Love in the Villa: il dialogo sul destino che svela il cuore del film

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~ LA REDAZIONE DI RC

Love in the villa

Julie Hutton (interpretata da Kat Graham) è un’insegnante elementare americana che sogna da anni di visitare Verona, la città dell’amore per eccellenza e sede della celebre Casa di Giulietta. Julie è meticolosa, amante dell’organizzazione e, all’inizio del film, sta progettando un viaggio romantico in Italia con il fidanzato. Ma, proprio prima della partenza, viene scaricata. Lui non vuole venire, anzi, non vuole più nulla. Julie decide comunque di partire da sola, col cuore a pezzi ma con l’idea di rimettersi in piedi proprio in quella città che dovrebbe incarnare l’amore eterno. Solo che, una volta arrivata a Verona, scopre che la villa che ha prenotato è stata accidentalmente prenotata anche da un altro ospite. Charlie Fletcher (interpretato da Tom Hopper) è un uomo d’affari inglese, freddo, sarcastico, razionale – tutto l’opposto di Julie. È lì per rilassarsi prima di una fiera del vino, ma si trova costretto a condividere lo spazio con una perfetta sconosciuta con cui sembra incompatibile su tutto.

La struttura segue il tipico arco "enemies to lovers". La guerra dei dispetti (lei fa invadere la casa da gatti randagi, lui le fa portare via la valigia fingendo che sia un pacco sospetto) si trasforma pian piano in una complicità fatta di piccoli gesti, di battute, di momenti condivisi nella città di Verona, che funziona da terzo personaggio del film: una città che non fa che ricordare loro cosa sia l’amore. Charlie, che all’inizio sembra cinico e poco incline ai sentimentalismi, si rivela essere ferito da una relazione passata e ancora impantanato in un legame non risolto. Julie, invece, deve ammettere a sé stessa che il suo amore ideale era più una costruzione mentale che un sentimento autentico.

Il dialogo

Charlie: Tom Hopper
Julie: Kat Graham

Julie: Così hai cinque fratelli?
Charlie: Mhm-Mhm…
Julie: Però!
Charlie: E tu sei figlia unica. Com’è, dimmi.
Julie: I miei genitori erano persone molto passionali
Charlie: Mhmm…
Julie: Pazzi l’uno dell’altra. Era sempre così…
Charlie: Dolce?
Julie: Imbarazzante.
Charlie: Spiegati, prego.
Julie: Pomiciavano in continuazione.
Charlie: Beh, questa è una cos molto dolce. E anche un pò… disgustosa.
Julie: Hanno creato aspettative troppo alte. Io ero certa che aspettando quanto bastava sarei stata destinata a una vita romantica.
Charlie: Ok… ti dico una cosa. Il destino…
Julie: mhmhm
Charlie: E’ una fantasia, ed è anche piuttosto fuorviante.
Julie: Oh, spiegati prego…
Charlie: Va bene, allora, se io conoscessi una ragazza a Verona, e ci innamorassimo alla follia, tu diresti che è il destino, giusto?
Julie: Giusto.
Charlie: Ok. Quindi significa che io non c’entro niente. Il risultato era predeterminato, non è vero?
Julie: Il destino è così.
Charlie: Quindi… che c’è di romantico in tutto questo. Perché se elimini la scelta dall’equazione, siamo burattini appesi a dei fili cosmici, spinti verso una conclusione preordinata. Ma… Se ci sono… non so… quattro miliardi di donne, nel mondo. E… io ne scelgo una. Una fra tutte le altre? Direi… che questo è romantico.
Julie: Già.
Charlie: Già.

Analisi dialogo

Siamo in un momento in cui Charlie e Julie hanno superato la fase dei dispetti e cominciano a parlarsi davvero. Il tono è ancora giocoso, ma inizia a emergere qualcosa di più profondo. I personaggi si stanno studiando, forse senza nemmeno rendersene conto. In questa conversazione, si scoprono le origini del loro modo di vivere (e temere) l’amore.

Questo scambio mette a confronto due archetipi molto comuni nella commedia romantica:

Julie, cresciuta con l’idea di un amore idealizzato, quasi letterario, crede nel destino, nel fatto che prima o poi “quello giusto” arriverà. È figlia di una relazione travolgente, ne è stata spettatrice, ma anche vittima: quei genitori così innamorati hanno alzato l’asticella al punto da renderla irraggiungibile.

Charlie, invece, è un disilluso. Non cinico, ma consapevole. La sua visione è esistenzialista: l’amore ha valore solo se nasce da una scelta tra milioni di possibilità, non da un disegno predeterminato.

Charlie: “Se elimini la scelta dall’equazione, siamo burattini appesi a dei fili cosmici…”

Charlie ribalta la prospettiva: togliere la responsabilità personale dall’amore lo svuota. È come dire che non è importante “chi siamo”, ma solo dove capita di trovarsi. Il che, secondo lui, è il contrario del romanticismo.

Charlie: “Se ci sono… non so… quattro miliardi di donne nel mondo. E… io ne scelgo una. Una fra tutte le altre? Direi… che questo è romantico.”

Questa è la frase chiave. Qui Charlie fa emergere il suo lato vulnerabile, quello che vuole credere nell'amore, ma a modo suo. Non è che non crede nel sentimento: crede nella volontà di amare qualcuno, nel riconoscerlo dentro la realtà, non in un sogno scritto da qualcun altro.

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