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~ LA REDAZIONE DI RC
Questo monologo di Noemi è un punto di svolta emotivo e narrativo nella serie Gerri. È il tipo di scena che svela un intero mondo nascosto sotto la superficie dei personaggi secondari e che, senza alzare la voce, racconta una verità devastante. Fino a questo momento, lei è una presenza fragile e un po’ opaca, una delle tante ragazze accolte a Villa del Possibile, struttura che si presenta come luogo di cura ma che, come scopriremo, nasconde ben altro.
STAGIONE 1 EP 2
MINUTAGGIO: 1:20:00-1:21:48
RUOLO: Noemi
ATTRICE: Nika Perrone
DOVE: Netflix
ITALIANO
Lilli ha cominciato a farmi domande sulla mia gravidanza. Qualcuno avrà spifferato. E’ un argomento di cui non mi piaceva parlare, così. L’avevo venduta. Era una bambina. Ho venduto pure Lilli, tanto… vendere, comprare, cos’altro si fa nella vita? E’ colpa mia se Lilli è scomparsa, e se quella tipa è morta. Stavo rientrando in stanza, quando ho sentito lilli che faceva una telefonata. Diceva che aveva scoperto la verità. Doveva incontrare questa persona al deposito per dirle tutto, e poi… boh, forse scappare. E io ho fatto la spia… C’è una persona che offre questo servizio alle ragazze incinte che finiscono nella struttura. Pensa pure di fare del bene, e intanto si fa un sacco di soldi. E’ una persona che lavora non soltanto per Villa del Possibile, ma per tante altre strutture. Tra cui una clinica privata, a Taranto.
La serie "Gerri" si muove su un equilibrio delicato tra poliziesco e ritratto intimo di un personaggio pieno di contraddizioni. Gregorio Esposito, detto appunto Gerri, è un ispettore che porta con sé una doppia eredità: quella culturale, legata alle sue origini Rom, e quella emotiva, molto più oscura e personale, che affonda le radici in un’infanzia segnata dall’abbandono e dal silenzio. Ambientata tra le campagne e le cittadine della Puglia, la serie sfrutta una cornice geografica poco esplorata nel crime italiano, donando ai casi investigativi un’atmosfera calda, polverosa, quasi arsa, che riflette lo stato interiore del protagonista. La Puglia non è solo sfondo: è una terra di confini e contrasti, come quelli che abitano Gerri.
Il primo è quello delle indagini: ogni episodio (o arco narrativo, se parliamo di una serie orizzontale) segue un caso da risolvere, e qui entra in gioco il fiuto di Gerri, la sua capacità di vedere quello che altri non vedono, di entrare nelle pieghe nascoste delle vite altrui. Ma c’è un prezzo: Gerri non riesce a mantenere il distacco. Ogni caso diventa personale, ogni vittima è un riflesso di qualcosa che lo riguarda. Il secondo binario è quello personale, ed è quello che dà profondità alla serie. C’è un buco nero nel passato di Gerri, qualcosa che non è mai stato detto, né a lui né da lui. Un’identità parziale, una memoria frammentata che ha radici in una casa famiglia ai margini del Vesuvio. Ed è qui che entra in scena Marinetti, figura paterna, burbero ma affettuoso, che decide di fare quello che Gerri non ha mai avuto il coraggio di fare: cercare risposte.
Il monologo è costruito in modo sottile: parte da un ricordo piccolo, una domanda ricevuta da Lilli, e si trasforma in una confessione molto più ampia, che tocca la maternità, il mercato dei corpi, e la responsabilità morale.
"Lilli ha cominciato a farmi domande sulla mia gravidanza. Qualcuno avrà spifferato." Noemi è sulla difensiva fin dall’inizio. Il fatto che Lilli faccia domande non è solo fastidioso: è pericoloso. Perché tocca qualcosa che Noemi ha seppellito con forza. Quel “qualcuno avrà spifferato” non è detto con rabbia, ma con rassegnazione. La verità si sta facendo strada, che lei lo voglia o no. "L’avevo venduta. Era una bambina." Questa è la frase centrale del monologo. Breve. Netta. Quasi meccanica. La gravità dell’azione è in contrasto con la freddezza con cui viene raccontata. È una scelta narrativa precisa: Noemi non si permette emozione, perché l’ha già consumata tutta, probabilmente, nei mesi precedenti. O perché non riesce più a distinguere il dolore dal resto. Qui si intravede un sistema in cui le giovani madri, vulnerabili e senza supporto, vengono messe nelle condizioni di cedere i propri figli. E Noemi lo ha fatto.
"Ho venduto pure Lilli, tanto… vendere, comprare, cos’altro si fa nella vita?" Questa è forse la frase più disturbante dell’intero discorso. Noemi non sta dicendo che ha letteralmente venduto Lilli, ma che l’ha tradita, che ha messo il proprio silenzio in vendita. La logica del mercato ha invaso ogni angolo della sua esperienza. Questo è il mondo che ha conosciuto: un mondo in cui ogni cosa, ogni persona, ha un prezzo. "E io ho fatto la spia…" Qui Noemi non si nasconde più. Ammette che ha denunciato Lilli — non per vendetta, ma per paura. Lilli stava per scoprire tutto. Voleva parlare con qualcuno. Magari far saltare il sistema. E Noemi, che era dentro quel sistema, ha fatto quello che ha imparato: ha scelto la sopravvivenza. "C’è una persona che offre questo servizio alle ragazze incinte..." Il finale del monologo apre la porta a una rete più ampia. Non siamo più davanti a un singolo atto criminale o a un errore individuale. Qui si parla di un’organizzazione: una persona — forse un medico, forse un funzionario — che sfrutta la vulnerabilità delle ragazze in strutture “di accoglienza”. Una rivelazione che dà nuove coordinate all’indagine di Gerri, ma soprattutto mostra quanto la violenza sistemica sia nascosta dietro la facciata del “fare del bene”.
Il vero orrore che emerge dalle parole di Noemi non è tanto nella vendita dei figli — che già di per sé è devastante — ma nella normalizzazione del meccanismo, nell’idea che comprare e vendere siano le uniche azioni possibili in un mondo senza appigli morali.
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