Monologo maschile - il generale Ripper in \"Il dottor Stranamore\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo è uno dei monologhi centrali per capire la vera natura del delirio paranoico che attraversa Il dottor Stranamore. Qui siamo dalle parti della follia fredda, quella che si veste da disciplina militare e da patriottismo. Il generale Jack D. Ripper – già il nome è un gioco nero: Jack lo Squartatore – ci mostra il volto più inquietante dell’autorità, quello che prende il comando in nome della sicurezza, ma in realtà agisce per paura e ossessione personale. Questo monologo arriva poco dopo che Ripper ha dato l’ordine di attivare l’Operazione R, ordinando ai bombardieri B-52 di sganciare le bombe nucleari sull’Unione Sovietica. Un ordine non autorizzato, preso di sua iniziativa, convinto che sia in atto un piano segreto da parte dei comunisti per distruggere l’America attraverso la contaminazione dell’acqua potabile. In questo contesto, Ripper si rivolge ai soldati della base per prepararli a una possibile offensiva nemica e, soprattutto, per giustificare il suo piano. Il tono è quello di un comandante deciso, apparentemente lucido, che sta semplicemente “seguendo il protocollo”. Ma sotto la superficie si sente montare un delirio che ha il sapore di un fanatismo lucidissimo.

Il piano segreto!

MINUTAGGIO: -

RUOLO: Jack D.Ripper

ATTORE: Sterling Hayden

DOVE: Amazon Prime Video

ITALIANO

I comunisti non hanno alcun rispetto per la vita umana, nemmeno per la propria. E per questa ragione, ragazzi, dovete convincervi che è necessaria da parte nostra la più rigorosa sorveglianza. Il nemico potrebbe cogliervi di sorpresa, oppure attaccare frontalmente. E anche venire con le divise del nostro esercito. Ma in ogni caso, dovremo fermarlo. Qualunque sacrificio costi, non dovrà penetrare nella base. E per questo, voi vi atterrete a tre semplici regole. Prima: non vi fidate di nessuno, qualunque divisa porti e qualunque sia il suo grado, a meno che non lo conosciate personalmente. Secondo: su qualunque cosa mobile che si avvicini a meno di 200 metri si dovrà aprire il fuoco. Terzo: se avrete dei dubbi, prima sparare e poi chiedere spiegazioni. Io preferisco le perdite insignificanti che ne potrebbero derivare al rischio che la base venga occupata o distrutta dal nemico. Qualsiasi modifica a queste disposizioni potrà essere fatta solo da me. E ora, per concludere, ragazzi, vi dirò soltanto che nei due anni che ho avuto il grande privilegio di essere il comandante della base e il vostro comandante, io ho sempre preteso il meglio di voi, e voi m'avete sempre dato il meglio di voi stessi. Oggi, la nazione fa affidamento su di noi, e noi ci dimostreremo degni della sua fiducia. Buona fortuna a tutti.

Il dottor stranamore

Il dottor Stranamore” (titolo originale Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb), uscito nel 1964 e diretto da Stanley Kubrick, è una delle sue opere più ciniche e spietate, nonché una delle più lucide nel raccontare la paranoia nucleare della Guerra Fredda. Andiamo con ordine. La storia si muove su tre principali location: una base militare americana, un bombardiere B-52 in volo verso l’URSS, e la War Room, la sala di crisi del Pentagono. La premessa è assurda, eppure costruita su scenari strategici veri di quegli anni. Un generale americano, Jack D. Ripper (e qui già il nome ti dice tutto), impazzisce e decide autonomamente di lanciare un attacco nucleare contro l’Unione Sovietica. Crede che i comunisti stiano contaminando l'acqua potabile degli Stati Uniti per indebolire i “fluidi corporei” dei cittadini americani. Sì, esatto: è convinto che la fluorazione dell'acqua sia parte di un complotto comunista.

E cosa fa? Attiva l’Operazione R – un protocollo reale (anche se mai usato davvero) che permetteva a un comandante di lanciare un attacco nucleare se tutte le comunicazioni con il comando centrale fossero state interrotte, ipotizzando un attacco sovietico. Questo rende il suo ordine praticamente irrevocabile, almeno fino a quando non si ottiene un codice di richiamo.

Le tre linee narrative

La base militare: Qui si sviluppa il conflitto tra Ripper e il Capitano Mandrake (interpretato da uno dei tre personaggi di Peter Sellers). Mandrake è l’unico che si rende conto della follia del generale e cerca di ottenere il codice per annullare l’attacco.

