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Batman: Perché dobbiamo correre una corsa così stupida? Io non lo so cos’è che ti fatto diventare così. Mah... Chissà. Forse ci sono stato anch’io laggiù. Forse posso aiutarti. Potremmo lavorare insieme, potrei riguadagnarti alla vita civile. Non c’è bisogno di vivere sul filo del rasoio. Non c’è più bisogno di essere solo. Non c’è bisogno di ammazzarsi a vicenda. Che ne dici?
Joker: No mi spiace ma... è tardi. Ormai è troppo tardi. Eheheheheh. Che buffo! Quello che mi hai detto mi ha fatto venire in mente una barzelletta: allora, c’erano due matti in manicomio...
Nell’instancabile lotta tra bene e male, il panorama dei supercriminali vede nel Joker della DC Comics una figura intrisa di follia e fascino sinistro che nella sua pericolosità e imprevedibilità costringe i lettori a non abbandonare la lettura.
Oggi, quando si parla di Joker al cinema, si pensa a due interpretazioni: quella di Heath Ledger e quella di Joaquin Phoenix. Entrambi hanno vinto l'Oscar per aver interpretato la complessità e le possibili derive della "nemesi per eccellenza di Batman".
Anche la performance di Jack Nicholson nel 1989 fu ben riuscita tanto da omaggiare visivamente il passaggio da fumetto a cinecomic tramite citazioni dirette ad alcune tavole ufficiali.
Ma c’è un attore che non viene associato alla sua interpretazione del Joker perché di lui è percettibile solo la voce: Mark Hamill, conosciuto a livello internazionale come il Luke Skywalker di Star Wars che in "Batman: The Animated Series" (1992-1995) e in alcuni videogiochi resta il Joker più “duraturo”.
Proprio questa serie animata è considerata da molti come la rappresentazione più fedele al fumetto originale che in film e serie tv veniva ridimensionato, privato di alcuni tratti caratteristici e il protagonista Bruce Wayne assumeva addirittura i comportamenti di un suo sostituto temporaneo Jean-Paul Valley.
Le avventure dell’Uomo Pipistrello iniziano nella primavera del 1940 nel numero 27 di Detective Comics grazie a un team di fumettisti leggendari: Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson. In questo volume fa la sua prima apparizione anche il Joker, che doveva essere un personaggio effimero. Tuttavia, il successo fu così grande che la casa editrice impose agli autori di rendere ricorrente questo avversario la cui estetica e le cui azioni sono in perfetto contrasto con la serietà del Cavaliere Oscuro. L'ispirazione per il Joker arrivò da diverse fonti. Il suo nome e la sua estetica traggono origine dal jolly del poker e dal film muto del 1922 "L'uomo che ride".
Batman è uno degli eroi più amati dopo Spider-man perché rappresenta in Bruce l’uomo che ha tutto: intelligenza, carisma, soldi, fama, mezzi tecnologici ma soprattutto non ha superpoteri. Un uomo che tramite duri allenamenti e una disciplina costante ha ottenuto risultati incredibili. La sua identità da vigilante però è figlia del trauma subito da bambino quando assistì inerme all’uccisione dei genitori e che l’ha portato ad essere un “predatore ossessivo” di malviventi. Collabora con la giustizia, non uccide ma la sua implacabile sete di vendetta sfocia in una violenza oltre i limiti del consentito.
Il Joker agisce per il puro chaos e l’anarchia, non ha veri obiettivi e cerca di distruggere l’ordine sociale. È sadico, disprezza la legge, ama la sovversione, non ha rimorsi, è un abile manipolatore, ruba e uccide se tutto ciò lo diverte. Entrambi vivono a Gotham, una città in cui si respira corruzione, degrado e oscurità.
IL CAPOLAVORO DI ALAN MOORE E BRIAN BOLLAND
Nel 1988 viene pubblicata una one shot destinata a essere riconosciuta come una delle più importanti e fondamentali graphic novel, intitolata “Batman: The killing joke”. Una disquisizione poetica raffinata sul rapporto malato che si è andato costruire nel corso degli anni tra il clown omicida e l’eroe di Gotham. Nessuno è riuscito a eliminare l’altro, nessuno è riuscito a vincerlo, nessuno è riuscito a influenzarlo. C’è qualcosa di magnetico tra i due, un’attrazione psicologica maledetta. Questa storia si basa su una sceneggiatura di circa150 pagine per sole 46 tavole disegnate da Brian Bolland. A scrivere i dettagli minuziosi e i dialoghi c’è il genio di Alan Moore. Non vi è una sola vignetta che non suggerisca le sensazioni che stanno dietro a uno sguardo, al non detto e vi sono alcuni riferimenti e anticipazioni simboliche su ciò che ben presto si scoprirà.
La storia racconta il tentativo del Joker di dimostrare che basta una sola giornata storta per distruggere la sanità mentale di una persona. Per dimostrarlo si accanirà sull’integerrimo commissario Gordon cambiando per sempre la vita della figlia Barbara.
IL FILM TRADITORE
Nel 2016 arriva l’omonimo film d’animazione “Batman: The Killing Joke” che può essere considerato come suddiviso in due parti: una introduzione al personaggio di Barbara Gordon come “vittima a divenire” e la storia originale di Moore e Bolland.
È proprio la prima parte, scritta da Brian Azzarello, ad essere stata osteggiata da critica e appassionati perché crea un rapporto nuovo tra Bruce Wayne e Barbara, che in quel periodo collaborava con lui come Batgirl. La ragazza viene sessualizzata in modo palese e determinate inquadrature concorrono quasi a puntare il dito sulla sua inesperienza relazionale e sulla sua istintività. Siamo alla vigilia del movimento “Me too” e c’è un dialogo che merita attenzione:
Batgirl: Carino!
Batman: Non è carino, è un trucco.
Batgirl: Lo so ma è un po’ lusinghiero.
Batman: No. Non ti conosce. Ti ha trattata come un oggetto. Quando un criminale va così sul personale sono brutte notizie. Sei fuori!
Batman cerca di spiegare malamente il profilo di un narcisista e sociopatico.
La seconda parte toglie il ruolo da protagonista a Barbara e lo restituisce al Joker.
È un passaggio strano e quasi illogico. I momenti chiave ripresi dal fumetto sono quelli in cui la violenza inizia e quello in cui esplode brutale. Ma manca il dinamismo, mancano i “fermo immagine” che ti fanno notare le correlazioni, manca l’attenzione sui particolari e sul colore che su carta era pura emozione, puro sgomento di fronte al sangue e alla follia. Non c’è abbastanza contrasto tra tenebre e luce, tra i corpi che riflettono le torture di una mente che è distante dal mondo quanto una giornata storta. Eppure ci sono varie tecniche per ottenere determinati risultati,non basta ridisegnare le stesse identiche scene.
Forse se non ci fosse stato il ritorno di Mark Hamill... il film non si sarebbe salvato.
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