Kraven – Il Cacciatore: il monologo di Rhino analizzato

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Siamo in un momento chiave del film: Dmitri è stato rapito e Aleksei cerca di convincerlo a passare dalla sua parte. È una scena di seduzione morale, non fisica. Rhino non sta cercando di intimidirlo, almeno non in modo diretto: sta cercando di creare un legame. E lo fa raccontando la propria storia di emarginazione, fallimento e trasformazione. È un monologo che ha una doppia funzione: Far empatizzare Dmitri con la sua visione del mondo. Dare al pubblico un altro punto di vista sulla "caccia": quello di chi è stato cacciato per tutta la vita e ha deciso di diventare predatore.

Principessa perduta

MINUTAGGIO: 1:25:30-1:27:30

RUOLO: Aleksei Sytsevich

ATTORE: Alessandro Nivola

DOVE: AMazon Prime Video

INGLESE

I call this my feed bag. It's a mixture of medications to manage my condition. What happened to you? I was underestimated, too. In and out of hospitals. They never quite knew what was wrong. I knew I would never have your father's respect... or anyone else's, until I was strong. I tried everything. I found someone. In New York, a biochemist, a professor, Miles Warren. He was developing a procedure to increase strength, tenfold. I signed up on the spot. My skin, it started to harden. I was indestructible, like a rhino. But the pain... ...it was too much. I think there is an animal in each one of us, Dmitri. I'm taking over your father's territory. I want you to be my partner. The Kravinoff name still opens a lot of doors, and you'll finally get the consideration you deserve.

ITALIANO

Questo qui è il mio sacchetto del mangime. E' un mix di medicine per gestire la mia condizione. Oh, anche io sono stato sottovalutato. Ho girato mille ospedali, ma nessuno capiva che provlema avessi. Sapevo che se volevo guadagnarmi il rispetto di tuo padre, o di chiunque altro, dovevo diventare forte. Ho provato di tutto. E poi, ho trovato una persona. A New York, un biochimico, un professore, Miles Warren. Stava sviluppando una procedura per aumentare la forza di 10 volte. Ho accettato immediatamente. La mia pelle ha iniziato a indurirsi, ero indistruttibile, come un rinoceronte, ma il dolore era troppo. Io credo che ci sia un animale dentro ognuno di noi, Dmitri. Intendo conquistare il territorio di tuo padre, e voglio che tu mi dia una mano. Il nome Kraminoff apre ancora moltissime porte e finalmente otterrai la considerazione che meriti.

Kraven il cacciatore

Kraven – Il cacciatore” è un film che ha generato parecchia curiosità già in fase di produzione, per via di quel mix di ambizioni dark, visione autoriale e inserimento nel contesto – sempre un po' disordinato – del Sony's Spider-Man Universe (SSU). Una pellicola che cerca di trasformare uno dei villain storici dell’Uomo Ragno in un anti-eroe tragico, con toni cupi e un approccio che, almeno nelle intenzioni, cerca di discostarsi dai blockbuster supereroistici più convenzionali.

Alla base c’è la trasformazione di Sergei Kravinoff in Kraven: non un semplice villain, ma un uomo spezzato, plasmato da traumi familiari e da una visione quasi spirituale del concetto di “caccia”. Il film si apre con un elemento fortemente simbolico: la caccia al leone, che diventa fin da subito una metafora del potere, del dominio e della perdita dell’innocenza. Quando Sergei salva il fratellastro Dmitri e viene ferito mortalmente, l’intervento mistico di Calypso introduce l’elemento sovrannaturale, con il siero che lo salva, alterando però la sua natura.

Quello che segue è un viaggio di vendetta e riscatto, ma anche un lento scivolamento in un’identità predatoria. Sergei diventa Kraven, e si allontana dalla civiltà, da Londra alla Russia passando per monasteri abbandonati in Turchia, come in un action-thriller che mescola archetipo e folklore. La figura del padre Nikolai (interpretato da un Russell Crowe freddo e manipolatore) è centrale: non solo come villain, ma come figura archetipica del potere che distrugge. È lui il “vero” cacciatore. E in fondo, la tragedia sta proprio lì: Kraven cerca per tutto il film di non diventare suo padre, ma finisce per indossarne letteralmente i panni – il gilet fatto con la pelle del leone è un simbolo piuttosto esplicito.

