Monologo femminile - Lucero in \"Nuestros Tiempos - il futuro è ora\"

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Articolo a cura di...


~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo monologo di Nora in "Nuestros Tiempos – Il futuro è ora" è uno dei momenti più rivelatori del film: mostra in modo cristallino chi è diventata Nora e quanto sia cambiato il contesto che la circonda. Sotto l’apparenza di una conferenza accademica, si nasconde un discorso personale, quasi intimo, sul tempo, sull’identità e sulla trasformazione.

Donne e scienziate, ieri e oggi

MINUTAGGIO: 1:20:00-1:22:50

RUOLO: Lucero

ATTORE: Nora

DOVE: Netflix

ITALIANO

Molte grazie. Beh, vedo ch fil tempo e gli anni non passano invano. Quando fu fondato il dipartimento di fisica, nel 1938, più o meno, questo auditorium non esisteva. Dove prima c’erano le jacarande, adesso c’è una palestra. E, probabilmente con il tempo, verrà sostituita da qualcos’altro. Tutto esiste in costante cambiamento. E la scienza non fa eccezione. Questo è un ottimo preambolo per la teoria che mi ha tenuta impegnata per gli ultimi quindici anno. Tre riforme alle equazioni di campo di Einstein, in collaborazione con il mio collega, mio marito, il dottore Hector Esquivel. E, beh, collaborando abbiamo scoperto… ci siamo resi conto che negli ultimi decenni noi fisici abbiamo omesso quattro grandi problematiche, in quanto alle equazioni di campo di Einstein.

Nuestros Tiempos

Siamo nel 1966. Nora e Héctor sono due fisici brillanti, colleghi e partner anche nella vita. Hanno creato una macchina del tempo – già questa è una premessa da manuale sci-fi – ma quando la mettono in funzione, non finiscono in un'epoca lontana e immaginaria: atterrano nel nostro presente, nel 2025. E qui la trama si spacca in due: da un lato, c'è il salto scientifico. Dall’altro, c'è il salto personale. Nora scopre un futuro che finalmente le offre ciò che il suo tempo non poteva: il riconoscimento. Non solo come donna, ma come mente. Il 2025 per lei è una rivelazione: è il tempo in cui può essere sé stessa senza dover chiedere permesso. Héctor, invece, si ritrova spaesato, quasi cancellato da un mondo che non ha più bisogno del suo ruolo maschile dominante per funzionare.

La dinamica tra loro si inverte. Lei sale, lui scende. Ma la frattura non è improvvisa: è un lento sgretolarsi, dove ogni piccolo dettaglio – un dialogo, uno sguardo, un silenzio – costruisce il disorientamento.Nora è una donna che si emancipa un centimetro alla volta. È moglie, ma non più “al servizio”. È scienziata, ma non vuole più che il suo genio venga filtrato dalla figura maschile che ha accanto. E a un certo punto, lo dice chiaramente: “Perché per amare devo rinunciare a me stessa?”. È questa la domanda centrale del film. E non solo per Nora. È una domanda che parla a tutte le spettatrici – e anche a molti spettatori – che si sono ritrovati a scegliere tra ciò che sono e ciò che sentivano di dover essere per compiacere qualcun altro.

Héctor è un uomo che ha amato sinceramente, ma che non è mai stato davvero costretto a mettersi in discussione. Quando il mondo attorno cambia, lui si blocca. Cerca di recuperare terreno, ma lo fa in modo goffo, a volte anche doloroso. Il suo è un personaggio che potrebbe far ridere, ma non lo fa mai davvero. Il suo smarrimento non è comico: è reale. Il mondo ha cambiato le regole, e lui non ha più il libretto d’istruzioni.

Analisi Monologo

«Molte grazie. Beh, vedo che il tempo e gli anni non passano invano.»

La prima frase è un saluto che nasconde una consapevolezza: il tempo agisce su tutto. Non è solo una constatazione legata all’ambiente o al corpo, ma una riflessione sulla memoria e sull'evoluzione. Nora sta dichiarando di essere testimone del tempo, di averlo attraversato e, in un certo senso, vinto.

«Quando fu fondato il dipartimento di fisica, nel 1938, più o meno, questo auditorium non esisteva. Dove prima c’erano le jacarande, adesso c’è una palestra. E, probabilmente con il tempo, verrà sostituita da qualcos’altro.»

Qui Nora usa la geografia dell’università come metafora del mutamento. Le jacarande – alberi bellissimi, fragili, effimeri – rappresentano ciò che era e non c’è più. La palestra è il presente, forse più funzionale, ma meno poetico. È un esempio preciso di come il progresso cancelli e trasformi. La scienza, come la vita, non è statica. Nulla lo è.

«Tutto esiste in costante cambiamento. E la scienza non fa eccezione.»

Questo è il cuore del discorso. Una frase semplice, ma pesantissima. La scienza viene spesso percepita come qualcosa di immutabile, di oggettivo. Ma Nora – che viene da un’epoca in cui l’accesso alla conoscenza era limitato alle élite maschili – ha imparato che anche la scienza è figlia del contesto. E che ciò che consideriamo “verità” può e deve essere riscritto. La scienza come atto di ribellione, di correzione storica.

«Questo è un ottimo preambolo per la teoria che mi ha tenuta impegnata per gli ultimi quindici anni.»

Qui inizia la transizione dal generale al personale. Quindici anni: un numero che segna il tempo impiegato da Nora per fare qualcosa che ha valore, ma anche il tempo rubato, quello in cui probabilmente non le è stato permesso di esprimersi pienamente.

«Tre riforme alle equazioni di campo di Einstein, in collaborazione con il mio collega, mio marito, il dottore Hector Esquivel.»

La frase è diplomatica, ma ambivalente. C’è rispetto verso Héctor, ma anche la volontà di sottolineare la sua doppia identità: collega e marito. Nora lo cita con deferenza formale, quasi burocratica. Non dice “con mio marito Héctor”, ma usa una sintassi che mette prima il titolo e poi il nome. Come se volesse ricordare che il loro legame personale non ha mai cancellato la sua individualità professionale.

«Collaborando abbiamo scoperto… ci siamo resi conto che negli ultimi decenni noi fisici abbiamo omesso quattro grandi problematiche, in quanto alle equazioni di campo di Einstein.»

Il linguaggio diventa più tecnico, ma l’implicazione resta chiara: la scienza si evolve quando qualcuno ha il coraggio di mettere in discussione ciò che è stato dato per scontato. La parola “omesso” è potente. Non dice “non considerato”, dice “omesso”, cioè ignorato consapevolmente o per abitudine. È una denuncia travestita da dato tecnico.

Conclusione

Questo monologo è la dichiarazione d’indipendenza di Nora. È il momento in cui prende parola in un mondo che finalmente la ascolta. E lo fa senza enfasi, senza retorica, ma con la forza tranquilla di chi ha atteso troppo a lungo. È anche un esempio perfetto di come "Nuestros Tiempos – Il futuro è ora" usi il linguaggio accademico come strumento narrativo. 

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