Dialogo - \"Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile

Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile” è uno di quei film che, almeno sulla carta, sembrano nati per essere una pubblicità mascherata. Invece, si rivela un prodotto ibrido interessante: da un lato un biopic sportivo, dall’altro un film d’iniziazione, con tutti i cliché del caso, ma girato con il gusto per l’azione tipico di Neill Blomkamp. Il film racconta la storia vera di Jann Mardenborough, un ragazzo britannico cresciuto giocando al simulatore Gran Turismo su PlayStation. Non è solo un appassionato: è un talento. Tanto che finisce per partecipare a un progetto audace e all’apparenza assurdo: la GT Academy, creata da Nissan e PlayStation con l’obiettivo di trasformare i migliori giocatori del videogioco in veri piloti da corsa.

Nel corso del film seguiamo l’evoluzione di Jann, da adolescente che lavora in un negozio e litiga col padre ex calciatore (interpretato da Djimon Hounsou), fino a diventare un pilota professionista e a correre nella 24 Ore di Le Mans. Il tono è quello del classico sport movie con un chiaro arco di trasformazione: il ragazzo sognatore, sottovalutato, che si ritrova in un mondo altamente competitivo e cinico, dovendo guadagnarsi ogni singolo metro di pista. La parte più forte è quella centrale, con l’addestramento e le tensioni interne alla GT Academy, dove spicca il personaggio di Jack Salter (David Harbour), ex pilota disilluso che diventa mentore di Jann. Il climax narrativo arriva con l’incidente al Nürburgring: qui il film cambia registro, diventando più cupo, toccando il tema della responsabilità morale, del trauma e della paura. È un passaggio fondamentale perché ridimensiona il sogno e lo rende concreto: Jann non è un supereroe. È un ragazzo che deve fare i conti con le conseguenze del suo sogno.

Il dialogo

Jack: David Harbour

Jann: Archie Madekwe

Jack è seduto, mentre ascolta la musica. Jann lo raggiunge da dietro.

Jack: Ciao. ti ho ordinato una birra. 

Jann: Grazie. 

Jack: Allora… 

Jann: Si. 

Jack: Sei stato davvero molto bravo, oggi.

Jann: Non sembrare così sorpreso. 

Jack: Sono sorpreso, sono molto sorpreso. Tu possiedi istinto, non si può insegnare. L’hai sentito mentre eri lì fuori? Quella cosa in cui il tempo rallenta, e ti sembra che l’auto corra sulle rotaie. Hai la sensazione di non poter sbagliare, non sembra niente e sembra tutto allo stesso tempo. Ahahah. Gesù, non sai quanto mi manca, è l’unica cosa che mi manca dello stare in un’auto. Ora provo quella sensazione solo quando ascolto i primi Black Sabbath, è come se le cazzate sparissero. 

Jann: Sono loro che ascolti con questo coso, i Black Sabbath? 

Jack: Si.

Jann: Sai ora li fanno che contengono più di otto canzoni. 

Jack: Sono nostalgico. Che cosa vuoi. Ehi, che cosa hai intenzione di fare con quel bonus del contratto? 

Jann: Non lo so. Forse darò un anticipo per una casa. 

Jack: Uao. Sei proprio un nerd. Perché non prendi un pò di soldi e te li spari per un biglietto in prima classe per quella ragazza per cui hai perso la testa e la fai venire qui per la firma del contratto? 

Jann: Non ho una ragazza.  

Jack: non hai una ragazza. Chi è la ragazza di cui guardi centinaia di foto sul cellulare tutto il giorno. Chi è quella ragazza, sentiamo.

Jann: Danny… Danny mi ha detto che eri un pilota incredibile. Si… si… La tua pista preferita?

Jack: Le Mann senza alcun dubbio 

Jann: Davvero? 

Jack: Si. 

Jann: Perché? 

Jack: E’ un tracciato perfetto. Ti mette davvero alla prova. Sali sul podio a Le Mann e vivi per sempre, diventi immortale. 

