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~ LA REDAZIONE DI RC
Il monologo introduttivo di Bilbo Baggins ne Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato riveste un'importanza fondamentale per stabilire il contesto narrativo della storia, presentando il pubblico al mondo dei Nani, alla caduta di Erebor e all'avvento del drago Smaug. Questo monologo, scritto sotto forma di riflessione personale che Bilbo sta redigendo per Frodo, racchiude tematiche chiave come la perdita, l'ossessione per il potere e l'innocenza che viene trascinata in un mondo di grandi conflitti.
MINUTAGGIO: 0:56-9:40
RUOLO: Bilbo Baggins
ATTORE: Ian Holm
DOVE: Amazon Prime Video
INGLESE
My dear Frodo: You asked me once... if I had told you everything there was to know about my adventures. And while I can honestly say I have told you the truth... I may not have told you all of it. I am old now, Frodo. I'm not the same Hobbit I once was. I think it is time for you to know... what really happened. It began long ago... in a land far away to the east... the like of which you will not find in the world today. There was the city of Dale. Its markets known far and wide. Full of the bounties of vine and vale. Peaceful and prosperous. For this city lay before the doors of the greatest kingdom in Middle-earth: Erebor. Stronghold of Thror, King Under the Mountain. Mightiest of the Dwarf Lords. Thror ruled with utter surety... never doubting his house would endure... for his line lay secure in the lives of his son... and grandson. Ah, Frodo. Erebor. Built deep within the mountain itself... the beauty of this fortress city was legend. Its wealth lay in the earth... in precious gems hewn from rock... and in great seams of gold... running like rivers through stone. The skill of the Dwarves was unequaled... fashioning objects of great beauty... out of diamond, emerald, ruby and sapphire. Ever they delved deeper, down into the dark. And that is where they found it. The Heart of the Mountain. The Arkenstone. Thror named it "The King's Jewel." He took it as a sign, a sign that his right to rule was divine. All would pay homage to him. Even the great Elven King, Thranduil. But the years of peace and plenty were not to last. Slowly the days turned sour... and the watchful nights closed in. Thror's love of gold had grown too fierce. A sickness had begun to grow within him. It was a sickness of the mind. And where sickness thrives... bad things will follow. The first they heard was a noise like a hurricane... coming down from the North. The pines on the mountain creaked and cracked in the hot, dry wind. Balin, sound the alarm. Call out the guard. Do it now! What is it? Dragon. Dragon! He was a firedrake from the North. Smaug had come. Such wanton death was dealt that day. For this city of Men was nothing to Smaug. His eye was set on another prize. For dragons covet gold with a dark and fierce desire. Aah! No! Come on. Erebor was lost. For a dragon will guard his plunder... as long as he lives. Run for your lives! Ah! Help us! Thranduil would not risk the lives of his kin against the wrath of the dragon. No help came from the Elves that day... nor any day since. Robbed of their homeland... the Dwarves of Erebor wandered the wilderness... a once mighty people brought low. The young Dwarf prince took work where he could find it... aboring in the villages of Men. But always he remembered... the mountain smoke beneath the moon... the trees like torches blazing bright. For he had seen dragon fire in the sky... and a city turned to ash. And he never forgave... and he never forgot. That, my dear Frodo, is where I come in. For, quite by chance, and the will of a Wizard... fate decided I would become part of this tale. It began... Well, it began as you might expect. In a hole in the ground... there lived a Hobbit. Not a nasty, dirty, wet hole full of worms and oozy smells. This was a Hobbit hole. And that means good food, a warm hearth... and all the comforts of home.
