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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo introduttivo di Biancaneve (2025) è il primo tassello della narrazione, quello che costruisce la cornice fiabesca e al tempo stesso stabilisce il tono morale e ideologico dell’intero film. È affidato a una voce fuori campo (non ancora chiaramente identificata nel film).
MINUTAGGIO: 01:00-08:00
RUOLO: Narratore / Cucciolo
ATTORE:
DOVE: Disney+
INGLESE
Once upon a time, there was a peaceful kingdom ruled by a virtuous queen and king. More than anything, they wished for a child. One winter's night, a blizzard swept through their land, blotting out the kingdom in a bitter storm of snow and ice, but leaving them a most precious gift. A princess was born. To honor the night she arrived, her parents named the girl Snow White. As she grew, the king and queen taught Snow White that the bounty of the land belonged to all who tended it. They showed her how to rule with love, for someday her destiny would be to lead. The king and queen watched with pride as Snow White grew into a kind and fair young princess. But then, tragedy struck. Snow White's mother fell ill, and the good queen died. Snow White and the king were heartbroken, until... An enchanting woman from a far off land appeared at the palace. So great was her beauty that it seemed to grant her powers beyond the ordinary. She married the king, but she was not what she appeared. She was evil, and cared only about her own beauty and the power it granted. To protect that power, she kept a magic mirror, which could answer but one simple question. The new queen wasted no time seizing power. She warned of a terrible threat from beyond the southern kingdom, so the good king swore to defend his people. But the king did not return. Fear gripped the kingdom, and the queen's power grew. She turned the farmers into soldiers, loyal only to her, and robbed the riches of the kingdom for herself. She made Snow White a servant, and locked her away behind the castle walls. But as long as the mirror answered the Queen each day that she was the fairest, Snow White remained safe from the Queen's cruel jealousy. As the years passed, the people nearly forgot there ever was a princess named Snow White. Where the good things grow And in truth, Snow White nearly forgot herself.
ITALIANO
C'era una volta un regno pacifico. Era governato da un re e una regina virtuosi. Più di ogni altra cosa essi desideravano un figlio. Una notte d'inverno una bufera spazzò la loro terra, velando il regno in una gelida tempesta di neve e ghiaccio. Ma lasciò loro un dono molto prezioso. Nacque una principessa. Per onorare quella notte i genitori chiamarono la regina Biancaneve. Mentre cresceva, il re e la regina le insegnarono che i doni della terra appartenevano a tutti coloro che la lavoravano. Le mostrarono come governare con amore, perché un giorno il suo destino sarebbe stato regnare. Il re e la regina vedevano con orgoglio Biancaneve diventare una giovane principessa gentile e bela. Ma un giorno, la sventura li colpì. La madre di Biancaneve si ammalò, e la regina morì. Biancaneve e il re avevano il cuore a pezzi, finché comparve a palazzo una donna incantevole, da una terra lontana. Tale era la sua bellezza, che sembrava attribuirle poteri sovrannaturali. Ella sposò il re, ma non era come appariva. Lei era malvagia, e interessata solo alla sua bellezza e al potere che le accordava. Per proteggere quel potere usava uno specchio magico, per rispondere a una sola, semplice domanda. La nuova regina non perse tempo per impossessarsi del potere. Mise in guardia il re da una terribile minaccia oltre il regno meridionale. Così il buon re giurò di difendere il suo popolo. Ma il re non fece ritorno. Il regno cadde nell'angoscia, e il potere della regina crebbe. Ella trasformò i contadini in soldati, leali solo a lei, e rubò le ricchezze del regno per se stessa. Fece di Biancaneve una serva, e la rinchiuse dentro le mura del castello. Ma finché lo specchio rispondeva ogni giorno alla regina che era lei la più bella, Biancaneve era al sicuro dalla crudele gelosia della regina. Con il passare degli anni il popolo quasi dimenticò che esistesse una principessa di nome Biancaneve. E, in verità, Biancaneve stessa quasi lo dimenticò.
Biancaneve (2025) diretta da Marc Webb è un film che nasce con un’ambizione chiara: trasformare un’icona del passato in qualcosa che parli al pubblico di oggi, rimanendo sulla carta fedele alla trama classica ma ripensando profondamente tono, dinamiche relazionali e messaggio politico. Il risultato, però, è una narrazione che si muove in equilibrio instabile tra la fedeltà nostalgica e l’aggiornamento forzato, finendo per indebolire l’efficacia della fiaba stessa.
