Frame to Frame - La Chimera

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Articolo a cura di...


~ GIULIA DE ANGELIS

Ognuno insegue la sua "chimera", senza riuscire ad afferrarla


Anni '80. Traffico clandestino dei manufatti storici, alimentato dai "tombaroli". Alice Rohrwacher ci racconta la storia di un archeologo britannico, Arthur (Josh O'Connor), che viene coinvolto nel mercato nero di reperti storici preziosi, rubati dalle tombe durante gli scavi.

Arthur ha un dono: è in grado di percepire il vuoto della terra, là nelle profondità del suolo, dove vi sono nascoste le vestigia di un mondo passato. Quel vuoto è identico a quello che l'uomo percepisce nella sua anima, quando ricorda il suo amore perduto, Beniamina. Ed è così che la chimera, inseguita con tanta fatica e di ardua cattura, diventa un sogno agognato e difficile da raggiungere, come un guadagno facile o la ricerca dell'amore ideale.

Interpretazioni di Chimere


Il film affronta una delle questioni più vaste che interessano l'Italia e molti altri Paesi che sono stati culle di antiche civiltà nel XX secolo, soprattutto dopo la guerra. Vale a dire il mercato dell'arte antica e, in particolare, il commercio di tesori archeologici. A quei tempi, chiunque decidesse di diventare un tombarolo lo faceva per ribaltare il passato e trasformarlo in qualcosa di nuovo. Si trattava di uomini che volevano guadagnare soldi in un modo diverso, e che sentivano di avere per qualche ragione, diritto ai reperti.

I ladri di tombe locali erano orgogliosi di andare in giro a distruggere antichi siti archeologici e tombe. Ma in realtà erano semplici "ingranaggi di una ruota", pedine e vittime di un sistema molto più grande di loro, il cui giro d’affari era addirittura superiore a quello della droga. Pensavano di avere il potere di decidere ma, in realtà, agivano nell'interesse di un mercato dell'arte che, almeno negli anni Ottanta e Novanta, era totalmente avulso dal territorio.


Quello che il personaggio di Arthur sta cercando non è il profitto, il denaro o l'avventura, ma qualcos'altro, qualcosa di difficile da condividere. Ma gli piace uscire con la banda ed è affascinato dalla città, con le sue feste, luci e fuochi d'artificio. Per non parlare di quel senso di continuità che non ha mai avuto prima. La sua è una fascinazione che ha una lunga storia, che risale ai tempi del Grand Tour, quando l'Italia ammaliava i tanti giovani nordeuropei che come lui viaggiavano nel nostro Paese. Ma niente di tutto ciò, però, gli basta.


Come Orfeo in cerca della sua Euridice, così Arthur intuisce che scavando può ritrovare qualcosa che ha perduto, come se ci fosse la famosa e tanto celebrata "porta dell'aldilà". E nell'aldilà c'è Beniamina, la donna perduta anni prima, la sua "radice". Nel suo viaggio, Arthur è accompagnato da due donne: da un lato c'è Beniamina, che non è più con lui ma che lo attrae come una calamita; e dall'altro lato Italia, una donna allegra e vivace, scaramantica e comica, che Arthur potrebbe amare se solo lasciasse andare il passato.

La chimera filmica


Josh O'Connor dà vita a un personaggio impenetrabile e con la sua smodata statura, il suo vestito bianco (sempre più sporco) e il suo italiano raffazzonato, si muove nelle relazioni con gli altri personaggi con fare goffo e con grande disagio. All'apparenza eroe mitologico, Arthur è in realtà, un essere impuro, imperfetto, un’entità mutabile e corruttibile che non si sottrae alle scorrettezze perché permeata dal vuoto di un affetto scomparso per sempre. Così, legato alla sua presumibilmente defunta fidanzata da un filo rosso sfilato per errore dalle maglie del suo abito, Arthur sembra inseguirla di pertugio in pertugio. Intorno alla presenza del magnetico O'Connor si realizzano i principali virtuosismi registici, come il reiterato rovesciamento di prospettiva che, oltre ad essere accortezza tecnica ed estetica, è anche e soprattutto invito a una lettura sottosopra della storia.


Battiato e gli uccelli in volo sul finale restituiscono spazio al buio in cui siamo rimasti seppelliti senza poter guardare. Tre sono i formati di pellicola fotografica adottati: 35 mm, che si presta agli affreschi e all'iconografia; Super16 mm e 16mm, restituito da una piccola cinepresa amatoriale, il cui effetto ricorda gli appunti scritti a matita sui margini di un libro. tutto è realtà, tutto è cinema, l’estetica naturalistica così come il video amatoriale, o la fotografia che si fa pastello, pittura, affresco.


È un cinema di suggestioni, quello de La Chimera, di sguardi rubati a oggetti che non sono fatti per essere guardati dall’occhio umano, di passioni fortissime e di contrasto inesauribile tra sacro e profano.


La chimera: “ognuno insegue la sua … senza mai riuscire ad afferrarla”.


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