ITALIANO
Mio caro Frodo, una volta mi hai chiesto se ti avevo raccontato tutto quello che c'era da sapere sulle mie avventure. Perché, per quanto io ti abbia raccontato la verità, magari non era tutta tutta... Sono vecchio ormai, Frodo. Non sono lo stesso Hobbit di una volta, e credo che per te sia ora di sapere quello che è realmente accaduto. Tutto iniziò tanto tempo fa, in una terra molto lontana a Est, una il cui simile non troveresti nel mondo di oggi. C'era la città di Dale. I suoi mercati erano noti in lungo e in largo, colmi della generosità dei vigneti e della valle, pacifica e prospera, perché questa città giaceva alle porta del più grande regno della Terra di Mezzo: Erebor. Roccaforte di Thror, re sotto la montagna, il più potente dei principi dei Nani. Thror regnava con sicurezza, mai dubitando della durata del suo casato, perché la sua discendenza trovava certezza nella vita di suoi figlio e di suo nipote. Ah, Frodo, Erebor... costruita nella profondità della montagna, lo splendore di questa città fortezza era leggendario. La sua ricchezza si trovava nella terra, in preziose gemme ricavate dalla roccia e in grandi veni di oro, che scorrevano come fiumi tra i sassi. L'abilità dei nani era ineguagliata. Forgiavano oggetti di grande bellezza: da diamanti, smeraldi, rubini e zaffiri, scavavano sempre più in fondo, giù nell'oscurità. E fu lì, che lo trovarono. Il cuore della Montagna: l'Arkengemma. Thror lo chiamò: "Il gioiello del re". Lo prese come un segno, il segno che il suo diritto a regnare era divino. Tutti gli avrebbero reso omaggio. Perfino il grande re degli Elfi, Thranduil. Ma i giorni di pace e di prosperità non dovevano durare. Lentamente i giorni si inasprirano, e le notti vigili si susseguirono. L'amore di Thror per l'oro era divenuto spietato. Una malattia si era sviluppata dentro di lui, era una malattia della mente. E dove prospera la malattia, seguono brutte cose. Dapprima udirono un rumore come di uragano provenire da Nord. I pini sulla montagna scricchiolavano e si schiantavano nel caldo vento secco. Era un drago sputafiamme del Nord. Smaug... era arrivato. Tanta morte gratuita fu inflitta quel giorno, perché questa città degli Uomini non era nulla per Smaug. I suoi occhi miravano a un altro premio. Perché i draghi bramano l'oro con scuro e feroce desiderio. Erebor era persa. Perché un drago sorveglierà il suo bottino, fin quando avrà vita. Thranduil non avrebbe rischiato la vita dei suoi contro l'ira del drago. Nessun aiuto venne dagli Elfi, quel giorno, né nei giorni che seguirono. Derubati della loro patria, i anni di Erebor vagarono per le terre selvaggie. Popolo una volta potente, ormai decaduto. Il giovane Principe Nano lavorò come meglio poteva, faticando nei villaggi degli uomini. Ma sempre ricordava il fumo della montagna sotto la luna, gli alberi accesi, torce di luce, perché aveva visto le fiamme del drago nel cielo, e una città ridotta in cenere. E non perdonò mai. E non dimenticò mai. Per quanto assurdo possa sembrare, è qui, mio caro Frodo che entro in scena io. Per puro caso, e per la volontà di un mago, il fato decise che avrei fatto parte di questo racconto. Iniziò... beh, iniziò come puoi immaginare. In un buco della terra viveva un Hobbit. Non era un buco brutto, sudicio, e umido, pieno di vermi e intriso di puzza. Era una buco Hobbit. Vale a dire buon cibo, un caldo focolare, e tutte le comodità di una casa.
"Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato" (2012), diretto da Peter Jackson, è il primo film di una trilogia basata sul romanzo Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien. Questa trilogia funge da prequel alla celebre saga de Il Signore degli Anelli. La storia segue il viaggio di Bilbo Baggins, un hobbit tranquillo e amante della pace, che viene catapultato in un’avventura epica. L'avventura inizia alla Contea, dove il mago Gandalf il Grigio visita Bilbo e lo convince, controvoglia, a unirsi a una compagnia di 13 nani guidata da Thorin Scudodiquercia, il legittimo erede del regno dei nani di Erebor. L’obiettivo della compagnia è reclamare la Montagna Solitaria (Erebor), la loro antica dimora, che è stata conquistata dal drago Smaug. Bilbo non è affatto interessato a partecipare, ma viene comunque trascinato in questa missione. Durante il viaggio, Bilbo e la compagnia affrontano numerosi ostacoli e pericoli, tra cui: I Troll, Gli Orchi e i Mannari, Gran Burrone e gli Elfi, Il Regno Sotterraneo dei Goblin. Qui incontra Gollum, una creatura inquietante con cui Bilbo ingaggia un gioco di indovinelli per salvarsi la vita. In questa occasione, Bilbo trova l'Anello del Potere, che avrà un ruolo cruciale nelle vicende future.
Bilbo inizia a dimostrare la sua utilità alla compagnia per il suo coraggio crescente. Thorin, inizialmente scettico su di lui, inizia a rispettarlo, soprattutto dopo che Bilbo rischia la vita per salvarlo durante uno scontro finale con Azog e i mannari. Il film si conclude con la compagnia che, nonostante le difficoltà, si avvicina alla Montagna Solitaria, con lo sguardo minaccioso di Smaug che si sveglia tra i tesori di Erebor.
