Monologo - Amanda Seyfried in Mank

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

INTRODUZIONE AL MONOLOGO

Nel film "Mank" di David Fincher, un'opera che esplora gli intrecci di potere, creatività e manipolazione nell'era d'oro di Hollywood, si trova un monologo di Marion che cattura l'essenza della complessa relazione tra i media e la vita privata delle celebrità. Questo monologo diventa una critica acuta verso la gestione dell'immagine pubblica e la manipolazione mediatica da parte dei magnati dell'industria.

SCRIVONO DI ME

MINUTAGGIO: 49:20 -50:33

RUOLO: Marion

ATTRICE: Amanda Seyfried

DOVE: Netflix


INGLESE


I don't even know who this Mister Sinclair is… but he wrote about us for a book. I used to quote it word for word. I saw our richest newspaper publisher keep his movie mistress in a private city of palaces and cathedrals, furnished with shiploads of junk imported from Europe, and surrounded by vast acres reserved for use by zebras and giraffes… telling in jest that he had spent six million dollars to make his lady's reputation, and using his newspapers to celebrate her change of hats..." It must be hard to be on the receiving end of that. Marion opens her eyes. People think because you're on the cover of "Modern Screen," they know you. I live in a fishbowl, but anything I want is mine... If I could I'd share with everyone, you know that Mank.



ITALIANO


Io non so nemmeno chi sia questo Sinclair, ma so che ha scritto di noi su un libro. Tempo fa lo citavo parola per parola: “Ho visto il nostro più facoltoso editore di giornali tenere la sua amante attrice in una città privata fatta di palazzi e cattedrali, riccamente arredata con carichi di ciarpame importato dall’Europa, e circondata da numerosi acri di terra riservati al godimento di zebre e giraffe. E l’ho sentito dire sorridendo di aver speso sei milioni di dollari per costruire una reputazione alla sua reputazione, e di usare i suoi giornali per applaudirne i cambi di cappello” Sei su copertina su Modern Screen e la gente pensa di conoscerti. Ah, merf, ma di che mi devo lamentare. Si, vivo in un acquario, ma tutto quello che voglio è mio, e se potessi lo condividerei con tutti. Lei lo sa Mank.

MANK

"Mank" è un film del 2020 diretto da David Fincher, basato su uno script scritto dal padre di Fincher, Jack Fincher. La pellicola si concentra sulla figura di Herman J. Mankiewicz, meglio conosciuto come Mank, durante la scrittura della sceneggiatura di "Quarto Potere" ("Citizen Kane"), considerato uno dei più grandi film di tutti i tempi, diretto da Orson Welles.

La trama di "Mank" si svolge principalmente negli anni '30 e '40, seguendo Mankiewicz, interpretato da Gary Oldman, mentre naviga nella sua carriera nella tumultuosa industria cinematografica di Hollywood. Il film esplora le sfide personali e professionali che Mank affronta, tra cui la sua battaglia con l'alcolismo, le sue relazioni tese con figure influenti come William Randolph Hearst (su cui si basa il personaggio di Charles Foster Kane in "Quarto Potere") e la sua amicizia con Marion Davies, attrice e amante di Hearst.

Attraverso una serie di flashback, il film rivela come le esperienze personali e politiche di Mankiewicz abbiano influenzato la creazione della sceneggiatura di "Quarto Potere". Il film mette in luce le sue vedute politiche progressiste e il suo disprezzo per l'ascesa del fascismo, oltre al suo sguardo critico verso il potere e l'influenza dei magnati dei media dell'epoca, come Hearst.

"Mank" è anche un omaggio allo stile e alla tecnica cinematografica degli anni '40, utilizzando tecniche di ripresa e design del suono che ricordano l'era d'oro di Hollywood, e sottolineando come le personalità e gli eventi di quel tempo abbiano plasmato uno dei capolavori del cinema.

ANALISI MONOLOGO

Il monologo di Marion in "Mank" offre una riflessione critica e ironica sulla natura dell'industria dell'intrattenimento e il potere mediatico. Marion inizia con il riferimento a Upton Sinclair, scrittore e politico noto per le sue critiche verso la corruzione e l'ingiustizia sociale. Qui, il personaggio di Monroe non è sicura di chi sia Sinclair, ma conosce le sue parole, che descrivono vividamente e in modo critico il magnate William Randolph Hearst e la sua relazione con Marion Davies. Questo inserimento nella narrazione mostra quanto la letteratura possa influenzare la percezione delle persone, persino quando non conoscono l'autore dietro le parole. La descrizione di Hearst che tiene Davies in una sorta di città privata, piena di lussi importati e isolata dal mondo reale con animali esotici, è una metafora del controllo e del potere. Questo passaggio evidenzia l'isolamento e l'artificialità della vita sotto il riflettore, con Hearst che usa la sua influenza per costruire e mantenere una narrativa pubblica favorevole.


Il monologo tocca anche il tema dell'uso dei media per costruire immagini pubbliche che possono essere lontane dalla realtà. Hearst che "usa i suoi giornali per applaudirne i cambi di cappello" suggerisce come i media possano essere manipolati per servire gli interessi personali di chi ha il potere, piuttosto che per informare oggettivamente il pubblico. Marion riflette sulla sua vita "in un acquario", una metafora per la sua esistenza sotto costante osservazione pubblica. Questo svela la solitudine e il distacco che possono accompagnare la fama. Nonostante gli agi materiali ("tutto quello che voglio è mio"), esprime un desiderio di condivisione e autenticità, mostrando la sua umanità dietro l'immagine pubblica. Il "Lei lo sa, Mank" finale sottolinea una comprensione condivisa tra Marion e Mankiewicz riguardo alla natura manipolativa e talvolta superficiale dell'industria cinematografica. Entrambi sono intrappolati in un sistema che valuta le apparenze più della sostanza.

Conclusioni

Attraverso la sua espressione di isolamento e il desiderio di connessione autentica, Monroe articola una critica sottile ma incisiva verso le strutture di potere che dominano Hollywood. Mank" documenta un'epoca specifica della storia cinematografica, e solleva anche questioni attuali sulla verità, la rappresentazione e l'etica nei media, riecheggiando le sfide persistenti nell'industria dell'intrattenimento.

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