Marta e Arturo in “Sul più bello”: Analisi del Dialogo della Rottura tra Ironia e Dolore

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~ LA REDAZIONE DI RC

Sul più bello

Sul più bello” è un film italiano del 2020 diretto da Alice Filippi, tratto dall’omonimo romanzo di Eleonora Gaggero. È una commedia romantica che cerca di fondere due elementi spesso trattati in maniera separata nel nostro cinema: il mondo adolescenziale e la malattia, ma con un tono dichiaratamente pop e leggero. La protagonista è Marta (interpretata da Ludovica Francesconi), una ragazza di 19 anni affetta da una grave malattia genetica, la fibrosi cistica. Ma Marta è vivace, ironica, buffa, sfrontata. In un certo senso è più viva degli altri, e ha una missione tutta sua: innamorarsi del ragazzo più bello di tutti.

Marta vive con i suoi due migliori amici, Jacopo e Federica. Un trio affiatato e protettivo, ma che lei stessa fatica a coinvolgere davvero nei suoi desideri più intimi. Proprio per questo, quando incontra Arturo (Giuseppe Maggio), il classico ragazzo affascinante, ricco, distante e ben inserito nel mondo borghese torinese, Marta vede in lui il suo “bersaglio”.

L’intera struttura del film si costruisce intorno a questa dinamica: Marta che, pur consapevole della sua condizione, vuole vivere una storia d’amore “normale”, con tutte le illusioni, gli inciampi e i colpi di scena tipici delle commedie sentimentali. Arturo inizialmente la frequenta per gioco, con un misto di superficialità e attrazione, ma il contatto con la vitalità di Marta lo mette a disagio, lo interroga.

Quello che sembra partire come un racconto convenzionale (la ragazza invisibile che conquista il principe) in realtà gioca spesso con i codici della commedia romantica americana, ma filtrati attraverso un gusto estetico volutamente pop e giovanile, quasi da teen drama.

Il dialogo

Arturo: Giuseppe Maggio

Marta: Ludovica Francesconi

Arturo e Marta si incrociano.

Arturo: Chi non muore si rivede. Stai bene?

Marta non risponde.

Arturo: Ti ho cercato ovunque. Sono andato al supermercato, ho chiamato il tuo amico, niente. Che fine hai fatto.

Marta: Senti… ehm, non so come dirtelo. Mi sa che hai frainteso.

Arturo: Che cosa ho frainteso.

Marta: Noi. Insomma, io credevo che stessimo insieme così, tanto per, non pensavo la prendessi sul serio, quindi chiudiamola qui, dai.

Arturo: Chiudiamola qui.

Marta: Che c’è? Non riesci a credere che una come me molli uno come te?

Arturo: Questo lo stai dicendo tu. Ok? Io non l’ho nemmeno pensato. 

Marta: Si certo, come no. 

Arturo: Senti, dimmi la verità, che ti ho fatto?

Marta: Che puoi avermi fatto tu?

Arturo: Non lo so, dimmelo.

Marta: Vivi ancor con i tuoi, e non hai nemmeno le palle di dirgli che non te ne frega un cazzo di canottaggio, di ingegneria navale e dei cavalli. La verità è che tu sei innamorato di me e io invece no. 

Analisi dialogo

Questo dialogo tra Marta e Arturo è uno snodo emotivo importante nel film Sul più bello. È il momento in cui Marta, consapevole del peso della sua malattia, decide di allontanare Arturo per proteggerlo, ma lo fa in modo spietato, quasi brutale. L’effetto è un doppio paradosso: Marta mente per onestà, e Arturo viene ferito da qualcosa che non è nemmeno reale.

Marta, già consapevole della gravità della sua condizione, ha paura di trascinare Arturo nel dolore della sua malattia. Ma piuttosto che dirglielo apertamente, preferisce fingere indifferenza. È un gesto che si vede spesso in film di questo tipo, ma qui ha una particolarità: Marta non è mai del tutto vittima, né completamente bugiarda. Usa la finzione per fare spazio all’altro, per lasciarlo andare senza dargli il peso della compassione.

La scena si apre con una battuta apparentemente leggera:

Arturo: "Chi non muore si rivede. Stai bene?"

Un’ironia involontaria (o forse no?), che Marta non raccoglie. Il gelo nella sua risposta – o meglio, nel suo silenzio – è il primo segnale. Sta per chiudere, e lo farà a modo suo: ferendo per non essere ferita.

Il cuore del dialogo è tutto nello scontro tra ciò che si dice e ciò che si vuole evitare di dire. Marta è decisa a troncare, ma non può – o non vuole – spiegare la vera ragione. E quindi la maschera si indossa subito:

Marta: "Mi sa che hai frainteso."

Arturo: "Che cosa ho frainteso."

Marta: "Noi. Insomma, io credevo che stessimo insieme così, tanto per..."

Questa è una delle frasi più crudeli del film. Marta svilisce tutto quello che c’è stato tra loro, lo riduce a un gioco leggero. Finge superficialità, ma in realtà è un meccanismo di autodifesa: se lei finge di non provare nulla, allora la separazione sarà meno dolorosa – per lui, ma anche per sé stessa.

Arturo non ci crede. Reagisce con un tono asciutto, quasi sospeso:

Arturo: "Chiudiamola qui."

Ma Marta insiste. Lo provoca:

Marta: "Che c’è? Non riesci a credere che una come me molli uno come te?"

Qui c’è un mix di rabbia e dolore mascherato da sarcasmo. Marta mette in scena una dinamica sociale: lei, la ragazza “non all’altezza”, che rifiuta il ragazzo “troppo figo per lei”. Ma in realtà lo fa per distruggerla prima che lo faccia lui, o prima che la malattia lo costringa a fuggire.

Arturo però tiene il punto:

Arturo: "Questo lo stai dicendo tu. Ok? Io non l’ho nemmeno pensato."

Lui non cade nella trappola. È forse uno dei pochi momenti in cui Arturo si mostra davvero vulnerabile, sincero. E quindi Marta colpisce ancora più duro.

Marta: "Senti, dimmi la verità, che ti ho fatto?"

Arturo: "Non lo so, dimmelo."

Marta: "Vivi ancora con i tuoi, e non hai nemmeno le palle di dirgli che non te ne frega un cazzo di canottaggio, di ingegneria navale e dei cavalli."

Qui Marta cambia strategia: attacca lui, lo mette a nudo, lo inchioda alle sue contraddizioni. È come se dicesse: “Non puoi accusarmi, perché neanche tu vivi davvero”. È un modo per spostare il peso emotivo da sé a lui. Ferirlo, così non vedrà che lei sta soffrendo.

E poi la chiusura più brutale di tutte:

Marta: "La verità è che tu sei innamorato di me e io invece no."

Bugia. Totale. Ed è proprio per questo che fa male. Non solo a lui, ma anche a noi spettatori. Perché Marta non lo dice con freddezza, lo dice con una durezza studiata. È il suo modo per dire addio, tagliando tutti i ponti. E lo fa nel punto esatto in cui il sentimento è più forte.

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