La prima parte del monologo è rivolta a Frodo, che conosciamo bene come il protagonista de Il Signore degli Anelli. Bilbo rivela di non aver mai raccontato tutto sulle sue avventure, sottolineando che la verità può essere selettiva. Questo tono confidenziale e intimo stabilisce un legame emotivo tra Bilbo e Frodo (e, indirettamente, tra Bilbo e il pubblico). C'è anche un riconoscimento della vecchiaia e della trasformazione personale di Bilbo: "Non sono lo stesso Hobbit di una volta". Questo spunto di vulnerabilità personale getta le basi per una narrazione che sarà più profonda di quanto ci si potrebbe aspettare, mescolando la leggerezza della sua natura hobbit con la gravità delle sue esperienze. Quando Bilbo comincia a raccontare la storia di Erebor, ci trasporta nel cuore del regno dei Nani. La descrizione di Dale e della prosperità di Erebor crea un'immagine vivida di un mondo di ricchezza e grandezza ormai perduto. Il linguaggio è solenne e nostalgico, evocando una sorta di mitologia epica.
Dale e Erebor: Bilbo descrive questi luoghi con toni reverenziali, presentandoli come simboli di un'era dorata. Le sue parole sottolineano la grandiosità fisica e materiale (gemme, oro, "fiumi tra i sassi"), ma anche la maestria artigianale e culturale dei nani, collegando il loro lavoro all'eccellenza e alla bellezza. Il ritrovamento dell'Arkengemma, il "cuore della montagna", introduce un tema chiave: l'ossessione per il potere e la ricchezza. Il fatto che Thror interpreti la gemma come un segno divino segnala il suo progressivo scivolare nell'avidità, un tema ricorrente nella mitologia di Tolkien, dove la brama di ricchezza o potere porta inevitabilmente alla rovina.
L'arrivo di Smaug, descritto con una potenza visiva straordinaria, introduce un ulteriore livello di tragedia. La descrizione del drago come una forza della natura (vento caldo, pini schiantati) comunica la portata inarrestabile della sua distruzione. La frase "i draghi bramano l'oro con scuro e feroce desiderio" rafforza l'idea che il male in questa storia non è solo esterno, ma è anche un riflesso della corruzione interiore che Thror ha già iniziato a sperimentare. La caduta di Erebor non è solo una perdita di una città, ma la perdita di una cultura, di un modo di vivere, di un'intera civiltà. L'accenno al tradimento degli Elfi, in particolare di Thranduil, aggiunge complessità morale alla narrazione. Non ci sono solo eroi e cattivi, ma ci sono anche coloro che, per paura o per opportunismo, scelgono di non intervenire. Questa parte del monologo evidenzia anche la separazione tra le diverse razze della Terra di Mezzo e come la mancanza di solidarietà porti alla rovina di un popolo.
La narrazione passa poi a descrivere il destino dei Nani dopo la caduta di Erebor. Thorin viene descritto come un giovane principe che, nonostante le difficoltà, non dimentica mai ciò che ha perso. Questa parte è cruciale per stabilire la motivazione di Thorin: il suo desiderio di vendetta e di rivendicare il regno perduto è ciò che alimenta la sua missione. La sua incapacità di perdonare e dimenticare crea una tensione emotiva che si svilupperà nel corso del film.
Finalmente, Bilbo spiega come lui, un semplice hobbit, entri in questa storia epica. Il suo tono qui è umoristico e rilassato: descrive la sua casa con amore e affetto, usando una sorta di tono antitetico rispetto alla grandiosità e alla tragedia della storia precedente. Questa parte serve a bilanciare il peso emotivo della narrazione con un ritorno alla natura modesta e semplice del personaggio di Bilbo. La descrizione della casa hobbit ("buon cibo, un caldo focolare, e tutte le comodità di una casa") rappresenta un ideale di pace e serenità, in netto contrasto con il tumulto e la violenza che i Nani hanno sperimentato. Bilbo rappresenta l'uomo comune che viene trascinato in un'avventura molto più grande di lui.
Il monologo di Bilbo riesce a tessere diversi strati narrativi: dal tono intimo e nostalgico, che rivela la trasformazione del protagonista, alla maestosità tragica della caduta di Erebor. Bilbo, un personaggio apparentemente semplice, introduce una storia di grande portata, creando un contrasto tra la sua modesta vita di hobbit e le terribili vicende che hanno segnato il destino dei Nani.
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