Madea: Matrimonio alle Bahamas – Il monologo di Zavier che cambia il tono del film

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Nel turbine comico di Madea: Matrimonio alle Bahamas, ci sono momenti in cui la sceneggiatura si prende una pausa, si ferma, e lascia spazio a qualcosa di più crudo, più vero. Il monologo di Zavier – il giovane rapper promesso sposo di Tiffany – è uno di questi momenti. Succede quando Zavier si trova messo con le spalle al muro, probabilmente da Brian o da un altro membro della famiglia che dubita delle sue intenzioni. E anziché rispondere con una battuta o una posa da duro, abbassa le difese e tira fuori tutto: il passato, la rabbia, la vulnerabilità. È una di quelle scene che, pur in un film comico, cambiano il ritmo e ci costringono a guardare un personaggio con occhi diversi.

Ecco chi sono io

MINUTAGGIO: 1:30:00-1:31:10
RUOLO: Zavier

ATTORE: Xavier Smalls

DOVE: Netflix



INGLESE

What do you wanna know? That I own a little window tinting company? That I used to sling dope? That I watched my brother get k*lled right in front of me? So I got outta the game. I started to rap, but that sh*t ain't going nowhere. Look, I met your daughter, and she saved me. She encourages me. She keeps me on the right track. Do you wanna know your son is helping me get my GED, and your daughter thinks I can go to college to get my degree? Is that what you wanna know? Huh? That's the plan. I never had anybody, okay? No woman to do that kind of thing for me. I love Tiffany with all of my heart, and I would never hurt her. Or let anybody hurt her, okay? So That's who I am.

ITALIANO



Che vuoi sapere? Che ho una piccola azienda di vernici? Che prima spacciavo droga? Che ho visto mio fratello venire ucciso proprio davanti a me, e che quindi ho mollato^ Ho iniziato a fare rap, ma non è servito a un cazzo. Poi è arrivata tua figlia, e mi ha salvato. Lei mi supporta, mi… mi tiene sui binari giusti. Anche tuo figlio mi sta aiutando, a ottenere il diploma, perché lui e tua figlia pensano che io possa andare al college. Vuoi sapere altro, è? Questo è il piano. Non ho mai avuto nessuno prima. Ok? Nessuna donna si è mai presa cura di me. Io amo Tiffany, con tutto il mio cuore, e non potrei mai ferirla. O lasciare che qualcuno la ferisca. Ok? Quindi… ora mi conosci.

Madea: Matrimonio alle Bahamas

Nel tredicesimo capitolo cinematografico del franchise, Madea: Matrimonio alle Bahamas (2025), Tyler Perry sceglie di portare la sua matriarca iconica in un contesto esotico e paradossalmente familiare: le spiagge colorate delle Bahamas diventano il nuovo ring per scontri generazionali, incomprensioni e riappacificazioni tragicomiche. Il cuore narrativo del film ruota attorno a una notizia-bomba: Tiffany, figlia di Brian (uno dei tanti ruoli interpretati da Tyler Perry) e della sua ex moglie Debrah (Taja V. Simpson), si è fidanzata con un rapper incontrato da poco, conosciuto su uno yacht in circostanze vaghe e discutibili. La cosa che fa davvero scattare il panico? La data delle nozze: tra due settimane. Nessuna presentazione ufficiale, nessun fidanzamento canonico, solo un biglietto aereo per le Bahamas e una valigia piena di dubbi.

E come in ogni buon film di Madea, se c'è una crisi familiare in corso, c’è anche Madea pronta a entrare in scena. E lei non prende l’aereo: lei atterra nella vita degli altri con l’impatto di un uragano. Il viaggio ai tropici diventa una trasferta collettiva: non solo Madea, ma anche l’intera “tribù” di parenti e amici finisce coinvolta nel vortice. Cassi Davis Patton (Zia Bam), Tamela Mann (Cora) e David Mann (Mr. Brown) tornano nei loro ruoli abituali, portando con sé le dinamiche comiche ormai rodate, ma capaci ancora di funzionare grazie a piccoli aggiornamenti nei dialoghi e nelle situazioni.

L’isola, ovviamente, non è uno sfondo neutro: è l’occasione per liberare vecchie tensioni, tra il divorzio mai digerito tra Brian e Debrah, la scelta impulsiva della figlia, e soprattutto l’inevitabile scontro tra visioni del mondo diametralmente opposte. Da un lato, genitori cresciuti con rigore e sacrificio. Dall’altro, figli che pretendono autonomia e libertà senza spiegazioni. Quello che ne viene fuori è un equilibrio instabile, dove ogni cocktail ha il sapore di un confronto in sospeso.

