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~ LA REDAZIONE DI RC
Ci troviamo in un momento cardine di KPop Demon Hunters!: la missione sta per passare da una generazione all’altra, e Celine, ex cacciatrice e mentore delle Huntrix, si rivolge al trio con parole che non sono semplicemente motivazionali. In questo discorso, la narrazione inserisce la sua mitologia, il ruolo sociale dell’arte e il peso dell’eredità. Il monologo è rivolto a Rumi, Mira e Zoey, ma parla anche a noi spettatori, spiegando cosa significa davvero essere una cacciatrice. E soprattutto, cosa c’è in gioco quando si canta contro l’oscurità.
MINUTAGGIO: 00:20-2:31
RUOLO: Celine
ATTRICE: Yunjin Kim
DOVE: Netflix
ITALIANO
Il mondo vi conoscerà come pop-star, ma sarete molto più di questo. Voi sarete cacciatrici. I demoni hanno sempre infestato il nostro mondo, rubando le anime e incalanando la forza per il loro re, Gwi-ma. Finché a difenderci non sono arrivate delle eroine, nate con voce in grado di respingere l’oscurità, cantando canzoni di coraggio e speranza. Ma le cacciatrici sono molto più di guerriere. La nostra musica infiamma l’anima e avvicina le persone. Grazie a questo legame, le prime cacciatrici crearono uno scudo per proteggere il nostro mondo, l’Honmoon. Per ogni generazione, viene scelto un nuovo trio di cacciatrici per adempiere al nostro sommo compito: una barriera così forte da essere impenetrabile, che terrà i demoni e Gwi-ma lontano dal nostro mondo per sempre. L’Honmoon dorato. E adesso, questo compito spetta a voi tre. La vittoria è alla vostra portata. Sono le vostre voci, la vostra canzone, che creeranno l’Honmoon dorato.
Il film d’animazione KPop Demon Hunters! (Netflix, 20 giugno 2025) parte da un’idea che può sembrare bizzarra sulla carta: mischiare mitologia orientale, cultura pop contemporanea e una narrazione sui traumi familiari e il senso di identità. La trama, sotto la superficie da idol drama con demoni, mette in scena un conflitto identitario e generazionale.
All'origine del mondo del film c'è una minaccia soprannaturale: i demoni divorano le anime degli umani per alimentare il potere del Re Demone Gwi-Ma, una figura che rappresenta la tirannia del dolore e della vergogna. La risposta a questa minaccia non arriva con spade o incantesimi, ma con la voce: le prime cacciatrici sigillano i demoni con il canto, creando la barriera magica chiamata Honmoon. Questo elemento è interessante perché rovescia il classico meccanismo narrativo dell'eroismo muscolare: qui l’arma è l’espressione, il canto, l’arte come strumento di salvezza collettiva.
L'attuale generazione di cacciatrici è il gruppo Huntrix: tre ragazze (Rumi, Mira, Zoey) che alternano i palchi dei concerti alle battaglie soprannaturali. È un gioco meta-narrativo, che prende i cliché dei gruppi K-pop – l’allenamento duro, l’estetica curata, la popolarità presso i fan – e li reinterpreta come una forma di missione eroica.
Dietro questa facciata glamour, però, c’è una dinamica familiare. Celine, ex cacciatrice e mentore del gruppo, ha cresciuto Rumi, che scopriamo essere in parte demone. Questo dettaglio cambia il senso della narrazione. Rumi è il fulcro del film non perché sia la leader delle Huntrix, ma perché incarna il confine ambiguo tra luce e ombra, umano e demoniaco, artista e mostro. Quando inizia a perdere la voce, non si tratta solo di una crisi artistica: è una minaccia esistenziale. La voce, in questo mondo, è identità e potere.
"Il mondo vi conoscerà come pop-star, ma sarete molto più di questo." L’apertura è chiara: si dichiara la doppia identità delle protagoniste. Da una parte c’è l’apparenza, la fama, l’essere idol. Ma sotto quella superficie si nasconde qualcosa di molto più potente. È un po’ come dire che il palco è solo la maschera, la vera lotta avviene dentro e dietro le quinte. "Voi sarete cacciatrici." La parola “cacciatrici” ha un peso mitologico preciso. Non sono semplici guerriere: c'è un compito che ha radici spirituali. Qui si inizia a definire una genealogia epica: non si diventa cacciatrici, si eredita un destino. "I demoni hanno sempre infestato il nostro mondo, rubando le anime e incanalando la forza per il loro re, Gwi-Ma."
Questa frase stabilisce l’antagonista cosmico, Gwi-Ma, ma serve anche a rendere visibile un nemico invisibile. I demoni qui sono metafora di ciò che logora dall’interno: la vergogna, il dolore, la perdita. Non è una guerra fisica. È una lotta interiore, combattuta con l’arte. "Finché a difenderci non sono arrivate delle eroine, nate con voce in grado di respingere l’oscurità, cantando canzoni di coraggio e speranza." La voce è il dono. Ma non è solo un potere “utile” – è un’eredità emotiva. Il canto diventa strumento di resistenza. In questo punto si tocca una verità che nel film tornerà più volte: la musica non intrattiene, salva. "La nostra musica infiamma l’anima e avvicina le persone." Qui si apre una seconda dimensione: la connessione. La musica non è solo una barriera contro i demoni, è un ponte tra le persone. Questo dettaglio è importante, perché distingue il canto delle Huntrix da quello dei Saja Boys: uno unisce, l’altro manipola.
"Grazie a questo legame, le prime cacciatrici crearono uno scudo per proteggere il nostro mondo, l’Honmoon." L’Honmoon non è semplicemente una barriera magica. È il risultato di un legame collettivo. Non basta cantare bene, bisogna creare un’intesa emotiva che diventa protezione. L’arte, qui, è difesa collettiva. "Per ogni generazione, viene scelto un nuovo trio di cacciatrici..." Si introduce l’idea di ciclicità. Ogni generazione ha il suo compito. Questo passaggio è centrale nel film, perché collega le Huntrix al passato e prepara il conflitto con l’idea del destino. È anche un messaggio molto diretto a Rumi: il tuo sangue non definisce il tuo posto nel mondo, la tua voce sì. "E adesso, questo compito spetta a voi tre. La vittoria è alla vostra portata." Questo momento trasforma le protagoniste in eredi consapevoli. Non sono più ragazze che cantano, sono portatrici di un’ultima possibilità: creare l’Honmoon dorato, lo scudo definitivo. "Sono le vostre voci, la vostra canzone, che creeranno l’Honmoon dorato." Chiusura perfetta. Non ci sarà salvezza senza la loro voce, e non ci sarà voce senza verità. La canzone che devono cantare non può essere falsa, non può essere imposta. Deve essere loro.
Il monologo di Celine in KPop Demon Hunters! è costruito come una chiamata all’eroismo, ma è anche un’istruzione per l’uso della propria identità artistica. Le Huntrix non vengono solo spinte a combattere, ma a comprendere che il loro talento ha un significato profondo, non commerciale, non estetico, ma emotivo e spirituale.
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