Unisciti alla nostra Community Famiglia! Compila il "FORM" in basso, inserendo il tuo nome e la tua mail, ed entra nell'universo di Recitazione Cinematografica. Ti aspettiamo!
Articolo a cura di...
~ LA REDAZIONE DI RC
Jedediah, il cowboy in miniatura interpretato da Owen Wilson, è uno dei personaggi più schietti e taglienti del franchise. Ironico, impulsivo, ma dotato di una saggezza ruvida e sincera, è spesso la voce più diretta all’interno del gruppo. Questo monologo arriva in un momento chiave: Larry è nel pieno della sua crisi personale, diviso tra una vita di successo apparente e il richiamo a qualcosa di più autentico. Ed è proprio Jed, con il suo stile da fuorilegge del West, a metterlo con le spalle al muro.
MINUTAGGIO: 1:16:42-1:17:32
RUOLO: Jedediah Smith
ATTORE: Owen Wilson
DOVE: Disney+
INGLESE
You don't get it, do you, Gigantor? I didn't call you 'cause we needed your help. Sure, we were in a little pickle, but it wouldn't have been the first time I had to wrestle my way out of a root sack. No, partner. I called you 'cause you needed us. That fancy suit you've been parading around in these past couple years, that there's a hanging suit. All gussied up, but dead inside. That ain't you. And I'll tell you another thing. Yeah. This night ain't over yet. This little Midnight Cowboy's got some fight left in him. Something tells me you do, too. Ho, now!
ITALIANO
Non hai capito, vero Gulliver. Non ti ho telefonato perché ci serviva il tuo aiuto. Si, avevamo un problemino, ma… non era certo la prima volta che dovevo tirare fuori dai pasticci me e i miei amici. No, socio. Ti ho chiamato perché tu avevi bisogno di noi. Non ti ho mai visto bene a vendere torce fosforescenti con un vestito da funerale. Avrai pure fatto i soldi ma sei morto dentro. Questo non sei tu. Ehy, io non voglio fare la tua stessa fine. No, è? Il tuo uomo da marciapiede ha ancora voglia di fare a botte. E mi pare che anche per te sia lo stesso. E allora, coraggio.
"Una notte al museo 2 – La fuga" (titolo originale Night at the Museum: Battle of the Smithsonian) è un sequel che riprende l’idea centrale del primo film – statue di cera e reperti museali che prendono vita durante la notte – e la espande su scala più ampia, portando il caos magico e slapstick dal Museo di Storia Naturale di New York agli sconfinati e misteriosi archivi dello Smithsonian Institution a Washington D.C. Sono passati due anni dagli eventi del primo film, e Larry Daley (Ben Stiller) ha cambiato completamente vita: da guardiano notturno a imprenditore di successo. Ma dietro al sorriso da venditore c'è un uomo disconnesso dalla magia che aveva vissuto. Il legame con i personaggi del museo è ancora forte, e quando scopre che molti di loro verranno messi in magazzino – sostituiti da ologrammi – qualcosa si riaccende. Ed è qui che il film prende una piega più avventurosa: la tavola di Ahkmenrah, l’artefatto che dà vita agli oggetti esposti, viene accidentalmente trasferita allo Smithsonian da Dexter (la scimmietta pestifera), attivando l'intero museo. Questo provoca l'immediato risveglio di nuove figure storiche, guidate dal fratello maggiore del faraone, Kahmunrah (Hank Azaria), antagonista egocentrico e vendicativo.
Il film sfrutta una struttura da quest movie: Larry deve infiltrarsi nel museo per salvare i suoi amici e impedire che la tavola venga usata per scopi malvagi. Ma al di là della missione centrale, Una notte al museo 2 costruisce una serie di sketch, episodi e interazioni che sono quasi autoconclusivi, legati da una trama orizzontale più semplice, quasi da videogame: entra, affronta il boss, recupera l'oggetto, esci.
