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~ LA REDAZIONE DI RC
"Dark" è una serie tedesca ideata da Baran bo Odar e Jantje Friese. Andata in onda su Netflix dal 2017 al 2020, si è imposta fin da subito come una delle narrazioni più articolate, complesse e coese degli ultimi anni. La si potrebbe descrivere come una serie sci-fi sul viaggio nel tempo. Ma questo sarebbe riduttivo. "Dark" è prima di tutto un’esplorazione del tempo come struttura ciclica, delle scelte individuali, del peso dell’eredità familiare e della lotta – spesso illusoria – contro il destino. Siamo a Winden, una cittadina tedesca fittizia, incorniciata da boschi fitti, pioggia costante e una centrale nucleare inquietante. L’atmosfera è pesante, il tempo sembra muoversi lentamente, eppure sotto la superficie si agitano forze molto più grandi della vita quotidiana dei suoi abitanti.
La trama inizia nel 2019 con la scomparsa di un ragazzo, Mikkel Nielsen. Da qui si innesca un effetto domino che svela un intreccio di viaggi nel tempo, segreti familiari e legami intergenerazionali. Presto scopriamo che Mikkel non è semplicemente scomparso, ma è stato trasportato nel 1986. E da lì il nodo si stringe. Il cuore della trama ruota attorno a quattro famiglie: i Nielsen, i Doppler, i Tiedemann e i Kahnwald. Ogni generazione è collegata alle altre attraverso una rete di relazioni che si estende su tre epoche principali: 1953, 1986 e 2019 – alle quali si aggiungono 1921, 2052 e poi via via epoche sempre più lontane, in avanti e all’indietro.
Il concetto chiave è quello del loop temporale. Gli eventi si ripetono, i personaggi compiono le stesse azioni – o pensano di evitarle, ma finiscono per ripeterle lo stesso. Ogni generazione è figlia – in senso letterale e simbolico – delle scelte compiute nelle epoche precedenti. Il "nodo" di Winden è una metafora visiva e narrativa per rappresentare il groviglio inestricabile di cause ed effetti: tutti i fili si intrecciano e si autoalimentano. I viaggiatori nel tempo non cercano di cambiare il passato: cercano di spezzare il loop, ma spesso contribuiscono a rafforzarlo.
Jonas è il personaggio-chiave. Lo conosciamo come adolescente fragile, devastato dal suicidio del padre. Ma nel corso delle stagioni lo vediamo evolversi – o meglio, moltiplicarsi – in diverse versioni di sé: dal giovane Jonas, al Viaggiatore Jonas, fino a diventare l’"Oscuro" Adam, l’antagonista che vuole distruggere il ciclo una volta per tutte.
Il paradosso sta proprio qui: Adam vuole distruggere il ciclo, ma è lui stesso il risultato delle sue infinite iterazioni. In questo senso, "Dark" si interroga continuamente sul senso del libero arbitrio: siamo davvero padroni delle nostre scelte, o stiamo solo recitando un copione già scritto?
Jack: David Harbour
Jann: Archie Madekwe
Jack è seduto, mentre ascolta la musica. Jann lo raggiunge da dietro.
Jack: Ciao. ti ho ordinato una birra.
Jann: Grazie.
Jack: Allora…
Jann: Si.
Jack: Sei stato davvero molto bravo, oggi.
Jann: Non sembrare così sorpreso.
Jack: Sono sorpreso, sono molto sorpreso. Tu possiedi istinto, non si può insegnare. L’hai sentito mentre eri lì fuori? Quella cosa in cui il tempo rallenta, e ti sembra che l’auto corra sulle rotaie. Hai la sensazione di non poter sbagliare, non sembra niente e sembra tutto allo stesso tempo. Ahahah. Gesù, non sai quanto mi manca, è l’unica cosa che mi manca dello stare in un’auto. Ora provo quella sensazione solo quando ascolto i primi Black Sabbath, è come se le cazzate sparissero.
Jann: Sono loro che ascolti con questo coso, i Black Sabbath?
Jack: Si.
Jann: Sai ora li fanno che contengono più di otto canzoni.
Jack: Sono nostalgico. Che cosa vuoi. Ehi, che cosa hai intenzione di fare con quel bonus del contratto?