A complicare tutto ci pensa Dmitri, destinato nei fumetti a diventare il Camaleonte, e che qui assume un ruolo chiave nello smascherare le illusioni morali di Kraven. Il conflitto tra i due fratelli non è solo personale: è una riflessione su cosa significa giustizia in un mondo costruito sulla violenza, e se davvero esiste una redenzione possibile.

Analisi Monologo

"Questo qui è il mio sacchetto del mangime. È un mix di medicine per gestire la mia condizione."  Rhino inizia parlando del suo corpo come di un animale da allevamento, usando la parola “mangime” per riferirsi a un cocktail di farmaci. È subito evidente che lui non si vede più come completamente umano. La trasformazione fisica è anche, o forse soprattutto, una trasformazione interiore. La malattia, le medicine, l’esperimento — tutto ha contribuito a rompere quel confine. "Oh, anche io sono stato sottovalutato. Ho girato mille ospedali, ma nessuno capiva che problema avessi." Questa è la chiave del monologo: la ferita del disconoscimento. Aleksei è un personaggio segnato dalla frustrazione di essere ignorato, diagnosticato male, mai ascoltato. C’è una rabbia che nasce da un senso di invisibilità sistemica, qualcosa che ha conosciuto fin da prima della trasformazione.

"Sapevo che se volevo guadagnarmi il rispetto di tuo padre, o di chiunque altro, dovevo diventare forte." Qui c'è un passaggio netto: il rispetto, nel mondo di Kraven, non si ottiene con l’intelligenza o la moralità, ma con la forza. Aleksei interiorizza questa logica e si adegua. È la giungla darwiniana: sopravvive chi si trasforma nel predatore più potente. "E poi, ho trovato una persona. A New York, un biochimico, un professore, Miles Warren." Questo è un richiamo interessante per i fan Marvel: Miles Warren è noto nei fumetti come lo Sciacallo, uno scienziato ossessionato dalla clonazione. Qui viene solo citato, ma il nome suggerisce un retroscena inquietante fatto di etica scientifica distorta. Aleksei è un prodotto della scienza deviante, come tanti villain Marvel, ma con un tono più crudo e materiale. "La mia pelle ha iniziato a indurirsi, ero indistruttibile, come un rinoceronte, ma il dolore era troppo."

Aleksei ottiene la forza, ma non senza dolore. E questa sofferenza lo accompagna ancora. Rhino è forte, sì, ma anche dannato. È un corpo indistruttibile con dentro un dolore cronico, e questo lo rende imprevedibile, esplosivo. "Io credo che ci sia un animale dentro ognuno di noi, Dmitri." Qui emerge il cuore tematico del film. Rhino, come Kraven, crede che l’umanità sia una maschera sopra l’istinto bestiale. A differenza di Kraven, però, non lo combatte: lo abbraccia. Lo rivendica. La trasformazione in rinoceronte non è una maledizione, ma una liberazione. "Intendo conquistare il territorio di tuo padre, e voglio che tu mi dia una mano. Il nome Kravinoff apre ancora moltissime porte e finalmente otterrai la considerazione che meriti." Il cerchio si chiude. Aleksei offre a Dmitri ciò che lui stesso ha inseguito per tutta la vita: potere, rispetto, identità. Il suo discorso è una proposta di alleanza, ma ha il tono di una setta: se ti unisci a me, smetterai di essere invisibile.

Conclusione

Il monologo di Rhino non è solo un racconto su come è diventato un villain. È una riflessione cruda su cosa succede quando la società ti rifiuta e tu scegli di rispondere con la forza bruta. Aleksei non è motivato da ideologia o vendetta personale: è spinto da un bisogno disperato di esistere, di contare qualcosa in un mondo che lo ha trattato da anomalia.

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