Monologo maschile - Rick Dalton esplode in \"C'era una volta a... Hollywood\"

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~ LA REDAZIONE DI RC

Introduzione al monologo

Siamo di fronte a uno dei momenti più crudi e autentici di C’era una volta a… Hollywood. Un monologo che non avviene davanti a un pubblico o in un contesto teatrale, ma in uno spazio intimo e privato: il camerino. Eppure, è uno dei momenti di performance più forti del film.  Siamo a metà del film, Rick Dalton ha appena girato una scena nella quale si è inceppato, dimenticandosi le battute. Non è un errore qualunque: per un attore che già si sente sul viale del tramonto, è un crollo interiore. Si rifugia nel suo trailer e, da solo, si sfoga in una sequenza di insulti, rimproveri e minacce a se stesso.

Testa di cazzo impara le battute

MINUTAGGIO: 1:17:50-1:19:44

RUOLO: Rick Dalton

ATTORE: Leonardo DiCaprio

DOVE: Netflix

INGLESE

Maybe I don’t like Lancer. Maybe I don’t like his boots. Maybe I don’t like the way he uses those boots to step on people. What the fuck was that? Jesus Christ! Fuck! Piece of shit. Fucking damn it, Rick, I swear to God. Forgot your fucking lines, embarrassed yourself like that in front of all those goddamn people! Well, you were drinking all night, fucking drinking again, eight goddamn fucking whiskey sours. Fucking bullshit. You’re a fucking miserable drunk. Not fucking remembering your fucking lines. I practiced them, and now I don’t look like I goddamn practiced them! You’re sitting there like a fucking baboon! Fuck! Eight fucking whiskey sours. I couldn’t stop at fucking three or four. I have eight! Why? You’re a fucking alcoholic. You fucking drink too much, huh? Every fucking night. Every fucking night. That’s it, that’s fucking it! That’s fucking it. You stop drinking right now, all right? Make a promise to yourself. You’re gonna stop fucking drinking. Oh, fuck it. Damn it! You show that little fucking girl. You’re gonna show that goddamn Jim Stacy. You’re gonna show all of them on that goddamn fucking set… …who the fuck Rick Dalton is, all right? Let me tell you something. You don’t get these lines right, I’m gonna blow your fucking brains out tonight. All right? Your brains are gonna be splattered… all over your goddamn pool. I mean it, motherfucker. Get your shit together.

ITALIANO

Cazzo! Gesù! Cristo! Cazzo! Pezzo di merda! Va bene, Rick. Va bene tutto, ma non ricordarsi un cazzo! Bella figura di merda hai fatto di fronte a tutta quella gente. Sì, bevi tutta la notte, bevi, che cazzo ti frega? Otto cazzo di fottuti Whiskey Sour. Ah, ma che stronzata. Sei solo un cazzo di miserabile ubriacone. Non ti ricordi un cazzo delle tue battute del cazzo. Le hai provate tanto e poi sembri uno che non ha studiato un cazzo! Te ne stavi lì a fare il babbuino, glugluglubibibi tintiti. Cazzo! Otto fottuti Whiskey Sour. Cazzo, non te ne bastavano tre o quattro? Otto! Perché? Sei un cazzo di alcolista, quanto cazzo bevi eh? Ogni cazzo di sera. Ogni cazzo di sera. Ora basta. Ora basta, cazzo! Cazzo, basta! Da adesso basta bere, chiaro? Devi promettermelo che adesso smetti di bere. Ma vaffanculo. Merda! A quella cazzo di ragazzina, a quell’altro cazzo di Jim Stacy, fagliela vedere a loro e a tutto il fottuto set chi cazzo è Rick Dalton. Ci stai? Comunque, guarda: se non ti impari bene la parte, ti faccio saltare quel cervello del cazzo. È chiaro? Troveranno schizzi di cervello su tutta la cazzo di piscina. Lo faccio, brutto stronzo. Datti una regolata!

C'era una volta a... Hollywood

"C’era una volta a… Hollywood" (2019), scritto e diretto da Quentin Tarantino, è un film stratificato che si muove tra realtà storica e finzione cinematografica. Ambientato nel 1969, in una Los Angeles che sta per cambiare pelle, racconta tre giornate nella vita di tre personaggi principali. Ma più che una trama con un arco narrativo lineare, il film è una sorta di affresco — un’istantanea di fine anni '60 raccontata attraverso una lente nostalgica e, al tempo stesso, profondamente consapevole del potere del cinema di riscrivere la realtà.

Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) Attore televisivo in declino, ex star della serie western Bounty Law. Rick si trova in una fase della carriera in cui Hollywood non sembra più avere posto per il suo tipo di talento. Sta cercando di reinventarsi, accettando ruoli da villain in serie TV o considerando la possibilità di andare in Italia a fare spaghetti western.

Cliff Booth (Brad Pitt) Lo stuntman e amico di Rick. Ex eroe di guerra, vive in una roulotte con il suo cane Brandy, ai margini dell’industria. Cliff è uno di quei personaggi che sembrano immobili nel tempo: freddo, risoluto, un outsider che sta bene nei suoi silenzi.

Sharon Tate (Margot Robbie) Attrice emergente, moglie del regista Roman Polanski. È il personaggio che più rappresenta la leggerezza e l’innocenza di un certo tipo di Hollywood. Vive accanto a Rick, ma i loro mondi sembrano distanti, almeno fino al finale.

Gran parte del film segue Rick e Cliff durante una giornata lavorativa. Rick è sul set di un western — dove vive uno dei momenti più intensi del film, con quel monologo interrotto e poi ripreso con una prova d'attore notevole. Cliff invece finisce allo Spahn Ranch, un luogo reale occupato dalla Family di Charles Manson. È un passaggio che carica di tensione tutto il film, anche se non esplode mai davvero. Dopo un periodo passato in Italia, Rick torna con una moglie italiana e la consapevolezza che le cose stanno cambiando. Lui e Cliff si separeranno a breve. Questo secondo segmento è pieno di malinconia: i giorni d’oro sono finiti, il tempo dell’azione è al tramonto. Quella che nella realtà storica è la notte dell’omicidio di Sharon Tate e dei suoi amici, qui prende una piega del tutto diversa. Tarantino riscrive la storia, facendo finire i membri della Manson Family nella casa di Rick Dalton. Ne segue una scena di violenza iper-coreografata, al limite del grottesco, che ribalta la tragedia in catarsi. Sharon resta viva. Il cinema, in qualche modo, ha salvato la vita.

Analisi Monologo

Rick Dalton è un attore che ha conosciuto la gloria ma ora si vede relegato a ruoli secondari, spesso da “cattivo della settimana”. Tarantino costruisce intorno a lui una tensione costante tra quello che è stato e quello che è diventato. Il monologo arriva subito dopo una scena in cui Rick tenta di dimostrare che ha ancora talento. Ma dimenticarsi le battute è, per lui, il segnale definitivo del proprio fallimento. Il lessico è ossessivo, volgare, ripetitivo. Sembra quasi che Rick si stia autopunendo a colpi di parole. La ripetizione di “cazzo”, “merda”, “fottuto” non è semplice aggressività verbale. È ritmo, è battito, è una forma di martellamento che ha il suono di un crollo nervoso mascherato da sfuriata.

Non c'è nessuna costruzione retorica. Le frasi si spezzano, si rincorrono, si sovrappongono. C’è un continuo passaggio dalla seconda persona (“non ti ricordi un cazzo”) alla prima (“ora basta, cazzo”), come se Rick oscillasse tra il rimprovero e la disperazione.

DiCaprio in questa scena si mette a nudo, esplode. Il suo corpo si contrae, la voce si incrina, lo sguardo è quello di uno che si detesta ma non riesce a salvarsi. Quando si minaccia di spararsi in testa se non imparerà la parte, il tono non è ironico. È il grido di chi si sente intrappolato in un’identità che non regge più.

In questa sequenza, il monologo serve a due cose: Mostrare che Rick è consapevole del proprio declino. Non vive nell’illusione. Rivelare quanto ancora gli importi. È un uomo che ama recitare, e odia se stesso perché non riesce più a farlo come prima.

Il cuore del monologo non è la rabbia, è la paura. Rick ha paura di non contare più niente, di essere finito, di essere diventato una parodia di se stesso.

Conclusione

Rick parla a se stesso, ma è come se stesse parlando a un’intera generazione di attori (e forse anche registi) che hanno perso il proprio posto nell’industria. È anche una riflessione sull'identità attoriale: quanto di ciò che sei fuori dal set riesce a contaminare quello che fai in scena? E se perdi il controllo sul tuo talento, chi sei davvero? Rick si insulta, si minaccia, si giudica, ma da quell’auto-umiliazione rinasce qualcosa: nella scena successiva, tornerà sul set e spiazzerà tutti. Il monologo è una caduta, sì. Ma anche una dichiarazione: "Non sono finito finché non lo decido io."

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