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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo arriva quando la guerra è finita, ma non il conflitto. Perché con Maeve Harrigan, nulla è mai davvero concluso. Siamo nel carcere dove è rinchiusa, e al telefono con il marito — Conrad, anch’egli prigioniero — Maeve consegna una dichiarazione di potere, di identità e di dominio psicologico. E lo fa con quella lucidità velenosa che la contraddistingue da tutta la serie: un’intelligenza spietata che non chiede amore, lo pretende. In Mobland, Maeve non è mai stata solo la moglie del boss. È stata la mente, il cuore freddo, la vera forza motrice della dinastia Harrigan. In questo monologo, pronunciato dopo la vittoria sulla famiglia rivale, Maeve celebra il suo trionfo non come comandante, ma come incarnazione di un principio primordiale: Madre Natura.
STAGIONE 1 EP 10
MINUTAGGIO: 39:45-40:56
RUOLO: Maeve Harrigan
ATTRICE: Helen Mirren
DOVE: Paramount/ Amazon Prime
INGLESE
Well, let me tell you something about nature. Mother Nature is a heartless, pitiless, unsympathetic, brutal, barbaric b*tch who knows no mercy or pardon. She only cares which fucker wins. But yet, you know, everybody loves her. Worships her. It doesn't matter how much she hurts them. They keep coming back. Even if she breaks their hearts, burns their houses down, kills their babies. They love her to her bones. So, in this story, Conrad, I am Mother Nature. And like her, I test people... Kevin, Eddie, even that bitch Seraphina... to see who's got the head. The stomach, the balls, the juice, the fight. And most of all, I test you, Conrad. And don't think the test is over. And that, Conrad, is why you love me.
ITALIANO
Lascia che ti dica una cosa sulla natura. Madre Natura è una crudele, spietata, insensibile, brutale, barbara puttana, che non conosce né pietà ne perdono. Le interessa solo quale stronzo vince. Eppure si, sai… tutti la amano. La venerano. Non ha importanza quanto li ferisca. Loro continuano a tornare. Anche se spezza i loro cuori, se brucia le loro case, uccide i loro bambini, la amano con tutta l'anima. Quindi in questa storia, Conrad, io sono Madre Natura. E… come lei… metto le epersone alla prova: Kevin, Eddie, persino quella puttana di Serafina, per vedere chi ha il cervello, il fegato, le palle, il foraggio, la forza. E soprattutto metto alla prova te, Conrad. E non credere che sia finita qui. E questo Conrad, è il motivo per cui mi ami.
"Mobland", serie originale Paramount+ diretta nei primi episodi da Guy Ritchie, è una gangster story tutta britannica che si muove lungo i binari del revenge drama, immersa fino al collo nel sangue, nei tradimenti e nella lotta di potere tra clan rivali. Dieci episodi che disegnano una mappa di relazioni criminali sempre più soffocanti, con personaggi che sembrano scolpiti nel granito: violenti, impulsivi, disillusi, eppure umanamente fragili.
La storia si sviluppa in una Londra plumbea, dove la criminalità organizzata è trattata come una vera azienda familiare. Il clan degli Harrigan, che controlla il traffico di droga nella capitale, è retto formalmente da Conrad Harrigan (Pierce Brosnan), ma la vera mente dietro le operazioni è Maeve Harrigan (Helen Mirren), sua moglie, manipolatrice lucida e calcolatrice. Attorno a loro si muove una famiglia disfunzionale, con figli inadatti al comando (Brendan e Kevin) e un nipote, Eddie, pronto a far saltare ogni equilibrio.
Tom Hardy interpreta Harry Da Souza, il risolutore, il "fixer" del clan Harrigan. È lui che prende decisioni pratiche, è lui che ripulisce il caos, risolve le crisi, neutralizza le minacce. Lavorando nell’ombra, Harry è il tipo che incute rispetto con uno sguardo, senza bisogno di alzare la voce. Il suo ruolo è centrale non solo nella dinamica criminale, ma anche nell'equilibrio narrativo: senza Harry, Mobland perderebbe il suo asse.
