uno dei piedi. Con l'aiuto di Ian comincia ad analizzare i simboli fino a costituire un vocabolario di base, per poter formulare domande complesse quali il motivo del loro arrivo sulla Terra. Mentre Louise comincia a diventare più abile nell'uso del linguaggio alieno, inizia a sognare sé stessa con la figlia Hannah. La studiosa spiega che, secondo l'ipotesi di Sapir-Whorf, la lingua che si usa è in grado di influenzare il pensiero e imparare una nuova lingua "riprogramma" la mente; sperimenta inoltre che l'apprendimento della lingua degli alieni, che hanno una differente concezione del tempo, le permette di avere visioni del futuro.

L'ambiguità nella traduzione diventa un problema cruciale quando, rispondendo alla domanda di Louise su quale siano le loro intenzioni, gli alieni comunicano simboli interpretabili come "offrire arma", interpretati in modi diversi dagli esperti nelle varie nazioni in cui gli alieni sono atterrati. Alcune nazioni, con le quali erano inizialmente stati condivisi dati e analisi, chiudono le comunicazioni, ritenendo il messaggio una minaccia, e si preparano ad attaccare; anche alcuni soldati statunitensi, a seguito della crescente paura alimentata dai media, decidono di installare una bomba all'interno del guscio. Louise e Ian, ignari del dispositivo, tornano sull'astronave dove gli alieni mostrano loro un'immagine costituita da centinaia di simboli. Jerry si ritira subito prima dell'esplosione, mentre Tom rimane e spinge Louise e Ian fuori dalla stanza, salvandoli. Entrambi si risvegliano nel campo base, mentre la nave aliena si allontana rendendosi irraggiungibile. Il fisico si rende conto che il concetto del tempo si presenta numerose volte nel messaggio ricevuto, e che lo scritto occupa esattamente un dodicesimo dello spazio tridimensionale in cui è proiettato: Louise capisce che il messaggio è diviso fra tutte le dodici astronavi e deduce che gli alieni vogliono che le nazioni cooperino in un gioco a somma non zero, condividendo le loro conoscenze, per comprendere l'intero messaggio.

Nel frattempo la Cina si prepara ad attaccare il guscio presso il suo territorio e Russia, Pakistan e Sudan seguono il suo esempio subito dopo. Il generale Shang dà un ultimatum agli alieni, annunciando che l'esercito cinese distruggerà il guscio se questo non abbandonerà il territorio cinese entro ventiquattr'ore. Louise si reca nuovamente dagli alieni e incontra Jerry, il quale le rivela che Tom sta morendo. Jerry le spiega che sono venuti per aiutare l'umanità, perché fra tremila anni avranno bisogno del nostro aiuto a loro volta. Louise comprende che l'"arma" o il "mezzo" è la loro lingua, in grado di cambiare la percezione lineare del tempo degli umani, permettendo loro di sperimentare "memorie" del futuro. Le premonizioni dell'ultimo incontro con Jerry fanno capire allo spettatore che tutte le visioni che ha avuto sinora Louise non erano del passato, bensì del futuro e che gli avvenimenti mostrati all'inizio del film devono ancora accadere. Prima di accomiatarsi Jerry chiede a Louise di usare il suo "mezzo", l'abilità di vedere il futuro. Quando Louise torna al campo, esso è in corso di evacuazione in previsione delle ostilità che seguiranno l'attacco cinese, che avrà luogo a breve.

La donna ha una nuova visione riguardante il futuro: diciotto mesi più tardi si trova a una celebrazione delle Nazioni Unite dove viene ringraziata dal generale Shang per averlo convinto a cambiare idea e sospendere l'attacco dell'esercito cinese. Shang le ricorda che l'aveva chiamato al suo numero di cellulare privato, mostrandoglielo e rivelandole il contenuto del messaggio. Tornata al presente, Louise ruba un telefono satellitare dalla base e chiama il generale, riferendogli - grazie alla visione - le parole in mandarino che la moglie gli aveva detto in punto di morte, convincendolo così a cessare le ostilità e riprendere la collaborazione. Le altre nazioni seguono l'esempio, e i gusci scompaiono infine nel nulla. Al momento di lasciare la base, Ian confessa il suo crescente amore per Louise, e i due discutono delle scelte della vita, e se, conoscendo il futuro, avrebbero deciso di cambiarle. Louise prevede che Ian sarà il padre di sua figlia Hannah (con nome palindromo), e che la lascerà quando scoprirà che lei sapeva che la loro figlia sarebbe morta prima di diventare adulta. Louise accetta il suo destino, nonostante sappia che Ian la lascerà nel momento in cui gli svelerà il futuro della figlia.

Film del 2016 diretto da Denis Villeneuve mostra ancora una volta la sensibilità di questo regista nel trattare il mondo femminile e la complessa relazione con il tempo e lo spazio.

Partendo da prime immagini che traggono in inganno lo spettatore, lo accompagna attraverso la storia alla scoperta del senso stesso del concetto di tempo.

Lo stesso Einstein nell’elaborare la legge sulla relatività enuncia: il tempo si dilata con l'avvicinarsi alla velocità della luce. Questo significa che esiste soltanto un tempo relativo rispetto a un osservatore, un tempo proprio per ogni sistema di riferimento, che nel nostro caso è la Terra.



E qui entra in gioco un altro fattore a mio avviso che si esprime con le prime parole di Louise ad inizio film, ciò che noi diamo per conseguenziale rispetto al nostro evolvere nel tempo è in realtà qualcosa di già esistente sullo stesso piano in cui ci muoviamo.

Provo a spiegarmi con un esempio molto pratico, un esempio che soprattutto chi è genitore può capire.



Quante volte guardando nostro figlio abbiamo la sensazione che non sia mai esistita una vita prima della sua nascita, come se quell’unico evento sia sempre esistito ancora prima di essere concepito.

Questa è la sensazione che permea tutto il film, non è l’attesa ma la consapevolezza che la nostra percezione del tempo è qualcosa che ci limita, imprigiona le nostre capacità come la gravità ci tiene legati alla terra.

Ultimo concetto da analizzare è l’utilizzo del linguaggio come veicolo di conoscenza, quando in realtà anche esso subisce l’andamento lineare del tempo e quindi un inizio ed una fine, Villeneuve lancia nello stagno della nostra coscienza il sassolino del dubbio, ed esattamente come fa l’acqua disegnando cerchi concentrici, anche la nostra mente ed il nostro linguaggio potrebbero essere multidimensionali o come si sottolinea più volte …palindromi.

Un film che vale la pena vedere ed assorbire come una immersione mentale nel paradosso del tutto è possibile se lo riusciamo ad immaginare.

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