Jann: L’hai fatto? 

Jack: No, io no. Sono ancora mortale, ma ci ho corso… una volta.

Analisi dialogo

Questo dialogo tra Jack (David Harbour) e Jann è un momento di intimità emotiva tra mentore e allievo, ambientato in una pausa dal frastuono delle corse, dentro un contesto più raccolto. Jann ha appena dimostrato sul campo di avere le qualità per essere un vero pilota. Dopo l’adrenalina, però, arriva il momento del riconoscimento, ed è proprio in questa atmosfera più rilassata che Jack e Jann finalmente si avvicinano. Fino a questo punto, Jack ha mantenuto un atteggiamento da istruttore duro, a tratti sarcastico, molto misurato. Qui invece si apre, si lascia andare alla memoria, e alla nostalgia. Jann, dal canto suo, inizia a uscire dal ruolo dell’apprendista per diventare un interlocutore alla pari.

“Ti ho ordinato una birra.” Jack si mostra accogliente, non autoritario. È un invito a mettersi sullo stesso piano. E l’atmosfera rilassata della birra si intreccia con la musica in sottofondo: Jack sta ascoltando i Black Sabbath, simbolo di una generazione ruvida, malinconica, analogica. “Ora provo quella sensazione solo quando ascolto i primi Black Sabbath… è come se le cazzate sparissero.” Qui c'è un dettaglio fondamentale: Jack descrive la sensazione che provava in macchina come qualcosa di mistico, una forma di trance, di sospensione del tempo, che ora ritrova solo nella musica. È una confessione malinconica, che ci dice quanto gli manchi quell’unico momento di assoluta chiarezza che il resto della sua vita non gli dà più.

E qui Jack riconosce che Jann ha provato quella stessa cosa. “Hai la sensazione di non poter sbagliare, non sembra niente e sembra tutto allo stesso tempo.” Questo è forse il cuore del dialogo. Jack smette di giudicare Jann da esterno e riconosce in lui quel raro tipo di consapevolezza istintiva che distingue un guidatore normale da un vero pilota. È un passaggio simbolico importante: Jack vede in Jann qualcosa che gli somiglia, o meglio, qualcosa che lui stesso ha perso.

“Ora li fanno che contengono più di otto canzoni.” La battuta ironica di Jann è un momento di leggerezza, ma serve anche a evidenziare il divario generazionale. Jack è attaccato ai vinili, ai ricordi, al passato. Jann invece è figlio della contemporaneità, dei file digitali e degli smartphone pieni di foto. Ma tra i due non c’è conflitto: c’è gioco, complicità. Stanno imparando a parlarsi. “Perché non prendi un po’ di soldi e ti spari un biglietto in prima classe per quella ragazza per cui hai perso la testa?” Qui Jack esce dal ruolo del mentore tecnico e diventa quasi una figura paterna. Gli consiglia non come spendere il denaro per convenienza, ma per vivere, per sentire qualcosa. È la voce di uno che ha rinunciato a troppe cose e vuole che il suo allievo non ripeta i suoi stessi errori. Anche se detto con tono scherzoso, il consiglio è autentico, affettuoso.

“Le Mans senza alcun dubbio.” Jack parla di Le Mans con un tono epico: è il luogo in cui i piloti diventano “immortali”. Ma subito dopo ammette di non esserci mai salito sul podio. Questa confessione è rivelatrice: Jack è un uomo pieno di rimpianti, e il fatto che racconti questo proprio a Jann, è un modo implicito per dire: tu puoi farlo, tu puoi arrivarci dove io mi sono fermato. “Sono ancora mortale. Ma ci ho corso… una volta.” Frase definitiva. Jack non ha vinto, ma è sopravvissuto, ha provato. In questa battuta finale c’è tutto il peso della sua esperienza, ma anche una forma di pace malinconica. Sa che la sua corsa è finita, ma c’è ancora qualcosa che può dare — attraverso Jann.

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