La parte brillante del film è proprio questa varietà di “livelli”: ogni nuovo personaggio storico è una sorta di stage, con regole proprie, tono e comicità diversa. Amelia Earhart, con il suo linguaggio anni ’30 da screwball comedy e l'atteggiamento temerario, è un esempio perfetto. George Custer invece è una caricatura grottesca della grandeur militare americana, portata all’eccesso. Kahmunrah è un cattivo infantile e narcisista, volutamente sopra le righe. La sua alleanza con tre figure storiche fortemente connotate (Ivan il Terribile, Napoleone, Al Capone) funziona da gag continua sul tema del potere e dell’ego. Nessuno lo rispetta davvero, e l’intera “lega del male” è un esercizio di parodia storica. Il legame con Amelia (interpretata da Amy Adams) è probabilmente la parte più interessante sul piano emotivo. È un amore impossibile, come un flirt con un personaggio di un romanzo. Eppure, nella loro interazione c’è un momento sincero di connessione. Lei incarna lo spirito dell’avventura, l’attrazione per ciò che è effimero e fuori dal tempo. Il loro addio è dolce e coerente: lei sceglie di volare via, sapendo di non poter restare, e Larry torna a casa con una rinnovata consapevolezza di sé.
“Non hai capito, vero Gulliver. Non ti ho telefonato perché ci serviva il tuo aiuto...” Il tono iniziale è quello di un’ammonizione amichevole ma sincera. Jedediah chiama Larry “Gulliver”, evocando subito l’immagine di un gigante fuori posto, in un mondo in miniatura. Il riferimento letterario non è casuale: come Gulliver, Larry si è trovato catapultato in un mondo straordinario e surreale… ma ora sembra volerlo dimenticare. “Avevamo un problemino, ma… non era certo la prima volta che dovevo tirare fuori dai pasticci me e i miei amici.” Questa frase stabilisce subito una dinamica importante: Jed non si vede come un personaggio secondario che ha bisogno dell’eroe per essere salvato. Lui è abituato a cavarsela da solo, a guidare i suoi amici nelle situazioni peggiori. C’è una fierezza, quasi un codice d’onore western, nella sua voce.
“Ti ho chiamato perché tu avevi bisogno di noi.” Questo è il colpo secco. Jed capovolge l’intera situazione: non è Larry a essere il salvatore, ma colui che deve essere salvato. Non fisicamente, ma interiormente. L’immagine dell’uomo in giacca e cravatta che vende torce rappresenta una vita svuotata di significato. Una gabbia dorata. Jed, che è letteralmente “fatto di cera”, sembra più vivo del suo amico in carne e ossa. “Avrai pure fatto i soldi ma sei morto dentro.” Qui il tono si fa diretto, quasi brutale. È una critica senza giri di parole. E colpisce duro. Non si tratta di guadagnarsi da vivere, ma di vivere davvero. Questo è il cuore del discorso. “Ehy, io non voglio fare la tua stessa fine.” Questo passaggio è potentissimo perché segna il confine tra l’amicizia e la paura personale. Jed vede in Larry un possibile futuro anche per sé: quello di qualcuno che ha perso il contatto con ciò che ama. E lo rifiuta. Vuole restare se stesso, combattere, vivere la sua notte al museo ogni giorno.
“Il tuo uomo da marciapiede ha ancora voglia di fare a botte. E mi pare che anche per te sia lo stesso. E allora, coraggio.” La chiusa del monologo è quasi da film sportivo: una chiamata all’azione, un invito a risalire sul ring. È un gesto di solidarietà virile ma emotiva. Non c’è moralismo, solo complicità: noi siamo fatti per l’azione, per la libertà, per le imprese assurde. Non per gli uffici e i completi scuri.
Il monologo di Jedediah è breve, ma centra perfettamente uno dei temi centrali del film: la differenza tra vivere e funzionare. Owen Wilson lo interpreta con il suo consueto mix di sarcasmo e calore emotivo, dando al suo personaggio – che potrebbe sembrare una semplice spalla comica – un peso drammatico inaspettato. Non è solo una tirata da amico, è un piccolo manifesto sulla necessità di restare fedeli a ciò che ci accende. Anche se si è alti dieci centimetri e fatti di cera.
Le Migliori Classifiche
di Recitazione Cinematografica
Entra nella nostra Community Famiglia!
Recitazione Cinematografica: Scrivi la Tua Storia, Vivi il Tuo Sogno
Scopri 'Recitazione Cinematografica', il tuo rifugio nel mondo del cinema. Una Community gratuita su WhatsApp di Attori e Maestranze del mondo cinematografico. Un blog di Recitazione Cinematografica, dove attori emergenti e affermati si incontrano, si ispirano e crescono insieme.
Monologhi Cinematografici, Dialoghi, Classifiche, Interviste ad Attori, Registi e Professionisti del mondo del Cinema. I Diari Emotivi degli Attori. I Vostri Self Tape.