È un personaggio che unisce tono farsesco e disarmante lucidità. Ha i modi bruschi, un passato burrascoso e una bocca da camionista, ma anche una capacità straordinaria di smascherare ipocrisie e dire verità scomode. In questo film, il suo ruolo non è secondario: è l’elemento che tiene insieme una famiglia a pezzi, anche se lo fa con minacce di pestaggi e battute taglienti che sembrano uscite da un roast da villaggio turistico. Dietro la maschera comica, Madea: Matrimonio alle Bahamas continua il discorso iniziato in altri film della saga: le famiglie non sono perfette, ma vale la pena tenerle insieme, anche quando sembra impossibile. E se non bastano le parole, a volte basta una sfuriata di Madea per riportare tutti all’ordine.

La relazione tra Tiffany e il suo futuro marito (un rapper che sembra preso di peso da TikTok, con tutte le pose e insicurezze del caso) è lo specchio di una generazione in cerca di identità. Tiffany è ribelle, ma non superficiale. È affamata di indipendenza, ma disorientata. Diamond White la interpreta con il giusto mix tra arroganza da ventenne e fragilità emotiva. Il suo percorso, nel corso del film, è forse il più interessante: da giovane che sfida tutto e tutti, a figlia che capisce – forse – che amare non significa tagliare ogni legame, ma capire come convivere con le imperfezioni di chi ci ha cresciuto.

Come sempre nei film di Perry, l’equilibrio tra commedia e dramma è sottile. Si passa da gag fisiche (slapstick, battute da sitcom, litigi assurdi) a momenti di silenzio che sorprendono per la loro sincerità. Un dialogo tra Brian e Debrah, una confessione a tavola, uno sguardo perso tra le onde: Madea: Matrimonio alle Bahamas non è un film che ambisce al realismo, ma non per questo rinuncia a toccare nervi scoperti.

Il tema del perdono, ad esempio, ritorna spesso: come perdonare un ex con cui si condivide una figlia? Come perdonare un genitore che ti impone regole che non capisci? E, soprattutto, come perdonare te stesso quando sbagli tutto?

Analisi Monologo

Il monologo parte in modo brusco, quasi accusatorio: “Che vuoi sapere? Che ho una piccola azienda di vernici? Che prima spacciavo droga?” Zavier non sta cercando di giustificarsi. Sta rispondendo alla domanda implicita che aleggia su tutto il film: “Chi sei davvero?”. La sua risposta è difensiva, tagliente, perché arriva da qualcuno abituato a essere giudicato prima di essere ascoltato. Nelle prime righe, traccia la linea di una parabola discendente: droga, morte, fallimenti. La svolta arriva con la figura di Tiffany: “Poi è arrivata tua figlia, e mi ha salvato.” Qui il tono cambia.

Non si tratta più solo di raccontare un passato, ma di spiegare perché quel passato non lo definisce più. Tiffany, e poi anche suo fratello, diventano due fari. Persone che vedono in Zavier qualcosa che lui stesso ha smesso di vedere. E la frase che probabilmente pesa di più in tutta la scena è:

“Non ho mai avuto nessuno prima. Ok? Nessuna donna si è mai presa cura di me.” È un momento di nudità emotiva rara per un personaggio di questo tipo. Quella frase – semplice, quasi buttata lì – dice molto di più di tutte le premesse precedenti. Ci racconta che il vero trauma di Zavier non è solo la morte del fratello o la vita di strada, ma l’assenza: l’assenza di affetto, di riferimenti, di qualcuno che dicesse “Tu conti”.

Il monologo si chiude con una dichiarazione d’amore limpida: “Io amo Tiffany, con tutto il mio cuore, e non potrei mai ferirla. O lasciare che qualcuno la ferisca.” È il punto di arrivo: non un’autocelebrazione, ma un impegno. Zavier sta dicendo: questa persona mi ha dato valore, e io voglio essere all’altezza. Non per compiacere qualcuno, ma per ripagare quella fiducia che, per lui, è una novità assoluta.

Conclusione

Il monologo di Zavier è uno dei momenti chiave in Madea: Matrimonio alle Bahamas perché rompe il tono farsesco per introdurre una verità semplice e potente: le persone cambiano solo quando qualcuno crede in loro. In un film pieno di eccessi e situazioni surreali, questa scena riporta tutto a terra. È un ragazzo che parla da essere umano, non da personaggio.

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