Il cuore della storia resta intatto: una regina ossessionata dalla bellezza e dalla propria posizione di potere viene minacciata dalla giovane Biancaneve, che crescendo acquisisce una luce nuova – o, in questa versione, un’autorità morale che la rende "la più bella del reame" agli occhi dello specchio.
Ma il film introduce subito alcuni scostamenti rilevanti, che tracciano una linea netta rispetto al classico del 1937:
L’origine del nome “Biancaneve” non è più legata all'incarnato della protagonista, ma a una tempesta di neve durante la sua nascita. È un cambiamento apparentemente piccolo, ma in realtà molto significativo: serve a sganciare il nome della protagonista da un’estetica bianca e nordica, aprendo il personaggio all’interpretazione di un’attrice non caucasica, Rachel Zegler.
Il principe non esiste. O meglio, non è un principe: l’interesse amoroso è ora un fuorilegge idealista, impegnato a combattere per la giustizia e contro la tirannia della regina. Un personaggio più attivo, meno "salvatore", ma anche meno centrale nella narrazione.
Biancaneve non è più una sognatrice sottomessa, ma una ragazza cresciuta da un padre re secondo principi di coraggio e indipendenza. È una principessa che non aspetta di essere salvata ma sceglie di combattere.
L’apertura ricalca lo stile dei racconti orali tradizionali: è un richiamo diretto alle strutture narrative del mito e della fiaba. Ma già qui si intravede un’operazione tematica: non si parla di magia, né di creature fantastiche, ma di virtù civiche e valori comunitari. “I doni della terra appartenevano a tutti coloro che la lavoravano.” Questa frase è il cuore politico del film. Introduce l’idea di un mondo fondato su giustizia redistributiva e valori egualitari, elementi decisamente inusuali per una fiaba tradizionale, ma centrali nel voler rendere Biancaneve non solo erede di un regno, ma figlia di un’utopia sociale.
La scena della nascita di Biancaneve durante una bufera di neve è importante per due motivi: Slega il nome Biancaneve dall’associazione diretta con la carnagione; e introduce la natura come forza che porta vita, ma anche prova, anticipando che il percorso della protagonista sarà segnato da elementi ostili e da un destino tempestoso.
Biancaneve, in questa versione, non è la proiezione passiva di un ideale estetico, ma è associata fin da subito a un evento atmosferico forte, un presagio narrativo che la colloca in una storia di resistenza.
Come spesso avviene nelle fiabe, il passaggio dalla luce all’oscurità è segnato da un trauma: la morte della madre e l’arrivo della nuova regina. Ma qui il focus non è solo sull’abbandono affettivo, quanto sulla perdita del modello educativo che aveva formato Biancaneve. Il re che parte per difendere il regno e non ritorna è un’altra immagine archetipica – ma in questa narrazione si carica anche di sospetto politico: è la regina stessa a manipolarlo, mostrandosi già come artefice della sua ascesa al potere tramite inganno e strategia.
Questa parte del monologo descrive una mutazione lenta ma spietata. La regina non solo prende il trono, ma ricostruisce il regno a sua immagine, militarizzandolo e svuotandolo delle sue risorse. È qui che il monologo assume un tono da distopia fiabesca: la principessa non viene uccisa, ma annientata socialmente e psicologicamente. Relegata nel castello, viene dimenticata. “Biancaneve stessa quasi lo dimenticò.” Questa frase è tra le più cariche del monologo: parla di perdita d’identità, un tema molto attuale. Biancaneve non è solo rinchiusa fisicamente, ma privata della sua memoria di sé. È l’esatto opposto della costruzione dell’eroina classica. Non sa di essere speciale, perché è stata educata a non esserlo più.
Il monologo iniziale di Biancaneve (2025) è un manifesto di intenti. Costruisce un mondo mitico ma al tempo stesso estremamente leggibile in chiave contemporanea: una monarchia che crede nella giustizia sociale, una protagonista privata del suo ruolo da un regime oppressivo, un antagonista che basa il suo potere su immagine, controllo e menzogna.
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