Il bombardiere B-52: Il maggiore Kong (Slim Pickens), cowboy texano in uniforme, guida l’equipaggio con dedizione cieca verso l’obiettivo. Anche quando scoprono che la missione potrebbe essere un errore, non si fermano: i protocolli di sicurezza sono troppo rigidi. È una delle parti più tese del film, con una suspense costruita con ritmi quasi da thriller, anche se ricoperta da un’ironia costante.

La War Room: È il cuore satirico del film. Qui troviamo il Presidente Muffley (Peter Sellers, ancora lui), il generale Turgidson (George C. Scott), e, naturalmente, il Dottor Stranamore – un ex nazista al servizio degli Stati Uniti, con la mano guantata che si muove da sola in saluti hitleriani e teorie folli.

In questa sala si tenta disperatamente di gestire il disastro imminente, con toni surreali che diventano sempre più grotteschi. A un certo punto si scopre che i sovietici hanno installato un “Ordigno Fine del Mondo”, un sistema automatico che farà esplodere bombe nucleari in tutto il mondo se l’URSS viene attaccata. Nessuno lo sapeva perché... era un segreto.

Kubrick parte da un romanzo serio (Red Alert di Peter George), ma trasforma il tutto in una commedia nera. La risata nasce proprio dalla tensione, dal fatto che tutto è costruito con logica e rigore… ma porta verso l’autodistruzione.

Analisi Monologo

“I comunisti non hanno alcun rispetto per la vita umana, nemmeno per la propria. L’apertura è già un manifesto ideologico. Non si parte da un’analisi strategica, ma da una dichiarazione moralistica assoluta. Ripper non considera i comunisti come un nemico politico o militare, ma come non-persone, esseri inferiori per valori e umanità. È un meccanismo classico della propaganda, ma qui portato all’estremo, perché serve a giustificare qualunque azione preventiva. Dovete convincervi che è necessaria da parte nostra la più rigorosa sorveglianza. Il tono è perentorio. Non sta proponendo una difesa, ma un’ossessione. Ripper costruisce un universo in cui il nemico è ovunque e può assumere qualunque forma, anche quella amica. La logica è da assedio permanente: ogni persona, ogni movimento può essere un attacco mascherato.

Il nemico potrebbe cogliervi di sorpresa, oppure attaccare frontalmente. E anche venire con le divise del nostro esercito. Qui Kubrick tocca uno dei nervi più scoperti della paranoia da Guerra Fredda: l’infiltrazione. Il nemico è sempre più vicino, più simile a te. Questa idea mina completamente il concetto di ordine e fiducia all’interno della gerarchia militare. Tutto può essere una minaccia.

Non vi fidate di nessuno... a meno che non lo conosciate personalmente.”: Crolla il sistema di comando. Il principio di autorità viene spazzato via. L’unica cosa che conta è la conoscenza individuale. Su qualunque cosa mobile che si avvicini a meno di 200 metri si dovrà aprire il fuoco. Nessun margine di errore, nessuna valutazione. È il trionfo della logica automatica, che elimina il pensiero critico. Se avrete dei dubbi, prima sparare e poi chiedere spiegazioni.”: Questa è la frase chiave. È il cuore del monologo. La distorsione della prudenza in aggressività preventiva. Meglio uccidere un alleato che rischiare un’infiltrazione. Queste “regole” formano un sistema perfetto, ma totalmente chiuso: un mondo in cui il pensiero si annulla in nome della sicurezza. E Kubrick lo mostra con una lucidità agghiacciante.

Preferisco le perdite insignificanti... al rischio che la base venga occupata. Qui viene fuori una delle verità più scomode del discorso militare: le vite dei soldati possono essere considerate sacrificabili. Ripper lo dice apertamente. L’importante è la “missione”, l’obiettivo. Non importa se gli ordini sono frutto di una psicosi. La logica interna del sistema lo giustifica comunque. Io ho sempre preteso il meglio di voi, e voi m'avete sempre dato il meglio di voi stessi.”  Questa chiusura è formalmente impeccabile, un classico tono da leader. Ma il contrasto con il contenuto delle regole appena dette lo rende quasi comico, in senso tragico. Sembra il saluto di un allenatore di football alla squadra, non il discorso di un uomo che sta trascinando il mondo verso l’autodistruzione.

Conclusione

Il monologo di Ripper è forse il punto più inquietante del film perché mostra come una logica interna perfetta, fondata su valori di disciplina, allerta e dovere, possa produrre una catastrofe globale. Non c’è urlo, non c’è isteria. Solo un tono deciso, quasi rassicurante.

Kubrick mostra la follia con ordini chiari, regole precise, fiducia nel sistema. È il modo in cui l’apparato bellico legittima qualsiasi cosa, persino il delirio paranoico di un singolo uomo.

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