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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di Harry De Souza (Tom Hardy) è un concentrato di ambiguità, tensione sottile e violenza mascherata da affetto. Un momento in cui la gentilezza diventa una minaccia, e la benedizione un presagio di morte. È una delle scene più emblematiche di Mobland, perché mostra il vero volto del personaggio interpretato da Hardy: un uomo che sorride mentre tiene un coltello dietro la schiena. Quando Harry si siede con Eddie, quello che sembra voler offrire è una benedizione da padre alla vecchia maniera. C’è la dichiarazione d’amore verso la figlia, la richiesta di rispetto, il riconoscimento del potenziale del ragazzo. È tutto lì, nel tono pacato e nelle parole scelte con cura.
STAGIONE 1 EP 8
MINUTAGGIO: 19:00-21:00
RUOLO: Henry Da Souza
ATTORE: Tom Hardy
DOVE: Paramount +
INGLESE
Sit down, Eddie. Please. Eddie... ...there is nothing in the world... ...that is more precious to a father than his child. Now, Gina is the most beautiful, most precious, funny, brilliant, brightest person in the whole world. And because she is such a bright girl, I trust her. And if she decides that she wants to be with somebody, then, as far as I'm concerned, that's... that's her choice. All I can reasonably ask... i-is that you be kind to each other. And if you can promise me that... that you will show her respect, kindness... well, then you have my blessing. Thank you. I'm glad we had a chat. Just to say, you're right. You are the future, mate. And whatever comes, I will be right by your side as you ascend. And one day, when you're at the top, and you're looking down over all of this, I'll be right there with you, mate. Right by your side. And I'll push you off.
ITALIANO
Siediti Eddie. Eddie… non c'è niente al mondo che per un padre sia più prezioso di suo figlio. Gina è davvero la persona più bella, più divertente, preziosa, brillante e intelligente del mondo intero. E poiché è così brillante mi fido di lei. E se decide che vuole stare con un persona, per quanto sia preoccupato, ecco… e' una scelta. L'unica cosa che chiederei, è che possiate essere gentili, a vicenda. E se puoi promettermi che da qui la tratterai con rispetto, con gentilezza… Beh… Avete la mia benedizione. Ok, bella chiacchierata. E comunque, hai ragione. Sei il futuro Eddie. E qualsiasi cosa succeda io sarò al tuo fianco, nella tua ascesa. E un giorno, sarai in cima. E guarderai tutto quello che c'è sotto. Io sarò lì con te. Sarò al tuo fianco. E poi ti spingerò giù.
"Mobland", serie originale Paramount+ diretta nei primi episodi da Guy Ritchie, è una gangster story tutta britannica che si muove lungo i binari del revenge drama, immersa fino al collo nel sangue, nei tradimenti e nella lotta di potere tra clan rivali. Dieci episodi che disegnano una mappa di relazioni criminali sempre più soffocanti, con personaggi che sembrano scolpiti nel granito: violenti, impulsivi, disillusi, eppure umanamente fragili.
La storia si sviluppa in una Londra plumbea, dove la criminalità organizzata è trattata come una vera azienda familiare. Il clan degli Harrigan, che controlla il traffico di droga nella capitale, è retto formalmente da Conrad Harrigan (Pierce Brosnan), ma la vera mente dietro le operazioni è Maeve Harrigan (Helen Mirren), sua moglie, manipolatrice lucida e calcolatrice. Attorno a loro si muove una famiglia disfunzionale, con figli inadatti al comando (Brendan e Kevin) e un nipote, Eddie, pronto a far saltare ogni equilibrio.
Tom Hardy interpreta Harry Da Souza, il risolutore, il "fixer" del clan Harrigan. È lui che prende decisioni pratiche, è lui che ripulisce il caos, risolve le crisi, neutralizza le minacce. Lavorando nell’ombra, Harry è il tipo che incute rispetto con uno sguardo, senza bisogno di alzare la voce. Il suo ruolo è centrale non solo nella dinamica criminale, ma anche nell'equilibrio narrativo: senza Harry, Mobland perderebbe il suo asse.
Eppure Harry non è un personaggio monolitico. La sua vita personale racconta un altro tipo di conflitto. Con Jan, la moglie (interpretata da Joanne Froggatt), condivide una relazione consumata dal silenzio, dai compromessi e dall’abitudine al lusso ottenuto col sangue. Una donna consapevole, sì, ma ormai stanca di convivere con la doppia vita del marito.
Il punto di rottura arriva con un gesto sconsiderato: il nipote Eddie, viziato e instabile, uccide un uomo in un nightclub, di fronte al figlio di Richie Stevenson, boss rivale che controlla lo spaccio di fentanyl. Da qui parte una faida spietata, costruita come un domino che crolla pezzo dopo pezzo: parenti, amici, alleati, tutti coinvolti nel ciclo della vendetta.
“Eddie… non c’è niente al mondo che per un padre sia più prezioso di suo figlio.” Un’apertura che richiama l’intimità. Henry si pone come figura paterna, posizionandosi subito in alto nella scala dei ruoli. Non dice “mia figlia”, ma parte da un’affermazione universale: la paternità come punto di riferimento assoluto. “Gina è brillante… e poiché è così brillante, mi fido di lei.” Qui Henry finge di fare un passo indietro. Dice di fidarsi del giudizio della figlia. Ma è un gioco. Perché quello che sta veramente facendo è controllare la conversazione mentre finge di lasciar andare. Il sottotesto è chiaro: non mi piace, ma mi fido di lei... per ora.
“L’unica cosa che chiederei, è che possiate essere gentili, a vicenda.” Il tono è apparentemente civile, ma sotto c’è una minaccia implicita. La gentilezza non è una richiesta, è una condizione necessaria per continuare a respirare. È uno di quei momenti in cui Hardy riesce a far tremare il pubblico senza mai alzare la voce. “Avete la mia benedizione.” Una frase che, in un altro contesto, chiuderebbe la scena. Ma qui è solo la pausa prima della stoccata. È la maschera che si appoggia al volto prima del colpo.
“Hai ragione. Sei il futuro, Eddie.” Henry passa dal ruolo paterno a quello del mentore. Gli dice: tu sarai il prossimo, tu salirai. Sta tendendo la mano, apparentemente per aiutarlo a scalare. Lo fa sembrare un incoraggiamento, ma in realtà sta costruendo un’illusione di sicurezza. “E un giorno sarai in cima... Io sarò al tuo fianco... E poi ti spingerò giù.”Ed eccolo, il colpo finale. Henry non lo minaccia direttamente. Gli disegna davanti una scena epica: l’ascesa, la conquista, il vertice. Ma lo fa per godersi il momento in cui gliela strapperà via. È una visione da predatore. Non gli dice "ti eliminerò", gli dice quando ti fiderai di me, ti distruggerò.
Questa frase chiude il cerchio in modo glaciale. È un monologo che parla di potere, possesso e controllo, mascherato da discorso affettuoso.
Questo monologo è un capolavoro di ambiguità e tensione narrativa. Henry non urla mai, non si impone apertamente, non ha bisogno di minacciare con armi. Usa le parole come coltelli, con una precisione quasi chirurgica. E Tom Hardy ci regala una delle sue interpretazioni più inquietanti: viso sereno, voce bassa, e un'intensità che racconta tutto quello che le parole non dicono.
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