Jann: Non lo so. Forse darò un anticipo per una casa.
Jack: Uao. Sei proprio un nerd. Perché non prendi un pò di soldi e te li spari per un biglietto in prima classe per quella ragazza per cui hai perso la testa e la fai venire qui per la firma del contratto?
Jann: Non ho una ragazza.
Jack: non hai una ragazza. Chi è la ragazza di cui guardi centinaia di foto sul cellulare tutto il giorno. Chi è quella ragazza, sentiamo.
Jann: Danny… Danny mi ha detto che eri un pilota incredibile. Si… si… La tua pista preferita?
Jack: Le Mann senza alcun dubbio
Jann: Davvero?
Jack: Si.
Jann: Perché?
Jack: E’ un tracciato perfetto. Ti mette davvero alla prova. Sali sul podio a Le Mann e vivi per sempre, diventi immortale.
Jann: L’hai fatto?
Jack: No, io no. Sono ancora mortale, ma ci ho corso… una volta.
Questo dialogo tra Jonas (Louis Hofmann) e Lo Straniero (Andreas Pietschmann) è uno dei passaggi chiave di Dark, non tanto per la quantità di informazioni rivelate – che pure sono pesanti come macigni – ma per il punto preciso del percorso in cui arriva: il momento in cui Jonas si trova di fronte alla verità sulla sua origine. Ed è costretto a guardare in faccia le conseguenze di ogni singolo gesto.
È un confronto tra due versioni dello stesso uomo, anche se Jonas ancora non lo sa (o lo intuisce solo in parte). Lo Straniero è il Jonas adulto, quello che ha già attraversato il loop decine di volte, che conosce la mappa completa. Ma non può dire tutto, perché l’unico modo per spezzare il ciclo è far sì che il giovane Jonas compia certe scelte da solo.
In questa scena, l’adulto si muove come un regista dietro le quinte, dosando parole e verità. Non cerca di convincere Jonas con la forza. Gli offre una finestra sulla realtà, e poi lo lascia in bilico: "A favore di cosa deciderai?"
Jonas qui è frantumato. Sta cercando di capire se è pazzo, se quello che ha davanti è reale, se può ancora fidarsi della propria percezione. È un momento in cui il trauma personale e il paradosso scientifico si incontrano brutalmente. La rivelazione più destabilizzante è che Mikkel è suo padre. Un bambino sparito nel presente, diventato un uomo nel passato. E da questa premessa discendono tutte le altre implicazioni: Ulrich è suo nonno, Martha è sua zia. Jonas si accorge che l’amore che ha provato per Martha – finora il suo unico appiglio emotivo – è, nella logica del tempo, un errore. È un incesto. È fuori dal codice morale comune. Quando Jonas dice "sistemerò tutto", si aggrappa all’idea che ci sia ancora una via di fuga. Che si possa tornare indietro, rimettere le cose a posto, come in una favola dove il protagonista raddrizza il mondo e tutto torna com’era. Ma qui entra in scena il paradosso esistenziale:
"Se riporterai indietro Mikkel… tu non nascerai mai."
È un cortocircuito filosofico. Il gesto eroico che dovrebbe "sistemare tutto" è lo stesso gesto che cancella chi lo compie. Jonas si trova di fronte alla versione più pura del dilemma: sacrificare se stesso per salvare qualcun altro, o lasciare che le cose seguano il loro corso per preservare la propria esistenza. Ed è qui che Lo Straniero dice la frase più densa: "Ogni decisione a favore di qualcosa è una decisione contro qualcosa. Una vita per una vita." È un principio morale ma anche narrativo. In Dark, le scelte non sono mai neutre. Ogni azione crea una reazione, ogni tentativo di salvezza produce una perdita. È la struttura stessa del loop: un sistema in cui ogni equilibrio si paga.
Lo Straniero non cerca di consolare Jonas. Non gli offre una via semplice. È come una figura mitologica – una via di mezzo tra Orfeo e Prometeo – che ha visto troppo e ora guida la sua versione giovane a diventare ciò che è già diventato. E c’è una grande ironia tragica in tutto questo: Lo Straniero sa che le parole che sta dicendo lo condanneranno a ripetersi. Perché Jonas compirà comunque certe scelte. E da lì nascerà Adam.
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