Monologo maschile - la lettera di Héctor in \"Nuestros Tiempos - il futuro è ora\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Questo addio di Héctor, una lettera dolceamara a Nora, arriva in "Nuestros Tiempos – Il futuro è ora" in un momento emotivamente cruciale. È il contrappunto perfetto al monologo pubblico di Nora: se quello era un inno alla libertà conquistata, questa è una resa consapevole e dignitosa. E non al sentimento, ma al tempo – quel tempo che, ironicamente, i due avevano studiato per una vita, ma che alla fine ha deciso per loro.

Addio del tempo

MINUTAGGIO: 1:20:00-1:22:50

RUOLO: Héctor

ATTORE: Berry Ibarra

DOVE: Netflix

ITALIANO

Amore, abbiamo passato la vita a cercare di comprendere il tempo, e questa volta credevamo di esserci riusciti. Però… il nostro tempo ha giocato contro di noi. Insieme, non solo abbiamo sfidato la scienza, ma persino la nostra stessa storia d’amore. E niente, niente potrà abbattere quello che abbiamo costruito. Adesso… ti vedo libera. E trionfante, in quest’epoca che sembra appartenerti. Tu sei destinata a raggiungere traguardi più grandi di quelli che ti eri immaginata. Ed è per questo che… per quanto mi addolori profondamente, non posso permettere che quest’uomo del passato sia di ostacolo alla tua vita. Nora, custodirò nel mio cuore ogni “Ti amo”. Ogni canzone che abbiamo ballato insieme. E… ogni volta che mi dicevi di stare zitto perché ci baciassimo. Per sempre tuo… Hector. 

Nuestros Tiempos - il futuro è adesso

Siamo nel 1966. Nora e Héctor sono due fisici brillanti, colleghi e partner anche nella vita. Hanno creato una macchina del tempo – già questa è una premessa da manuale sci-fi – ma quando la mettono in funzione, non finiscono in un'epoca lontana e immaginaria: atterrano nel nostro presente, nel 2025. E qui la trama si spacca in due: da un lato, c'è il salto scientifico. Dall’altro, c'è il salto personale. Nora scopre un futuro che finalmente le offre ciò che il suo tempo non poteva: il riconoscimento. Non solo come donna, ma come mente. Il 2025 per lei è una rivelazione: è il tempo in cui può essere sé stessa senza dover chiedere permesso. Héctor, invece, si ritrova spaesato, quasi cancellato da un mondo che non ha più bisogno del suo ruolo maschile dominante per funzionare.

La dinamica tra loro si inverte. Lei sale, lui scende. Ma la frattura non è improvvisa: è un lento sgretolarsi, dove ogni piccolo dettaglio – un dialogo, uno sguardo, un silenzio – costruisce il disorientamento.Nora è una donna che si emancipa un centimetro alla volta. È moglie, ma non più “al servizio”. È scienziata, ma non vuole più che il suo genio venga filtrato dalla figura maschile che ha accanto. E a un certo punto, lo dice chiaramente: “Perché per amare devo rinunciare a me stessa?”. È questa la domanda centrale del film. E non solo per Nora. È una domanda che parla a tutte le spettatrici – e anche a molti spettatori – che si sono ritrovati a scegliere tra ciò che sono e ciò che sentivano di dover essere per compiacere qualcun altro.

Héctor è un uomo che ha amato sinceramente, ma che non è mai stato davvero costretto a mettersi in discussione. Quando il mondo attorno cambia, lui si blocca. Cerca di recuperare terreno, ma lo fa in modo goffo, a volte anche doloroso. Il suo è un personaggio che potrebbe far ridere, ma non lo fa mai davvero. Il suo smarrimento non è comico: è reale. Il mondo ha cambiato le regole, e lui non ha più il libretto d’istruzioni.

Analisi Monologo

«Amore, abbiamo passato la vita a cercare di comprendere il tempo, e questa volta credevamo di esserci riusciti.»

La prima frase è un cerchio che si chiude. Riconosce la missione condivisa che ha tenuto insieme Nora e Héctor: capire il tempo. Ma la loro comprensione scientifica non ha retto davanti alla verità emotiva. Hanno forse “vinto” sulla teoria, ma hanno perso sul piano umano. Il tempo non è un’entità neutrale: ha preso posizione, e si è messo tra loro.

«Però… il nostro tempo ha giocato contro di noi.»

È la frase più pesante della lettera. “Il nostro tempo” non è solo l’epoca, ma anche la loro finestra emotiva, il momento in cui avrebbero potuto essere felici. Questo tempo si è spezzato. Non perché non ci sia più amore, ma perché non coincidono più i tempi dei loro desideri. Il tempo ha smesso di essere un oggetto di studio e si è fatto giudice della loro relazione.

«Insieme, non solo abbiamo sfidato la scienza, ma persino la nostra stessa storia d’amore.»

Qui Héctor ammette che il loro amore non è stato mai semplice. È stato qualcosa da costruire e mettere in discussione. “Sfidare la propria storia” significa riconoscere che anche i sentimenti hanno bisogno di manutenzione, e che l’amore vero è quello che si rinnova – o si lascia andare quando non può più crescere.

«Adesso… ti vedo libera. E trionfante, in quest’epoca che sembra appartenerti.»

Questo è un momento di grandissima consapevolezza. Héctor guarda Nora e capisce che lei ha trovato la sua dimensione. La libertà di cui parla non è solo professionale, ma esistenziale. Nora è finalmente pienamente sé stessa, ed è questo – non la freddezza, non la distanza – che gli fa capire che non è più il suo posto accanto a lei.

«Tu sei destinata a raggiungere traguardi più grandi di quelli che ti eri immaginata.»

È una benedizione. Héctor non si mette al centro, non cerca di aggrapparsi. Anzi, le augura di andare ancora più lontano di quanto avesse osato sognare. In queste parole c’è l’amore più puro: quello che sa arretrare per non diventare zavorra.

«Ed è per questo che… per quanto mi addolori profondamente, non posso permettere che quest’uomo del passato sia di ostacolo alla tua vita.»

Qui Héctor pronuncia la sua sentenza. Si definisce “quest’uomo del passato”. E in questa definizione c’è tutta la sua crisi: lui non è più parte del presente, né tanto meno del futuro di Nora. È un uomo fuori fase, anacronistico, che ha capito di non poterla seguire senza limitarla. E allora fa un passo indietro. Volontariamente.

«Nora, custodirò nel mio cuore ogni “Ti amo”. Ogni canzone che abbiamo ballato insieme. E… ogni volta che mi dicevi di stare zitto perché ci baciassimo.»

La lettera si chiude con una memoria densa e precisa. Non c’è bisogno di grandi parole: bastano immagini piccole, quotidiane, che valgono più di qualsiasi dichiarazione teatrale. Héctor non dimenticherà, ma non cercherà più di trattenere. Il loro amore si trasforma in ricordo. E lui lo accetta.

«Per sempre tuo… Héctor.»

Una firma definitiva, eppure aperta. Il “per sempre tuo” non è una richiesta, è una promessa. Nonostante tutto, lui resterà legato a Nora nel modo più silenzioso possibile: senza farsi vedere, ma senza dimenticare.

Conclusione

La lettera di Héctor è uno dei momenti più delicati del film. Non è solo un addio tra due persone. È una rinuncia consapevole al ruolo centrale che il maschile ha sempre occupato nella coppia, nella scienza, nella società. Héctor capisce che per amare Nora davvero, deve lasciarla andare. E lo fa senza recriminazioni, senza sarcasmo, senza trasformarsi in vittima.

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