Eppure Harry non è un personaggio monolitico. La sua vita personale racconta un altro tipo di conflitto. Con Jan, la moglie (interpretata da Joanne Froggatt), condivide una relazione consumata dal silenzio, dai compromessi e dall’abitudine al lusso ottenuto col sangue. Una donna consapevole, sì, ma ormai stanca di convivere con la doppia vita del marito.
Il punto di rottura arriva con un gesto sconsiderato: il nipote Eddie, viziato e instabile, uccide un uomo in un nightclub, di fronte al figlio di Richie Stevenson, boss rivale che controlla lo spaccio di fentanyl. Da qui parte una faida spietata, costruita come un domino che crolla pezzo dopo pezzo: parenti, amici, alleati, tutti coinvolti nel ciclo della vendetta.
“Madre Natura è una crudele, spietata, insensibile, brutale, barbara puttana.” L’elenco di aggettivi non è una semplice invettiva. È un’autodefinizione. Maeve proietta su Madre Natura la sua stessa immagine, costruendo un parallelismo che la eleva a entità mitica, assoluta, ineluttabile. Non c’è sentimentalismo, né spiritualità. Solo una regola ferrea: vince il più forte. “Le interessa solo quale stronzo vince.” Qui sta il cuore del pensiero di Maeve. Ogni relazione umana, ogni affetto, ogni dinamica familiare è subordinata alla sopravvivenza. È la legge del più adatto. E chi non è adatto, non merita compassione. In questa logica, la maternità non è protezione: è selezione naturale.
“Eppure… tutti la amano. La venerano.” Questa è la parte più inquietante del monologo. Maeve sa di essere temuta, odiata, forse anche disprezzata. Ma anche rispettata. E in un mondo fondato sul potere, il rispetto è più prezioso dell’amore. Paragona il proprio dominio a quello della Natura: non importa quante volte distrugga, la gente continua a tornare. “Quindi in questa storia, Conrad, io sono Madre Natura.” È un atto di incoronazione. Maeve non si identifica con una vittima, né con una regina, ma con un’idea primordiale e indistruttibile. Con qualcosa che è dentro ogni cosa e che non può essere fermata. È un’affermazione di invincibilità.
“Metto le persone alla prova: Kevin, Eddie, Serafina…” Qui Maeve rivendica il proprio ruolo di giudice supremo. Ha fatto di figli e alleati delle pedine da testare, da forgiare, da distruggere se necessario. La lista non è casuale: Kevin è il figlio più fragile, Eddie quello più impulsivo, Serafina una rivale. In ognuno, Maeve cerca la resistenza. Solo i forti sopravvivono. Solo i mostri, come lei. “E soprattutto metto alla prova te, Conrad.” Maeve non si esclude dal gioco. Mette alla prova anche l’uomo che dovrebbe amarla, forse proprio per verificare se il loro legame è abbastanza forte da sopportare tutto. È amore? Forse. Ma è un amore che deve resistere alla guerra, alla prigione, al tradimento e al tempo.
“E questo, Conrad, è il motivo per cui mi ami.” La chiusura è tanto disturbante quanto potente. Maeve sa di essere temuta, ma è convinta che Conrad la ami proprio per quella sua capacità di dominare. L'amore, in questo universo, non è dolcezza. È ammirazione per la sopravvivenza.
Questo monologo è la vera filosofia di Maeve messa in parole. In Mobland, i personaggi vivono in un ecosistema di violenza, dominio e sangue, e Maeve ha capito da tempo che la sola via per resistere è diventare la legge non scritta. Cerca continuità, disciplina, forza. La prigione fisica in cui si trova non la limita. Al contrario, sembra rafforzare la sua visione del mondo: anche dietro le sbarre, è lei che comanda, che giudica, che tiene il controllo. E il fatto che questo monologo venga pronunciato al telefono, in un momento di apparente intimità con Conrad, aggiunge un’ironia sottile: la loro è una relazione fondata sulla guerra, e lei non ha alcuna intenzione di deporre le armi
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